Pietro Lacava

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Lapide commemorativa di Pietro Lacava presso la sua casa natale.

Pietro Lacava (Corleto Perticara, 26 ottobre 1835Roma, 26 dicembre 1912) è stato un politico italiano.

Biografia

Figlio di Domenico Giuseppe e Brigida Francolino, fu studente a Napoli e Latronico, dove frequentò i corsi di giurisprudenza dell'Arcieri. In questo ambito accademico conobbe ed ebbe rapporti con Giacinto Albini, con cui era legato da vincoli di parentela, e, nonostante la dichiarata fede borbonica della sua famiglia, divenne uno dei più attivi esponenti del movimento liberale.

Sposò Giulia Fittipaldi, di Anzi.

Il 21 giugno 1860 fece parte del Comitato Centrale Lucano di Corleto Perticara e il 19 agosto, in seguito alla insurrezione della Basilicata, fu nominato segretario del Governo Protodittatoriale Lucano.

Divenuto vice-governatore a Lagonegro, represse le manifestazioni legittimiste dell’ottobre del 1860. Nell’aprile del 1861, in seguito alla repressione dei moti legittimisti scoppiati nel Melfese, sostituì Decio Lordi dalla carica di Intendente. Fu studioso economista, per molti anni fu presidente del Consigli Provinciale della Basilicata. Partecipò alla discussione parlamentare della legge speciale sulla Basilicata.

Successivamente, divenne vice-prefetto di Rossano. Dopo essere stato vice-prefetto anche a Pavia, nel 1867 divenne questore di Napoli, carica dalla quale fu destituito per l’accusa di aver appoggiato il movimento garibaldino.

Nel 1868 fu eletto deputato parlamentare per il collegio di Corleto Perticara, che rappresentò per 14 legislature.

Nel 1876 fu chiamato a ricoprire la carica di segretario del Ministero dell'Interno. Nel 1880 fece parte della commissione per lo studio della riforma elettorale.

Schieratosi con Francesco Crispi, il 10 marzo 1889 divenne Ministro delle Poste e dei Telegrafi. Durante la guida del ministero, Lacava ricevette una lettera da Guglielmo Marconi il quale illustrò l'invenzione del telegrafo senza fili chiedendo finanziamenti. La lettera non ottenne risposta e venne liquidata dal ministro con la scritta «alla Longara», intendendo il manicomio posto in via della Lungara a Roma.[1]. Marconi non avendo ottenuto risposta andò in Inghilterra dove presentato il suo lavoro ottenne il brevetto e i necessari finanziamenti. Questo avvenimento costituisce una pesante e indelebile macchia su questo politico che, con il suo atteggiamento poco lungimirante e scettico, causò un pesante e incalcolabile danno economico all'Italia che non poté sfruttare i proventi e i ritorni economici che ne sarebbero scaturiti. Al fine di mitigare il danno, anche seppur minimamente, Marconi chiese e ottenne dall'Inghilterra che non fosse imposto all'Italia alcun pagamento nell'utilizzo del brevetto.

Fu poi Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio dal 1892 al 1893 per il Governo Giolitti I, e Ministro dei Lavori Pubblici per il Governo Pelloux II dal 1898 al 1900. Dopo essere stato vice-presidente della Camera dei deputati dal 1905 al 1907, divenne Ministro delle Finanze nel Governo Giolitti III dal 1907 al 1909.

Fece parte della commissione per esaminare il trattato di Losanna per i rapporti con la Turchia.

Note

  1. ^ Luigi Solari, Guglielmo Marconi e la Marina Militare Italiana, Rivista Marittima, febbraio 1948
Predecessore Ministro delle Finanze del Regno d'Italia Successore
Angelo Majorana-Calatabiano 19 aprile 1907 - 10 dicembre 1909 Enrico Arlotta

Bibliografia

  • Tommaso Pedio, Dizionario dei patrioti lucani: artefici e oppositori (1700-1870), Bari, edi
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