Pliophoca etrusca

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Pliophoca etrusca
Resti del cucciolo senese di Pliophoca etrusca
Stato di conservazione
Estinto (Pliocene sup. - Specie fossile)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Superfamiglia Pinnipedia
Famiglia Phocidae
Sottofamiglia Monachinae
Genere Pliophoca
Specie Pliophoca etrusca
Nomenclatura binomiale
Pliophoca etrusca
Tavani, 1941
Nomi comuni

Foca etrusca

Pliophoca etrusca (Tavani, 1941) è un pinnipede estinto della famiglia dei Phocidae, i cui reperti fossili risalgono al Pliocene. Questa specie fossile di foca, antenata dell'attuale foca monaca che vive ancora in ristrette aree del Mediterraneo[1], è stata rinvenuta solamente nelle aree paleontologiche di Orciano Pisano e di Volterra in Toscana. Lo scheletro più completo di questa rarissima specie proviene da Orciano[2] ed è attualmente conservato nel Museo di storia naturale dell'Università di Pisa.

Inquadramento sistematico[modifica | modifica wikitesto]

La specie raggruppa alcuni esemplari fossili scoperti nell'entroterra della Toscana dalla fine dell'Ottocento ad oggi. Fino al 1941 questi reperti erano classificati sotto diverse specie e sono stati raggruppati nel nuovo genere e nuova specie, Pliophoca etrusca, a seguito della revisione compiuta da Tavani nel 1941.[3]

Rinvenimenti fossili di pinnipedi[modifica | modifica wikitesto]

I resti fossili di pinnipedi sono estremamente rari a livello mondiale, molto meno frequenti rispetto ad altri mammiferi marini (cetacei e sirenii); in particolare in Italia il record fossile miocenico è essenzialmente rappresentato da un cranio proveniente da Roccamorice e descritto con il nome di Phoca gaudinii da Guiscardi (1871). Il record pliocenico è rappresentato da pochi resti rinvenuti nell'800 in Toscana ed attribuiti a Pliophoca etrusca, genere e specie endemici del Mediterraneo. L'olotipo di questa specie, conservato ed esposto presso il Museo di Storia Naturale e del Territorio dell'Università di Pisa, rappresenta uno degli scheletri fossili di pinnipedi più completo a livello mondiale. Resti pleistocenici di foche in Italia sono anch'essi molto rari; uno dei più significativi è il frammento di femore scoperto in una breccia ossifera dell'isolotto Formica di Burano (Grosseto) ed attribuito a Monachus cf. monachus da Borselli (1990).[4]

Mandibola di Pliophoca etrusca ritrovata ad Orciano e conservata nel Museo di storia naturale dell'Università di Pisa

Resti pliocenici toscani[modifica | modifica wikitesto]

L'olotipo dello scheletro di Pliophoca etrusca venne scoperto nel 1900 da un appassionato cercatore di fossili, nelle argille plioceniche di Casa Nuova, una località a sud di Orciano Pisano. Studiato da Ugolini nel 1900 e nel 1902 ed attribuito a Monachus albiventer (= Monachus monachus). Ridescritto da Tavani nel 1942 ed attribuito al n. gen. e n. sp. Pliophoca etrusca.

Mandibola ed altri resti frammentari di Pliophoca etrusca raccolti da Roberto Lawley nei dintorni di Orciano e presso Podere Nuovo, una località a nord di Saline di Volterra, e donati al Museo di Firenze negli anni 1875-1876. Inizialmente attribuiti dubitativamente da Lawley (1875 e 1876) a Pristiphoca occitana, poi da Ugolini (1902) a Monachus albiverter ed infine da Tavani (1942) a Pliophoca etrusca.[4]

Ritrovamenti recenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2009 in toscana sono stati rinvenuti alcuni resti di un cucciolo di phocidae attribuiti dagli studiosi dell'Università di Pisa a questa specie. In Italia precedentemente gli ultimi resti trovati risalivano a 109 anni prima nei dintorni di Orciano Pisano. Gli scavi hanno permesso di recuperare buona parte di una pinna e due denti da latte, ossa queste che le abbondanti piogge avevano scoperto e che quindi correvano il rischio di deteriorarsi. La Soprintendenza alle Antichità della Toscana ha predisposto che le parti recuperate fossero depositate presso il Museo geopaleontologico GAMPS di Badia a Settimo. Attualmente il reperto non è esposto al pubblico in quanto è in fase di studio presso l'Università di Pisa.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Avvistamento di foca monaca nel Mediterraneo, Giugno 2009, su giglionews.it. URL consultato il 9 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2012).
  2. ^ Pliophoca etrusca Pliocene italiano, su sites.google.com. URL consultato il 3 maggio 2019 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2022).
  3. ^ G.Tavani. 1941. Revisione dei resti del pinnipede conservato nel museo di geologia di Pisa, Palaeontographica Italica, 40:97-112, Paleobiology Database.
  4. ^ a b c Scoperti resti fossili di foca nel pliocene senese GAMPS news [collegamento interrotto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Ugolini, 1901. Di uno scheletro fossile di foca trovato ad Orciano. Processo verbale della Società Toscana di Scienze Naturali, Adunanza 25 novembre 1900, Pisa, 1901
  • G. Tavani. 1941. Revisione dei resti del pinnipede conservato nel museo di geologia di Pisa. Palaeontographica Italica 40:97-112
  • T. A. Demere, A. Berta, and P. J. Adam. 2003. Pinnipedimorph evolutionary biogeography. Bulletin of the American Museum of Natural History 279:32-76
  • A. Koretsky and C. E. Ray. 2008. Phocidae of the Pliocene of eastern USA. Virginia Museum of Natural History Special Publication 14:81-140
  • Roberto Lawley. 1875. Pesci ed altri vertebrati fossili del pliocene toscano. Letta all'adunanza della Società Toscana di Scienze Naturali. Pisa, Tipografia Nistri
  • Roberto Lawley. 1876. Nuovi studi sopra ai pesci ed altri vertebrati fossili delle Colline Toscane. Firenze. Tipografia dell'Arte della Stampa.
  • R. Ugolini. 1902. Il Monachus albiventer BODD. del pliocene di Orciano. Palaeontographia Italica. Volume VIII. pag. 1-20, tav. I-III [I-III], fig. 1.
  • R. Ugolini. 1902. Resti di foche fossili italiane. Atti Soc. Tosc. di Sc. Nat. Pisa, Memorie, vol.XIX, 1902, pag.13, con 1 tav. - Un commento alle opere di Ugolini è consultabile on line su Archive.org

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