Pool (magistratura italiana)

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Un pool, nell'ambito della magistratura italiana, è un gruppo di magistrati in servizio presso un ufficio giudiziario che si occupa collegialmente di una medesima indagine.

Il termine è divenuto di uso comune soprattutto per identificare quei magistrati impegnati al contrasto della mafia in Italia: in questo senso si parla di pool antimafia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Falcone (a sinistra) insieme con Paolo Borsellino (al centro) e Antonino Caponnetto (a destra) nel 1986

Il progetto di un gruppo di magistrati che si occupasse di una medesima indagine, diluendo i rischi e le responsabilità personali e distribuendo il carico di lavoro, nacque dall'idea di Rocco Chinnici, capo dell'Ufficio Istruzione di Palermo, che si ispirò all'esperienza (vincente) del pool della magistratura torinese impegnato nelle indagini sul terrorismo rosso[1]: Chinnici si avvalse inizialmente della collaborazione di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di Giuseppe Di Lello, ma successivamente sarebbe stato sviluppato da Antonino Caponnetto (subentrato a Chinnici, ucciso il 29 luglio 1983) che, nel novembre 1983, avrebbe poi costituito un gruppo di lavoro composto da quattro magistrati, cui si aggiunse in seguito Leonardo Guarnotta, affinché coordinasse le indagini sfruttando l'esperienza maturata e quello sguardo d'insieme e sul fenomeno mafioso come rilevato da Giovanni Falcone.

Dopo l'abbandono dell'incarico di Caponnetto per ragioni di età e di salute, alla sua sostituzione vennero candidati Falcone e Antonino Meli.

Il 19 gennaio 1988, all'esito di una drammatica seduta notturna, il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura nominò Antonino Meli[2][3] che raccolse 14 voti contro 10, mentre 5 consiglieri si astennero.

A favore di Falcone votò, tra gli altri, anche il futuro Procuratore della Repubblica di Palermo, Gian Carlo Caselli, in dissenso con la corrente di Magistratura Democratica cui apparteneva.

Meli si insediò nel gennaio 1988 e di fatto smantellò il metodo di lavoro intrapreso, motivazione per la quale fu criticato da Giovanni Falcone e dallo stesso Caponnetto (che in proposito affermò: "Meli ha contribuito ad anticipare la chiusura dell'Ufficio istruzione, non coordinando più le indagini, esautorando Falcone, emarginandolo, smembrando i processi di mafia e vanificando tutto il lavoro fatto")[4], anche se a votare per lo stesso Meli erano stati diversi colleghi del magistrato palermitano, appartenenti alla corrente Magistratura Democratica del CSM.[5] Negli anni novanta, in seguito alla nascita delle nuove infrastrutture investigative, come la Direzione Investigativa Antimafia, l'eredità sostanziale è stata raccolta dalle varie procure antimafia.

Genesi e caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Di Pietro, il magistrato più famoso del pool di Mani pulite

L'idea alla base del pool nasce in seguito all'assassinio di magistrati che si occupavano di indagini per terrorismo o mafia. Infatti, la gestione di un'indagine da parte di un unico magistrato lo esponeva al rischio di omicidio perpetrato con lo scopo di occultare con la morte gli scomodi segreti dell'inchiesta[1].

In un pool, invece, i magistrati che ne fanno parte condividono tra loro tutte le informazioni, mentre mantengono la segretezza delle informazioni verso l'esterno. Quindi, per diminuire il rischio di omicidio di uno dei magistrati, le informazioni da lui possedute sono condivise con gli altri che possono quindi continuare a lavorare. Ciò costituisce un efficace strumento di indagine, e uno degli elementi fondamentali che hanno portato all'instaurazione di diversi processi, ad esempio contro le Brigate Rosse e Prima Linea, durante gli anni di piombo, al maxiprocesso di Palermo in Italia contro Cosa nostra e all'inchiesta di Mani pulite.

Pool celebri[modifica | modifica wikitesto]

Gian Carlo Caselli con Antonino Caponnetto nel 1996

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Quando il brigatista gli mollò uno schiaffo - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 28 gennaio 2022.
  2. ^ [1]Resoconto integrale della seduta del Csm del 19 gennaio 1988, con gli interventi stenodattilografati.
  3. ^ Paolo Borsellino ricorderà così la vicenda nel suo discorso del 25 giugno 1992, tenuto nel cortile della Biblioteca Comunale di Palermo: "Si aprì la corsa alla successione all’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo; Falcone concorse, qualche giuda si impegnò subito a prenderlo in giro e il giorno del mio compleanno il Csm ci fece questo regalo, preferì Antonino Meli".
  4. ^ Gianni Minà, "Chi ci tradì?" l'ultimo dubbio di Caponnetto, Il Manifesto, 7 12 2002
  5. ^ Falcone e l'omissis di Gian Carlo Caselli diMaurizio Tortorella, da panorama.it,18 novembre 2014
  6. ^ Ibio Paolucci, Bignami comandava i killer di Galli (PDF), su archivio.unita.news, 14 maggio 1980.
  7. ^ Caponnetto, le battaglie di un giudice onesto. Repubblica. Archivio. 23 luglio 2010.
  8. ^ I miei giorni a Palermo, Antonino Caponnetto, ed. Garzanti, 1992, pag. 81..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]