Psaltriparus minimus

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Codibugnolo americano
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Sylvioidea
Famiglia Aegithalidae
Genere Psaltriparus
Bonaparte, 1850
Specie P. minimus
Nomenclatura binomiale
Psaltriparus minimus
(Townsend, 1837)
Areale

Il codibugnolo americano (Psaltriparus minumus (Townsend, 1837)) è un uccello passeriforme della famiglia Aegithalidae, fra i quali rappresenta l'unica specie ascritta al genere Psaltriparus Bonaparte, 1850[2].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico del genere, Psaltriparus, deriva dalla crasi delle parole Psaltria e Parus: il nome della specie, minimus, deriva dal latino e significa "il più piccolo", in riferimento alle dimensioni contenute di questi uccelli.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Maschio a Riverside.
Femmina nella Contea di Santa Cruz.

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misura 10–11 cm di lunghezza, per 4,5-6 g di peso[3].

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di uccelletti dall'aspetto attorondato e robusto, muniti di grossa testa arrotondata con becco corto e conico, ali arrotondate e coda piuttosto lunga e dall'estremità squadrata.

Il piumaggio è dominato dal grigio, più scuro su testa (in particolare le guance, soprattutto nelle popolazioni interne), dorso, ali e coda (su queste ultime due parti la livrea si scurisce ulteriormente, sfumando nel nerastro), mentre petto e fianchi sono di color grigio cenere e gola e ventre sono grigio-biancastri.
Nel codibugnolo americano è presente un dimorfismo sessuale ben riconoscibile, coi maschi che presentano fronte, vertice e nuca che mostrano sfumature bruno-rossicce, presenti (ma più attenuate) anche sul petto, sui fianchi, sulle remiganti e sulla coda.
I maschi delle sottospecie di codibugnolo americano dell'area di confine tra il Messico e gli Stati Uniti d'America cominciano a mostrare livrea della testa più scura rispetto a quelle settentrionali: tale area scurisce sempre più man mano che si procede verso sud, fino a tendere al nero nelle popolazioni più meridionali.

Il becco e le zampe sono di colore nerastro in ambedue i sessi: gli occhi sono invece di colore bruno scuro nei maschi e giallo chiaro nelle femmine.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo a una mangiatoia a Salem.
Richiamo.
Coppia al bagno a Memphis.

Si tratta di uccelletti molto attivi e vivaci, dalle abitudini di vita essenzialmente diurne, che vivono in gruppetti familiari che contano meno di una decina d'individui, ma che non di rado si aggregano a stormi misti in compagnia di altri uccelli, come le cince e le parule, passando la maggior parte della giornata alla ricerca di cibo fra alberi e cespugli, per poi far ritorno verso sera su posatoi comuni ben nascosti fra la vegetazione arborea, dove passare la notte al riparo dalle intemperie e da eventuali predatori.

Il codibugnolo americano è un uccello piuttosto vocale, sebbene i suoi richiami siano semplici e monotoni: durante la ricerca del cibo, i vari componenti di un gruppo si tengono in costante contatto vocale mediante corti ed aspri richiami.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Due esemplari si nutrono a Morro Bay.

La dieta del codibugnolo americano è in larga parte insettivora, componendosi perlopiù di insetti, ragni ed altri piccoli invertebrati reperiti fra il fogliame: questi uccelli si nutrono anche di materiale di origine vegetale (bacche e granaglie), sebbene piuttosto raramente, mentre la loro abitudine di ispezionare le galle di piccole dimensioni è verosimilmente collegata alla ricerca delle larve che in esse si annidano[3].

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Nido a Beverly Hills.

Si tratta di uccelli monogami, le cui coppie durante le varie tappe dell'evento riproduttivo vengono aiutate dagli altri membri del gruppo d'appartenenza (in genere giovani appartenenti a covate precedenti e non ancora allontanatisi definitivamente).
La maggior parte delle nidificazioni avviene durante il mese di aprile, con divergenze da tale valore dovute generalmente a ragioni di carattere climatico e che possono spostare la stagione riproduttiva dalla fine di febbraio alla metà di luglio[3].

Nido in costruzione nell'Oregon.

Il nido è pendente e a forma di sacco: la sua costruzione (sebbene la maggior parte del lavoro tocchi alla femmina riproduttrice) è a carico di tutti i membri del gruppo, che per edificarlo si servono di ragnatele e licheni, foderando la camera di cova interna con piumino e pelo.
All'interno del nido la femmina depone 2-7 uova, che cova alternandosi con gli altri membri del gruppo per circa 12 giorni[4], al termine dei quali schiudono pulli ciechi ed implumi.
I nidiacei vengono imbeccati e accuditi da tutti i membri del gruppo: in tal modo, essi s'involano a circa due settimane e mezzo di vita. Tuttavia, i giovani rimangono per mesi coi genitori, non di rado aiutandoli nelle operazioni riproduttive della stagione successiva.

La speranza di vita di questi uccelli si aggira attorno agli 8 anni[4].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Due femmine a Palo Alto.
Maschio a Chilliwack.

Come intuibile dal nome comune, il codibugnolo americano vive in Nordamerica, del quale occupa un'ampia porazione centrale e occidentale che va dall'estremo sud-ovest del Canada (Vancouver ed aree limitrofe) a sud attraverso tutta la West Coast fino alla Baja California, ad est attraverso il Gran Bacino fino al Texas centrale e occidentale e a sud attraverso tutto il Messico (tranne le aree montuose centrali) fino a Chimaltenango, nel centro del Guatemala.

L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree boschive con copertura cespugliosa sottostante, preferendo le aree di chaparral a predominanza di quercia e pino con sottobosco a ginepro, ma dimostrandosi piuttosto adattabile e risultando reperibile dalle aree secche e semiaride a sparsa vegetazione arbustiva alle foreste montane subtropicali, alla foresta a galleria, alle piantagioni e coltivazione, fino alle aree urbane alberate come parchi e giardini.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Se ne riconoscono dieci sottospecie[2]:

La tassonomia della specie non è ancora stata del tutto chiarita: se ne riconoscono tre gruppi filetici (minimus della costa pacifica, plumbeus dell'interno e melanotis del sud dell'areale), da alcuni trattati come specie a sé stanti (Psaltriparus minimus, P. plumbeus e P. melanotis) in virtù del fatto che essi si sovrappongono in alcune zone (come il Texas o la California) senza però meticciarsi (sebbene almeno nell'area di Fort Davis, dov'è presente una popolazione meticcia da alcuni classificata come sottospecie a parte, P. m. lloydi[3]) e che soprattutto plumbeus si dimostra geneticamente piuttosto divergente delle altre due[5], che per contro mostrano variazione clinale continua in direttrica NW-SE: le varie sottospecie non mostrano tuttavia differenze rilevanti a livello di vocalizzazioni[6].
Lo status tassonomico delle popolazioni della sottospecie iulus del Messico centrale è ancora incerto[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International 2014, Psaltriparus minimus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Aegithalidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 26 febbraio 2018.
  3. ^ a b c d e (EN) American Bushtit (Psaltriparus minimus), su Handbook of the Birds of the World. URL consultato il 26 febbraio 2018.
  4. ^ a b Conley, K., Psaltriparus minimus (On-line), su Animal Diversity Web, 2001. URL consultato il 26 febbraio 2018.
  5. ^ Päckert, M.; Martens, J.; Sun, Y.-H., Phylogeny of long-tailed tits and allies inferred from mitochondrial and nuclear markers (Aves: Passeriformes, Aegithalidae), in Mol. Phylogenet. Evol., vol. 55, n. 3, 2010, p. 952–967.
  6. ^ Boesman, P., Notes on the vocalizations of Bushtit (Psaltriparus minimus), in HBW Alive Ornithological Note, n. 258, 2016.

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