La proposizione finale latina, come quella italiana, è una frase subordinata che indica il fine o scopo dell'azione espressa nella frase reggente.
In latino la proposizione finale è costituita da:
ut o ne seguiti da un verbo al modo congiuntivo.
Si trova con ut (raramente uti) nelle finali affermative, o ne nelle negative. Nel caso di due finali coordinate tra loro, la congiunzione è neque se la prima proposizione è introdotta da ut, ed è neve se la prima è introdotta da ne. Raramente si può incontrare ne non con lo stesso valore di ut.
Si usa il congiuntivo:
presente, se nella reggente c'è un tempo principale (indicativo presente, futuro semplice, imperativo presente e futuro, congiuntivo presente, e in rari casi viene usato pure il perfetto - detto in questo caso logico -);
imperfetto se nella reggente c'è un tempo storico (indicativo imperfetto, perfetto, piuccheperfetto e in alcuni casi anche il presente - detto in questo caso storico- ).
raramente anche con ob e l'accusativo del gerundivo.
Si notino le due espressioni: "ut non dicam" e "ne dicam". Nella prima il non nega solo il verbo così che la frase tradotta in italiano assuma il valore di «per tacere di...», «per non parlare di..» mentre nella seconda il ne serve per negare l'intera frase e serve ad attenuare un giudizio troppo forte; si traduce con «direi quasi..», «per non dire di...».
Le forme ut nemo, ut nihil, ut nullus, ecc. sono consecutive. Nelle finali la negazione passa nella congiunzione, per cui si avrà[1]:
ne quis (invece di ut nemo) = affinché nessuno
ne quid (invece di ut nihil) = affinché nulla
ne ullus (invece di ut nullus) = affinché nessuno
ne umquam (invece di ut numquam) = affinché mai
ne usquam (invece di ut nusquam) = affinché in nessun luogo
Esempio.
Thrasibūlus legem tulit, ne quis accusaretur neve multaretur [Trasibùlo propose una legge, che nessuno fosse accusato né punito] (Cornelio Nepote)