Prionailurus bengalensis
[1] | Gatto leopardo|
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Stato di conservazione | |
Rischio minimo[2] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Mammalia |
Sottoclasse | Theria |
Infraclasse | Eutheria |
Superordine | Laurasiatheria |
Ordine | Carnivora |
Sottordine | Feliformia |
Famiglia | Felidae |
Sottofamiglia | Felinae |
Genere | Prionailurus |
Specie | P. bengalensis |
Nomenclatura binomiale | |
Prionailurus bengalensis (Kerr, 1792) | |
Areale | |
Il gatto leopardo (Prionailurus bengalensis) (Kerr, 1792) è un piccolo felino selvatico del Sud-est asiatico e del subcontinente indiano. A causa della vastità del suo areale ne vengono riconosciute undici sottospecie. Il suo nome deriva dalle macchie simili a quelle del leopardo prevalenti in quasi tutte le sottospecie; nonostante la somiglianza superficiale non è affatto imparentato con il suo più grande omonimo, appartenente invece al genere Panthera.
Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]
Il gatto leopardo è il piccolo felide con la distribuzione geografica più grande. Vive nelle aree forestali di Indonesia, Filippine, Borneo, Malaysia, Singapore, Thailandia, Myanmar, Laos, Cambogia, Cina e Taiwan. È diffuso inoltre in Corea, Bangladesh, India e Pakistan. La gamma degli habitat che occupa è molto varia e comprende foreste tropicali, boscaglie, foreste di pini, foreste secondarie, semi-deserti e regioni agricole, soprattutto nei pressi di fonti d'acqua; talvolta si spinge fino ad altitudini di 3000 m.

Caratteristiche fisiche[modifica | modifica wikitesto]
In media, il gatto leopardo è grande quanto un gatto domestico, ma sono presenti molte e considerevoli differenze regionali: in Indonesia la lunghezza media del corpo è di 45 cm e quella della coda di 20 cm, mentre è rispettivamente di 60 e 40 cm nelle regioni meridionali dell'Amur. L'altezza media al garrese è sui 41 cm ed il peso sui 4,5 - 6,8 kg, dimensioni simili a quelle di un gatto domestico. Anche il colore del mantello varia molto: giallo nelle sottospecie meridionali, diventa grigio argenteo in quelle settentrionali. Il petto e le zone inferiori della testa sono bianche. È ricoperto da macchie nere che a seconda delle sottospecie possono essere tonde o a forma di rosetta. Dà alla luce nidiate composte da due a quattro piccoli; il periodo di gestazione varia tra i 60 e i 70 giorni.
Habitat e comportamento[modifica | modifica wikitesto]
Il gatto leopardo è un ottimo arrampicatore. Sia pure molto raramente, a volte va in acqua e nuota. Ha abitudini notturne e trascorre il giorno in rifugi che possono essere costituiti da tronchi cavi, cavità sotto le radici degli alberi o caverne. Nelle regioni dove non è presente l'uomo, tuttavia, passa la giornata all'aperto. È una creatura solitaria, tranne che nella stagione degli amori. Quest'ultima, nelle zone meridionali dell'areale, non ha un periodo fisso, mentre in quelle settentrionali, dal clima più rigido, è situata intorno a marzo o aprile, quando la stagione è abbastanza clemente da permettere ai piccoli di sopravvivere. Solitamente i gatti leopardi formano coppie che rimangono unite per tutta la vita e si prendono insieme cura dei neonati per circa 7 - 10 mesi. La piena maturità viene raggiunta a 18 mesi, ma in cattività questo periodo si riduce a 7 mesi per il maschio e a 10 per la femmina.
Riproduzione e sviluppo[modifica | modifica wikitesto]
L'estro dura 5 - 9 giorni. Dopo una gestazione di 9 - 10 settimane (60 - 70 giorni) vengono alla luce da due a quattro gattini, che rimarranno al sicuro della tana fino all'età di un mese. Alla nascita pesano circa 75 - 130 g, ma già dopo due settimane il peso è raddoppiato; a cinque settimane pesano quattro volte più che alla nascita. I piccoli aprono gli occhi dopo dieci giorni ed a 23 giorni iniziano a nutrirsi di cibo solido. A quattro settimane compaiono i canini permanenti e tale sviluppo segna il passaggio ad una dieta completamente solida. Se i piccoli non sopravvivono, la madre può entrare nuovamente in calore e partorire ancora nel corso dello stesso anno.
Dieta[modifica | modifica wikitesto]


I gatti leopardi sono carnivori e si nutrono di una grande varietà di piccole prede, compresi mammiferi, lucertole, anfibi, uccelli ed insetti. Le sottospecie settentrionali catturano anche lepri. La dieta viene spesso integrata con erba, uova, pollame e animali acquatici.
Conservazione[modifica | modifica wikitesto]
A Hong Kong il gatto leopardo è una specie protetta dall'Ordinanza per la Protezione degli Animali Selvatici nº 170. La popolazione globale supera i 50.000 esemplari, ma, nonostante il declino, la specie non è ancora minacciata[2].
Viene classificato nell'Appendice II della CITES (che comprende quelle specie che al momento non sono minacciate di estinzione e delle quali viene permesso il commercio sotto stretto controllo) e tra le specie a rischio minimo dalla Lista rossa IUCN delle Specie Minacciate.
Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]
- Prionailurus bengalensis alleni, Isola di Hainan (Cina)
- Prionailurus bengalensis bengalensis, India, Bangladesh, Sud-est asiatico continentale, Yunnan
- Prionailurus bengalensis borneoensis, Borneo
- Prionailurus bengalensis chinensis, Cina, Taiwan, Filippine
- Prionailurus bengalensis euptaila, Siberia orientale, Mongolia, Manciuria
- Prionailurus bengalensis heaneyi, Isola di Palawan, Filippine
- Prionailurus bengalensis horsfieldi, Himalaya
- Prionailurus bengalensis javanensis, Giava
- Prionailurus bengalensis rabori, Filippine (Negros, Cebu e Panay)
- Prionailurus bengalensis sumatranus, Sumatra
- Prionailurus bengalensis trevelyani, Pakistan orientale
Anche il gatto di Iriomote (P. iriomotensis) veniva un tempo considerato una sottospecie del gatto leopardo. Esso vive esclusivamente sulla minuscola isola di Iriomote, una delle Isole Yaeyama, nell'arcipelago giapponese.
Il gatto di Tsushima vive esclusivamente sull'Isola di Tsushima, nello Stretto di Corea. È molto raro, tanto che nel 1997 la sua popolazione veniva stimata tra i 70 ed i 90 esemplari. Inizialmente venne considerato una specie a sé stante, ma in seguito si iniziò a classificare come una sottospecie di gatto leopardo; viene considerato una semplice varietà della sottospecie della Manciuria, P. b. euptailurus.
Analisi molecolari delle popolazioni di gatto leopardo[3] hanno riscontrato una netta distinzione tra le popolazioni settentrionali (quelle di Tsushima, Corea, Siberia, Cina e Taiwan) e quelle del Sud-est asiatico. Se queste differenze genetiche indicassero anche una distinzione specifica, bisognerebbe iniziare a considerare P. b. euptailurus una specie valida.
Il gatto leopardo come animale domestico[modifica | modifica wikitesto]
Allevare un gatto leopardo è possibile, ma in quasi tutti i Paesi è necessaria un'apposita licenza. I requisiti per ottenerla variano da un luogo all'altro.
Il gatto leopardo asiatico (P. b. bengalensis) viene spesso fatto accoppiare con il gatto domestico per produrre nidiate ibride note come gatti Bengala. Questi ibridi possono generalmente essere allevati senza bisogno di licenza. Secondo i normali standard, per essere allevato come animale domestico un gatto del Bengala deve essere distante almeno quattro generazioni (F4) dal gatto leopardo. I "gatti fondatori" delle prime tre generazioni filiali (F1–F3) vengono di solito riservati a scopi riproduttivi o tenuti come animali strettamente domestici[4].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Prionailurus bengalensis, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
- ^ a b (EN) Nowell, K., Breitenmoser-Wursten, C., Breitenmoser, U. (Cat Red List Authority) & Schipper, J. (Global Mammal Assessment Team) 2008, Prionailurus bengalensis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ T. Tamada, B. Siriaroonrat, V. Subramaniam, et al., Molecular diversity and phylogeography of the Asian leopard cat, Felis bengalensis..., in Zoological science, vol. 26, 2006, pp. 154–163, DOI:10.2108/zsj.25.154.
- ^ Breeding the ALC with domestic cats, su bengalcat.co.uk.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Sunquist, M. & F., 2002, Wild cats of the world, Chicago: University of Chicago Press.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Altre informazioni sul "Prionailurus bengalensist", su iucnredlist.org.