Processo a Gesù

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Processo a Gesù
Opera teatrale in due tempi ed un intermezzo
AutoreDiego Fabbri
Lingua originaleItaliano
Composto nel1952 - 1954
Prima assoluta2 marzo 1955
Piccolo Teatro di Milano
Personaggi
  • I giudici:
    • Elia
    • Rebecca
    • Sara
    • Davide
    • Un giudice improvvisato
  • La troupe dei testimoni:
    • Maria di Nazareth
    • Maria Maddalena
    • Giuseppe
    • Pietro
    • Giovanni
    • Tommaso
    • Giuda
    • Caifa
    • Pilato
    • Lazzaro
  • Gli spettatori
    • Una signora irrequieta (La Bionda)
    • Un sacerdote
    • Un intellettuale
    • Il contraddittore bonario
    • Un infelice
    • Un provinciale
    • La donnetta delle pulizie
    • Un commissario
    • Altri spettatori
Riduzioni cinematograficheProcesso a Gesù, film tv del 1963 diretto da Sandro Bolchi
Processo a Gesù, film tv del 1968 diretto da Gianfranco Bettetini
Proceso a Jesús, film del 1973 diretto da José Luis Sáenz de Heredia
 

Processo a Gesù è un'opera teatrale di Diego Fabbri, composta dal 1952 al 1954 circa.

La prima rappresentazione, avvenuta al Piccolo Teatro di Milano il 2 marzo 1955, ebbe la regia di Orazio Costa: tra gli interpreti figuravano Tino Carraro, Sergio Fantoni, Augusto Mastrantoni, Checco Rissone, Miranda Campa, María Rosa Gallo, Francesco Mulè.

Dati i contenuti dell'opera e il travisamento del significato della stessa, l'anno successivo il testo fu denunciato al Santo Uffizio dall'Alleanza Cattolica Tradizionalista con l'accusa di "offesa alla religione e istigazione all'odio sociale".

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Una compagnia di attori ebrei mette in scena ogni sera un processo alla figura di Gesù, girando i teatri del mondo e ponendo sotto il profilo puramente giuridico la storia del Messia, tentando alla fine di capire se ne è possibile l'assoluzione o la condanna.

I quattro attori che interpretano i giudici sono Elia e la moglie Rebecca, più la figlia Sara, vedova di Daniele, e Davide. I ruoli dei quattro procedono per estrazione e cambiano ogni sera: Elia è il giudice, mentre gli altri difendono Caifa, Pilato e Gesù stesso. Un quinto si occupa dell'accusa. Al rifiuto di Sara di difendere Pilato, ruolo che le tocca la sera della rappresentazione, dal pubblico viene scelto un quinto giudice a coprire il posto vacante di Daniele. Sara è ormai stufa di tale rappresentazione, ma il padre Elia sembra non darle ascolto. Propone quindi di ascoltare altre figure storiche come testimoni: gli attori impersonano Maria Maddalena, la Madonna, Giuseppe, Giuda e altri, che piano piano spostano il piano del processo da un livello giuridico a quello più strettamente umano.

Durante l'intermezzo veniamo a scoprire che Sara è vedova a causa di Davide, che consegnò Daniele, l'ex marito di lei, ai nazisti, accusandolo di essere ebreo.

Il secondo atto si apre con la partecipazione del pubblico che, sempre impersonato da attori, sale sul palco per dare voce alle proprie considerazioni su Gesù: chi nelle vesti di una prostituta, chi nelle vesti di prete, chi da seminarista che ha abbandonato gli studi, chi da non vedente, chi da donne delle pulizie. Gli accorati pensieri si mescolano al processo, portandolo su un piano più personale ed emotivo. Il processo si sposta quindi alla cristianità più che a Gesù, perché senza la figura di quell'uomo pieno di amore, come conclude la donna delle pulizie, alla gente semplice non rimane più nulla.

Fortuna dell'opera[modifica | modifica wikitesto]