Dialetto po nasen

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Po nasen
Barsko
Altri nomiLuseverese
Parlato inItalia Italia
Slovenia Slovenia
Parlato in Friuli
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto latino
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue slave
  Lingue slave occidentali
   Lingua slovena
Statuto ufficiale
Minoritaria
riconosciuta in
Italia Italia
Mappa di dove viene principalmente parlato il po nasen nella provincia di Udine, corrispondente grossomodo al comune di Lusevera

Il dialetto po nasen, conosciuto anche come Barsko o dialetto dell'Alta Val Torre, è un dialetto[2] della lingua slovena parlato principalmente nel comune italiano di Lusevera e in alcune zone delle Valli del Torre, in provincia di Udine, e della Slovenia, specialmente nelle regioni statistiche dell'Alta Carniola e del Goriziano.

Il dialetto attinge parole dallo sloveno, friulano, italiano, tedesco e da dialetti come il Carinziano occidentale o il dialetto della Val Canale.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

La locuzione po nasen significa letteralmente "a modo nostro" ed era la risposta che i luseveresi, recatisi a Tarcento o più raramente nelle valli vicine per comprare i beni di prima necessità, dettero per tutto il periodo compreso fra la prima rivoluzione agricola (intorno all'undicesimo secolo, che portò la crescita fra i commerci in questi luoghi) e l'Unità d'Italia (1868, con la conseguente diffusione della lingua italiana), quando gli veniva chiesto quale lingua parlassero.

Il termine Barsko, invece, significa letteralmente "di collina", e deriva da Bardo (collina), che è anche il nome dato a Lusevera. Barsko quindi è inteso come "luseverese, di lusevera".

Origine e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante ai giorni nostri il po nasen venga considerato un dialetto prettamente luseverense, la sua diffusione raggiunge anche il vicino comune di Taipana, che, nonostante lievi differenze, utilizza la stessa grammatica e parte della fonologia. Inoltre, si presuppone che nel punto massimo di espansione dell'idioma, essa venisse parlata anche nel vicino comune di Nimis e addirittura in alcune zone settentrionali del comune di Tarcento, come ci suggerisce la toponomastica locale (la frazione di Nimis Ramandolo, ad esempio, si chiamava originariamente Romandol, dall'aggettivo slavo roman, latino, e dal suffisso -dol, significante valle ; la frazione tarcentina Sammardenchia da Smardenca, che in slavo significa acqua putrida). Oggi viene parlato solo dagli autoctoni in alcune zone di Lusevera e Taipana e non viene più studiato, nonostante alcuni progetti comunali di Lusevera per preservare la parlata locale, come la pubblicazione di libri sull'argomento firmati dallo slavista Pavle Merkù e alcune iniziative scolastiche.

Similmente al vicino dialetto resiano, il po nasen è probabilmente nato come lingua di transizione fra i dialetti slavi carinziani diffusi nella Val Canale e nella Carniola e i dialetti cosiddetti "litorali", cioè parlate slave tipiche della zona isontina. Immediatamente dopo la colonizzazione slava in Europa, di cui l'Alta Val Torre costituisce la massima punta di espansione occidentale, le popolazioni slave si insediarono principalmente nella Val Canale e nelle zone del fiume Isonzo, abbandonando l'Alta Val Torre e la Val Resia per via della sua costituzione geografica ad uno scarso numero di slavi rimasti che, divenendo quinti frontiera fra la Val Canale e l'Isonzo svilupparono un dialetto che non era prettamente litorale o prettamente slavo-carinziano, bensì una via di mezzo. Tuttavia, al contrario del resiano, il po nasen ha conosciuto una scarsa evoluzione, dovuta ai pochissimi contatti che i luseverensi avevano con gli abitanti delle vallate circostanti. Inoltre, mentre il resiano ha negli anni subito un'influenza sempre maggiore da parte del dialetto carinziano, il po nasen è invece stato in qualche modo condizionato dalla lingua friulana, da cui trae alcuni termini, ad esempio pantjana (topo, dal friulano panteane). Occore inoltre ricordare che il po nasen è il più occidentale dei dialetti sloveni ed essendo quindi periferia linguistica conserva numerosi arcaismi che la lingua slovena ha nel tempo eliminato.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

L'alfabeto[modifica | modifica wikitesto]

L'alfabeto po-nasen, codificato per la prima volta dal filologo friulano Dino Del Medico,[3] ha 27 lettere, di cui 25 in comune con l'alfabeto sloveno più due lettere (ģ e ć), che sembrano derivare da un ceppo slavo precedente. L'alfabeto po nasen completo è quindi a b c č ć d e f g ģ h i j k l m n o p r s š t u v z ž.

Il sistema di lettura delle lettere è uguale a quello sloveno; per quanto riguarda le lettere aggiunte, ģ si legge come la gl italiana in maglia, ć invece si legge come la c dura italiana in casa. Il sistema di scrittura utilizza l'alfabeto latino.

Ancona votiva a Micottis, comune di Lusevera

Il duale[modifica | modifica wikitesto]

Il po nasen possiede similmente allo sloveno e ad alcune lingue indoeuropee fra cui il greco il duale, un particolare tipo di plurale che indica due cose e che si differenzia dal plurale che ne indica più di due.

Il lessico[modifica | modifica wikitesto]

Il lessico po nasen si dimostra particolarmente specifico e peculiare nei termini riguardanti piante, agricoltura e pastorizia, con numerosi sinonimi e parole e locuzioni diverse e specifiche. Spesso, tali sostantivi sono molto diversi dal corrispondente sloveno, dimostrando quindi una certa indipendenza della parlata.[4]

Parole appartenenti alla botanica locale in po nasen, sloveno e italiano
Po nasen Sloveno Italiano
Brina Smreka Abete
Dub Hrast Quercia
Frambuj Malina Lampone
Garoful Nagelj Garofano
Hren Hren Rafano

Le differenze con lo sloveno, da cui il po nasen deriva, sono anche riconducibili alle diverse evoluzioni delle due lingue. Un altro esempio di differenza sostanziale fra il lessico sloveno e quello po nasen si può trovare nel confronto fra il Padre Nostro nelle due diverse parlate.

Il Padre Nostro nelle tre lingue
Po nasen Sloveno Italiano
Nas caca, ke te se una na raju,

to bude sveto tvo ime,

ke u pride tvuj renjio,

ke na se store tva volontat

tekaj u nebesah kuj ta na zemji.

Dej nam usakdanj kruh anu

odpuste nam nas douh,

tej ke mi opuscamo nasin douznikom.

Ne hodi naz zapeutat tou tentacjiun,

ma brani nas od usa hudaa. Amen

Oce nas, ki si v nebesibl,

posvceno bodi tvoje ime,

pridi k nam tvoje kraljestvo,

zgodi se tvoja volja,

kakor v nebesih tako na zemlij.

Daj nam danes nas vsakdanji kruh,

in odpusti nam nase dolznikom,

in ne vpelji nas v skusnjavo,

temvec resi nas hudega. Amen.

Padre nostro, che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male

I numeri[modifica | modifica wikitesto]

I numeri sono forse una delle peculiarità principali del dialetto in quanto esistono nella parlata locale i numeri solo fino a dieci. Oltre il dieci, si era soliti proseguire in friulano. Nello specifico, i numeri sono:

dan (1)

dva (2)

tri (3)

ceteri (4)

pet (5)

sest (6)

sedan (sette)

osan (8)

devat (9)

desat (10)

Veduta del comune di Lusevera

Tuttavia, come riporta il folklorista Dino Del Medico nella sua antologia "Bardo Dan Bot", per le decine e le centinaia, erano diffusi dei metodi alternativi di conta fra chi non conosceva la lingua friulana.

Il metodo classico[modifica | modifica wikitesto]

Per indicare le decine, si diceva tante volte dieci (per dire trenta, tre volte dieci), con l'aggiunta del suffisso -krat alla fine del numero moltiplicato dieci (trikrat desat), con l'eventuale aggiunta di altre unità (trentuno diventa trikrat desat enu dan, trenta volte dieci più uno). Le centinaia invece si esprimevano tramite la locuzione desat cas desat (dieci volte dieci) tante volte quante erano le centinaia (duecento era dvarkat desat cas desat, due volte dieci volte dieci). Esisteva un termine per il mille, pressoché inutilizzato.

Il metodo contratto[modifica | modifica wikitesto]

Per indicare le decine, si contraeva la formula trikrat desat in tridesat, con l'eventuale aggiunta di unità che seguono il metodo classico. Le centinaia si esprimevano attraverso il termine stuo (cento), preceduto dal numero corrispondente alla quantità di centinaia (duecento, dvastuo, trecento, tristuo).

Enclave linguistica[modifica | modifica wikitesto]

Si è più volte discusso se considerare un'enclave linguistica il po nasen, e si è giunti alla conclusione che il po nasen, attingendo la maggior parte delle parole dallo sloveno, ed essendo comunque circondata da luoghi dove si parlano dialetti simili non è da considerarsi un'enclave linguistica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Šekli, Matej. 2004. "Jezik, knjižni jezik, pokrajinski oz. krajevni knjižni jezik: Genetskojezikoslovni in družbenostnojezikoslovni pristop k členjenju jezikovne stvarnosti (na primeru slovenščine)." In Erika Kržišnik (ed.), Aktualizacija jezikovnozvrstne teorije na slovenskem. Členitev jezikovne resničnosti. Ljubljana: Center za slovenistiko, pp. 41–58, p. 52.
  2. ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
  3. ^ DOM / SLOVIT , Archive L’ultimo saluto a Dino Del Medico - DOM / SLOVIT, su dom.it. URL consultato il 26 aprile 2022.
  4. ^ Grande Dizionario Bilingue Italiano-Friulano, su ARLeF. URL consultato il 26 aprile 2022.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]