Piazza San Babila
Piazza San Babila | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Città | Milano |
Circoscrizione | Municipio 1 |
Informazioni generali | |
Tipo | piazza |
Intitolazione | dalla basilica di San Babila |
Collegamenti | |
Intersezioni | Corso Europa, Corso Matteotti, Corso Venezia, Corso Vittorio Emanuele II |
Trasporti | ![]() ![]() |
Mappa | |
![]() | |
Piazza San Babila è una piazza sita nel centro storico di Milano: corso Vittorio Emanuele II la collega a piazza del Duomo. San Babila è stata a lungo il punto d'incontro favorito dall'alta borghesia milanese. Larga parte delle architetture che la delineano risalgono agli anni trenta, in epoca fascista.
Prende il nome dalla basilica di San Babila.
Storia[modifica | modifica wikitesto]







In origine lo spazio antistante alla basilica di San Babila era un semplice sagrato che si apriva verso corso Vittorio Emanuele II[1]. All'inizio del XX secolo la popolazione di Milano iniziò ad avere un cospicuo tasso di crescita[1]. Nell'ottica di avere un centro storico più adatto alla nuova situazione, fu deciso di collegare meglio alcune vie storiche di Milano (piazza della Scala con corso Vittorio Emanuele) con la costruzione di piazza Meda (all'epoca denominata "piazza Crispi") e di corso Matteotti (all'epoca "corso Littorio")[1].
Questi lavori, che ebbero luogo nei primi decenni del XX secolo e che terminarono nel 1928, portarono all'abbattimento di molti edifici storici, tra cui diverse abitazioni nell'area di fronte alla storica basilica, grazie ai quali venne creato un nuovo spiazzo[1].
Nel 1931 fu deciso di ampliare ulteriormente largo San Babila per farne una vera e propria piazza[1]. Pertanto, vennero programmate altre demolizioni[1]. Il lato nord della futura piazza San Babila venne completato in breve tempo, tant'è che fu pronto alla fine del 1931[1]. Al contrario, i lati est e sud furono oggetto di radicali cambiamenti, con i lavori che iniziarono nel 1935[1]. L'antica Galleria De Cristoforis, che si trovava a sud, fu abbattuta venendo sostituita dalla Galleria Ciarpaglini e dal Teatro Nuovo, mentre a est furono demoliti gli edifici in stile neogotico veneziano (che erano conosciute come "Case Veneziane") per lasciare spazio alla Galleria San Babila e a Piazza Umberto Giordano[1]. Nel 1938 fu costruito il garage Traversi, una moderna autorimessa per trecentocinquanta automobili, progettata dall'architetto Giuseppe De Min, che fungeva anche da autolavaggio e officina.[2][3]
I vari lavori nella piazza ebbero termine nel 1948, fermo restando che i bombardamenti del 1943, avvenuti durante la seconda guerra mondiale, resero necessari altri interventi[1]. Gli ultimi lavori effettuati nell'ormai piazza San Babila furono eseguiti nel 1957, con la costruzione della Galleria Passarella[1]. Fra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta piazza San Babila venne interessata dagli scavi per la realizzazione della metropolitana di Milano, durante i quali fu creata l'omonima stazione[1].
Nel dopoguerra piazza San Babila iniziò ad essere frequentata dall'alta borghesia milanese, la cosiddetta "Milano bene"[1]. Negli anni sessanta, in seguito all'apertura, nei suoi pressi, della sede della Giovane Italia e della sede del Raggruppamento giovanile, entrambi gravitanti, da un punto di vista politico, intorno alla destra di ispirazione neofascista, piazza San Babila diventò luogo di aggregazione per gruppi di questo schieramento politico[1]. Negli anni settanta nacque un neologismo dispregiativo nei confronti di questo fenomeno, sanbabilini, che veniva usato per definire i gruppi di destra di ispirazione neofascista che stazionavano in piazza San Babila.
Dalle sedi di partito i gruppi di destra di ispirazione neofascista iniziarono a frequentare e a riunirsi in esercizi pubblici della zona. Quello più noto era il Motta (oggi divenuto un negozio della marca Diesel), sotto i portici all'angolo con corso Vittorio Emanuele. Venivano frequentati anche il Borgogna (oggi Victory) di via Borgogna, mentre alcuni preferivano il Pedrinis, che si trova dalla parte di corso Matteotti, e altri ancora I Quattro Mori, ora non più esistenti. In queste sedi fu pianificata la serie di atti criminosi compiuti da militanti di gruppi neofascisti e del Movimento Sociale Italiano a Milano il giovedì 12 aprile 1973, strage che è conosciuta come "giovedì nero di Milano".
Nel 1976 il regista Carlo Lizzani, impegnato politicamente a sinistra, realizzò San Babila ore 20: un delitto inutile, film liberamente ispirato a un fatto di cronaca nera che ha coinvolto i frequentatori della piazza. Si trattava dell'uccisione, da parte di una squadra di fascisti di San Babila, di uno studente di sinistra, Alberto Brasili, che insieme alla sua fidanzata, Lucia Corna, studentessa del liceo Volta, il 25 maggio 1975 aveva strappato un manifesto missino vicino alla piazza. Una banda se ne accorse, li seguì ed in un posto isolato li aggredì a colpi di coltello. Il leader della banda era il sanbabilino Antonio Bega, mentre gli uccisori furono Giorgio Invernizzi e Fabrizio De Michelis, anch'essi sanbabilini[4].
Negli anni successivi piazza San Babila vedrà la nascita di numerosi fenomeni di costume e di sottocultura giovanile, completamente slegati dalla politica, e per molti versi all'antitesi dalle idee di destra. Degni di menzione sono i "fioruccini" (dal nome del negozio Fiorucci di corso Vittorio Emanuele II: cercavano il cosiddetto "sballo" ed erano caratterizzati da un abbigliamento trasgressivo, i paninari (nati al bar Il panino della vicina piazzetta Liberty: erano contraddistinti da un abbigliamento griffato e dall'adesione a uno stile di vita fondato sul consumismo) e gli yuppie (ovvero giovani professionisti "rampanti" che abbracciavano la comunità economica capitalista trovando in essa la loro completa realizzazione).
Attualmente (2020) la piazza risulta parzialmente occupata dai cantieri della quarta linea della metropolitana di Milano, che dovrebbe aprirvi una stazione nel 2023.
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
La piazza, a pianta rettangolare, presenta la Torre Snia Viscosa, che rappresenta il primo grattacielo costruito a Milano (realizzato da Alessandro Rimini, 1937). Analoga è l'impostazione di piazza San Babila sul fronte interno, nel quale spicca l'imponente palazzo del Toro (di Emilio Lancia e Raffaele Merendi, 1939), concepito come complesso polifunzionale[5], comprendente tra l'altro il Teatro Nuovo e il Teatro San Babila. Negli anni, pur permanendo la struttura, gli edifici hanno via via mutato proprietà e destinazione. Molteplici sono le attività commerciali che hanno occupato i fondi di vendita al pubblico (altezza terra) e gli uffici dei palazzi che danno sulla piazza.
Per quanto riguarda gli edifici, anch'essi hanno subito modifiche. Un esempio di conservazione al di là delle logiche di mercato appartiene all'ex garage Traversi, dismesso da anni. Dopo una serie di ipotesi anche di demolizione, è stato sottoposto a vincolo nonostante si trattasse di un edificio non direttamente affacciato sulla piazza, e dovrebbe essere internamente trasformato in polo multifunzionale[6][7].
Trasporti[modifica | modifica wikitesto]
Cinema[modifica | modifica wikitesto]
- Nel 1961 piazza San Babila e corso Vittorio Emanuele II, sventrati per i lavori della metropolitana, appaiono varie volte nel film Il posto di Ermanno Olmi
- Nel 1976 il regista Carlo Lizzani, impegnato politicamente a sinistra, dedica ai sanbabilini un film dal titolo San Babila ore 20: un delitto inutile, basato su un episodio realmente accaduto
- Le gallerie interne di piazza San Babila appaiono in alcune commedie degli anni ottanta: I fichissimi, Bingo Bongo, Il ras del quartiere mentre la piazza appare in Un povero ricco e corso Vittorio Emanuele II appare sia ne I fichissimi che ne Il ragazzo di campagna
Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]
-
Il vecchio angolo con Monte Napoleone
-
Vista da corso Monforte
-
Gli edifici in stile neogotico veneziano
-
Uno dei due edifici in stile neogotico veneziano
-
Largo San Babila e corso Venezia nel 1890
-
Largo San Babila in una foto d'epoca
-
Largo San Babila alla fine del XIX secolo
-
Largo San Babila durante i moti del 1898
-
Largo San Babila angolo Corso Monforte nel 1915
-
Largo San Babila nel 1926
-
Largo San Babila negli anni trenta del XX secolo
-
Il Garage Traversi, costruito nel 1938
-
L'edificio d'angolo con corso Vittorio Emanuele
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Piazza San Babila: dalle origini ai giorni nostri, su milanofree.it. URL consultato l'11 febbraio 2018.
- ^ L'architettura della benzina, su Museo Fisogni, 3 giugno 2020. URL consultato il 15 aprile 2021.
- ^ Garage Traversi Milano - Iconic / Unique / Traversi, su Garage Traversi. URL consultato il 15 aprile 2021.
- ^ Luca Steffenoni, Manuela Alessandra Filippi. 2014. op. cit. pag 76
- ^ Un monumentale palazzo per uffici nella nuova piazza San Babila a Milano, Edilizia Moderna, 30, gennaio-giugno 1939, pp. 32-35
- ^ Archivio Corriere della Sera, su archivio.corriere.it. URL consultato il 30 settembre 2021.
- ^ 3, su web.comune.milano.it. URL consultato il 30 settembre 2021.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- AA. VV., Milano contemporanea, Milano, Designers Riuniti 1986, pp. 185–188
- Giorgio Ciucci, Gli architetti e il fascismo, Torino, Einaudi 1989
- Nicola Guerra e Johanna Litzen, Anni di Piombo o Anni di m-erda? Il massacro del Circeo e l'assassinio dell'Idroscalo nelle memorie di un sanbabilino, 2015.
- Ferdinando Reggiori, Milano 1800-1943, Milano, Milione 1947, pp. 153–175
- Luca Steffenoni, Manuela Alessandra Filippi. Psyco Mappe. Due viandanti persi tra arte e delitti milanesi. 2014. ed. Adagio ISBN 978-88-96337-14-1
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Basilica di San Babila
- Corso Vittorio Emanuele II (Milano)
- Corso Venezia
- Corso Europa (Milano)
- Istituto di moda Burgo
- San Babila (metropolitana di Milano)
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza San Babila
Controllo di autorità | VIAF (EN) 2960152451237506650007 |
---|