Viverricula indica

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Zibetto indiano
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Famiglia Viverridae
Sottofamiglia Viverrinae
Genere Viverricula
Hodgson, 1838
Specie V.indica
Nomenclatura binomiale
Viverricula indica
E.Geoffroy, 1803
Sinonimi

Viverrula, V.bengalensis, V.hanensis, V.rasse, V.taivana

Areale

Lo zibetto indiano (Viverricula indica E.Geoffroy, 1803) è un carnivoro della famiglia dei viverridi, unica specie del genere Viverricula (Hodgson, 1838), diffusa nell'Ecozona orientale[1][2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Carnivoro di medie dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 500 e 610 mm, la lunghezza della coda tra 280 e 390 mm, la lunghezza del piede tra 65 e 120 mm, la lunghezza delle orecchie tra 25 e 43 mm e un peso fino a 4 kg.[3]

Caratteristiche craniche e dentarie[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio presenta un rostro corto e delicato. La scatola cranica è lunga, stretta e compressa posteriormente. La bolla timpanica è grande e allungata.

Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:

2 4 1 3 3 1 4 2
2 4 1 3 3 1 4 2
Totale: 40
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è corta e densa ed è priva della cresta dorsale di peli eretti. Il colore generale del corpo varia dal grigio al marrone chiaro. Sono presenti 4-5 file di piccole macchie nerastre nella parte anteriore del corpo, che diventano più grandi e tendono ad allinearsi in diverse file lungo i fianchi. Nella parte posteriore della schiena sono presenti 6-8 strisce longitudinali. La striatura del collo è molto simile a quella delle specie del genere Viverra. Le zampe sono relativamente corte. Gli artigli sono semi-retrattili e privi di rivestimenti di pelle. L'andatura è digitigrada. Il muso è relativamente corto e appuntito. Le orecchie sono lunghe e diritte. I loro margini anteriori sono uniti tra loro. La fronte è stretta. La coda è lunga come la testa ed il corpo ed è provvista di 6-9 anelli neri, intervallati da anelli bianchi. Sono presenti delle ghiandole odorifere perianali. Le femmine hanno 3 paia di mammelle.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

È una specie notturna, terricola, quasi completamente solitaria e asociale, eccetto che durante la stagione degli accoppiamenti, i quali avvengono solitamente una volta l'anno. Si rifugia nelle cavità di alberi abbattuti o in tane scavate, principalmente abbandonate da altri animali. Negli insediamenti umani trova riparo in diverse cavità nascoste.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre principalmente di piccoli vertebrati come ratti, scoiattoli, piccoli uccelli, lucertole e anche di insetti. Talvolta si nutre di frutta, carogne e rifiuti. Sono state osservate attaccare animali domestici e pollame.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Gli unici dati disponibili provengono da esemplari in cattività e rivelano la presenza di due periodi d'estro, il primo da febbraio ad aprile, il secondo tra agosto e settembre. Le femmine danno alla luce 2-5 piccoli alla volta e vengono svezzati dopo 4-4,5 mesi. L'aspettativa di vita in cattività è fino a 20 anni o più.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa nel Subcontinente indiano, Cina, Indocina e sulle isole indonesiane di Sumatra, Giava e Bali. È stata introdotta recentemente in Madagascar, Zanzibar, Isole Comore e Socotra.

Vive in foreste semi-sempreverdi, decidue, miste decidue, di bambù, aree arbustive, praterie e ambienti fluviali. È tollerante al degrado ambientale e si trova spesso in prossimità di insediamenti umani.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sono state riconosciute 12 sottospecie:

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato il vasto areale e i diversi habitat occupati, classifica V.indica come specie a rischio minimo (Least Concern).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Duckworth, J.W., Timmins, R.J. & Muddapa, D. 2008, Viverricula indica, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Viverricula indica, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Smith & Xie, 2008.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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