Piano alpino

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Piano alpino: Nardeti e Festuceti.
Più in basso la foresta di pecci del Piano montano superiore

Il piano alpino è un piano altitudinale, posto al di sotto del piano nivale o culminale, e al di sopra del piano montano, estendendosi dai 2000–2200 m ai 2600–3000 m s.l.m.

Corrisponde alla zona innevata solo nei mesi dell'inverno alpino (ottobre - aprile). In estate i suoi pendii sono coperti di vegetazione, hanno suoli moderatamente maturi e quasi completi. Tale vegetazione è detta "ipsòfila" (dal greco ύψος = altezza, cima e φιλέιν = amare).

Orizzonti del piano alpino[modifica | modifica wikitesto]

Schema altitudinale delle foreste

Il piano alpino è compreso fra due linee virtuali: quella superiore (a quota 2600–3000 m) detta "orizzonte nivale", che lo separa del sovrastante piano nivale, e quella inferiore (a quota 2000–2200 m) detta "orizzonte alpino", che lo separa dal sottostante piano montano.

Il piano alpino, nella parte alta è il piano delle praterie e dei pascoli alpini, mentre nella sua parte inferiore è il piano degli arbusteti e degli alberi nani. È dunque suddiviso in due ulteriori fasce: il piano alpino superiore, o piano subnivale (dai 2400 ai 2600–3000 m di altitudine) e il piano alpino inferiore (dai 2000-2200 ai 2400 m di altitudine). La linea che divide questi due piani secondari prende il nome di "orizzonte subnivale" o "della vegetazione prativa" e si colloca attorno ai 2400 m di quota:

  • 2600–3000 m Orizzonte nivale
  • 2200–2400 m Orizzonte sub-nivale o della vegetazione prativa
  • 2000–2200 m Orizzonte alpino

Ogni orizzonte coincide con il limite altitudinale di un determinato tipo di vegetazione: l'orizzonte nivale (2600–3000 m) corrisponde al limite superiore della vegetazione prativa continua, l'orizzonte subnivale (2400 m) a quello della vegetazione arbustiva e arborea isolata e l'orizzonte alpino (2000–2200 m) è il limite superiore della vegetazione arborea forestale. Quest'ultimo orizzonte non è difficile da individuare, perché, contrariamente agli altri (che consistono in linee molto irregolari, influenzate dalla morfologia, dall'innevamento e dai microclimi in generale), esso segue la linea terminale dei boschi (peccete, cembrete e lariceti), linea che non di rado è diritta e continua (salvo presenza di rupi o interventi umani di disboscamento per ricavare pascoli) e segue una isoipsa che sui versanti aprici (esposti a sud) corre fra i 2200–2400 m circa, mentre sui versanti bacìi (esposti a nord) è posta tra i 1800 e i 2000 m.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Il piano alpino possiede un clima che rispetto a quello del piano nivale è nettamente più mite, meno incostante e meno soggetto a subitanee ed estreme variazioni, pur mantenendosi tra i climi molto freddi. La stagione invernale è, relativamente all'altitudine, più corta e va da ottobre ad aprile, con temperature massime di poco inferiori agli 0 °C, ma che possono scendere sino a -25°. Anche il periodo estivo (da maggio a settembre) presenta notevoli variazioni ed escursioni termiche, specie nei mesi di transizione (marzo, aprile e ottobre). La differenza di temperatura fra notte e giorno raggiunge i 15 - 20°, e quella fra parti esposte al sole e parti in ombra i 5 - 10°. Il valore massimo estivo, sempre superiore agli 0°, può scendere di 5 - 10° per la copertura del cielo, mentre la temperatura estiva giornaliera oscilla tra i +20 e 0° a 2000 m, e tra i +15 e i -5° a 2500 m. Variazioni improvvise interessano anche l'umidità relativa dell'aria, che può passare dal 35 al 90%, come anche la ventosità, che resta irregolare ma contenuta nei valori massimi. Complessivamente, un clima freddo e incostante, ma che non mette alla prova con valori eccessivi le funzioni vitali della vegetazione. Inoltre, rispetto al piano nivale, diminuisce molto la presenza di microclimi con accentuate differenze di parametri.

Suoli[modifica | modifica wikitesto]

Lungo i pendìi, nelle vallette e sui dossi che si dipartono dalle zone culminali sotto l'orizzonte nivale, il suolo si arricchisce e tende a completarsi e ad acidificarsi (anche su rocce calcaree) a causa dell'aumento di humus, della diffusione dell'acido carbonico e della respirazione delle piante. Non è da trascurare anche l'effetto acidificatore e nitrificatore delle deiezioni dei bovini pascolanti, che spesso svolge un ruolo importante di arricchimento nei terreni più magri e dilavati. Il completamento dei suoli alpini nelle zone dei prati - pascoli inizia con una forte diminuzione dello scheletro (i sassi si fanno sempre più radi) e con la comparsa progressiva, dai terreni più alti a quelli più bassi, degli orizzonti "A2", "B1" e "B2".

  • A2: strato con materiale organico decomposto dai batteri e dall'acqua acidificata (azione di vari acidi prodotti dagli ossidi e dall'acqua) con buona percentuale di sali minerali.
  • B1: strato di accumulo di molti sali minerali (e di parte dell'humus) per effetto dell'eluviazione. Il terreno è bruno-rossiccio per l'ossidazione.
  • B2: strato di transizione fra gli orizzonti "B1" e "C", permette l'ampliamento delle radici.

La sequenza dei suoli calcarei, partendo dal limite dell'orizzonte nivale è la seguente:

  • Rendzine iniziali: scarso humus, pH 7.
  • Rendzine: humus sviluppato, pH 6.
  • Podsol iniziale: humus acido, pH 4,5 - 5.
  • Podsol alpino ferruginoso, pH 4.

Nei suoli silicei le rendzine iniziali hanno già un pH = 6. La composizione e le trasformazioni dei suoli alpini sono fenomeni non ancora interamente spiegati, data anche la varietà degli ambienti e dei fattori coinvolti.

Associazioni e specie[modifica | modifica wikitesto]

Nelle associazioni, qui descritte in modo assai sintetico, sono citate solo le specie rappresentative e quelle frequenti.

Piano alpino superiore. Prati e pascoli continui.

Piano alpino superiore (o subnivale)[modifica | modifica wikitesto]

Piano dei prati e dei pascoli alpini continui.

Curvuleto[modifica | modifica wikitesto]

Il curvuleto, da Carice ricurva (Carex curvula) è un'associazione erbacea che raggiunge le quote più alte e i pendii più impervi, inserendosi spesso nel piano nivale. Pascolo molto magro, vegeta in suoli preferibilmente silicei o misti, ma si adatta anche ad ambienti calcarei. In condizioni climatiche meno difficili e soprattutto su pendii ripidi aprici domina la Carex varia, dando luogo ai "Varieti", che possono spingersi sino a quote assai più basse. Esempi: Versante camuno del Passo del Gavia, Versante orientale del Monte Baldo, Coste del M. Sabbione (Valli del Gesso di Entracque).

Curvulo-nardeto[modifica | modifica wikitesto]

Il curvulo-nardeto (da Carex curvula e Nardus stricta), si forma quando il nardeto (altro pascolo magro) si spinge in alto sino ad associarsi alla Carice.

Firmeto[modifica | modifica wikitesto]

Il firmeto (da Carex firma), forma cuscinetti "a gradino" sui pendìi più ripidi. Prezioso per limitare l'erosione.

Nardeto[modifica | modifica wikitesto]

Il nardeto (da Avenilla flexuosa e Nardus stricta), è un'associazione acidofila degli alti pascoli.

Festuceto[modifica | modifica wikitesto]

Il festuceto (da Festuca alpestris e Festuca varia) è presente sia su suoli acidi che alcalini e sovente, nelle parti più elevate, si mescola al nardeto.

Seslerieto[modifica | modifica wikitesto]

Il seslerieto (da Sesleria coerulea)

Loiseleurieto[modifica | modifica wikitesto]

Il Loiseleurieto (da Loiseleuria procumbens) forma dei pascoli a brughiera che precedono il piano alpino inferiore. Può essere presente sia in terreni silicei che in suoli calcarei.

Piano alpino inferiore[modifica | modifica wikitesto]

Piano alpino inferiore: arbusteto a Rhododendron
Piano alpino inferiore: arbusteti e alberi nani
Fotografia ai raggi IR

È il piano degli arbusteti e delle specie arboree nane o contorte. Salendo, rappresenta l'inizio dell'ambiente autenticamente alpino, privo di alberi e luogo di alterna copertura di prati e arbusti, interfaccia fra l'Alpe boscosa e l'Alpe prativa, sotto la fascia delle vette. Qui, oltre il limite della vegetazione arborea, si spingono gli arbusti e le specie arboree pioniere che assumono le forme più adatte alla sopravvivenza: contorte, nane, prostrate.

Arbusteti a Rododendro e Brughiera alpina[modifica | modifica wikitesto]

I Rododendri (chiamati anche "Rose delle Alpi") sono gli arbusti più noti, per la loro ricca fioritura che si prolunga spesso sino ad agosto inoltrato. Il rodoreto non forma una vera e propria associazione, ma negli spazi liberi accoglie molte specie, spesso provvisorie, di cui le più frequenti e ricercate sono il Mirtillo nero, la Genziana gialla e l'Arnica.

Su terreni alcalini il Rhododendron hirsutum può accompagnarsi a Salici nani e specie erbacee dei pascoli calcarei, quali la Sesleria coerulea.

Quando molte ericacee, per diverse condizioni ambientali, non escluso l'intervento umano, vengono a trovarsi assieme nella formazione di arbusteti relativamente ampi, risulta legittimo parlare di Brughiera alpina, in senso più morfologico e funzionale che (geobotanicamente) strutturale. Le principali ericacee coinvolte sono:

Arbusteti a Ontano verde[modifica | modifica wikitesto]

Lungo i versanti bacìi e umidi, su terreni silicei, e specialmente a fianco dei corsi d'acqua, si diffondono i popolamenti di Alnus viridis (Ontano verde). Specie igrofila, molto resistente, funge da specie pioniera per le peccete (Picea excelsa o Abete rosso), sopravanzandole oltre il limite degli alberi. L'Ontano si associa con specie varie a seconda dell'altitudine. Per questa pianta arbustiva e anche arborescente, estremamente adattiva, la fascia altitudinale di attecchimento è particolarmente estesa e va dai 600 ai 2800 m. A quote inferiori gli subentra l' Alnus glutinosa.

Popolamenti a ginepro nano[modifica | modifica wikitesto]

Sempre contorti, striscianti, in grex prostrata, i ginepri nani giungono dalle dune marine a queste altitudini e le superano anche (3500 m sul Monte Rosa) per la loro eccezionale resistenza, frugalità e capacità di adattamento. Non formano una vera e propria Associazione, ma, tra le larghe "maglie" degli intricati tappeti che essi formano strisciando sul terreno, ospitano moltissime specie ad ecologia simile.

Popolamenti a pino montano[modifica | modifica wikitesto]

Il Pino montano forma vaste colonie di individui aggruppati o sparsi ed ha la capacità di adattarsi al clima assumendo portamenti assai diversi: a quote inferiori, infatti, in assenza di venti e di freddi eccessivi, è eretto (grex arborea) raggiungendo anche i 30 m, ma oltre i 2000 m e senza barriere protettive naturali, deve contrarsi in forme più ridotte e difensive (grex frutescens erecta) o addirittura striscianti (grex prostrata). Del Pino montano esistono diverse varietà:

  • var. uncinata (endemico dell'Engadina)
  • var. pumilio
  • var. mughus (noto per la produzione del "mugolio")

Quest'ultima, in particolare, è una varietà assai frugale che, assieme all'Erica carnea, forma il "Mugo-ericetum" (da Pinetum mughi e Ericetum carneae), associazione che riesce a colonizzare le pietraie calcaree (laddove queste sono quasi stabili), fissando le pietre e preparando il suolo per le specie arboree che seguiranno.

Specie isolate tipiche[modifica | modifica wikitesto]

Spesso nel piano alpino si incontrano specie erbacee di dimensioni maggiori della media, ma soprattutto evidentemente non legate alle associazioni prative. Esse sono comunque tipiche dell'ambiente alpino e vegetano laddove trovano condizioni favorevoli.

  • Rumex alpinus (Polygonaceae) - Romice o Lopazio (specie medicinale)
  • Urtica dioica (Urticaceae) - Ortica (specie ubiqua, nitrofila, vive in zone molto acide e azotate; frequente vicino alle stalle e alle malghe)
  • Cirsium spinosissimum (Compositae) - Cardo alpino (grande cardo frequente nei nardeti non troppo magri)
  • Epilobium angustifolium (Enoteraceae o Onagraceae) - Epilobio o Camenerio (al disopra dei 1000 m è specie pressoché ubiqua. Decisamente igro-idrofila, cresce prevalentemente presso i corsi d'acqua e fiorisce tutta l'estate con i suoi racemi rosa intenso, formando spesso vaste colonie. A quote superiori (oltre i 2000 m) è sostituita dalla varietà " fleischerii" e a quote inferiori (800 m) dalla varietà "latifolium".
  • Aconitum napellus (Ranuncolaceae) - Aconito (pianta imponente, nitrofila, dalle grandi foglie palmate e i grappoli di fiori azzurro-indaco. Contiene l'Aconitina, uno dei più potenti veleni vegetali esistenti in natura)
  • Drosera rotundifolia (Droseraceae) - Drosera (specie insettivora, cresce nelle zone umide e nelle torbiere, a fianco degli sfagni fra i 1800 e i 2500 m. Contrariamente alle precedenti è molto piccola (3 – 5 cm)

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Augusto Pirola, Elementi di fitosociologia, Bologna, Ediz. Clueb, 1960.
  • Walter Larcher, Ökologie der Pflanzen, Stuttgart, Ulmer, 1984.
  • C. Cappelletti, Trattato di Botanica, Torino, Hoepli, 1946.
  • AA. VV., Dizionario di Botanica, Milano, Rizzoli, 1984.
  • Valerio Giacomini, La flora, Milano, Ediz. TCI, 1958.
  • Valerio Giacomini, Per una tipologia fitosociologica dei pascoli alpini, In "Genetica Agraria" n. 5, 1955.
  • Valerio Giacomini, Flora e vegetazione dell'alta valle del Braulio, Milano, "Memorie della Società Italiana di Scienze Naturali".XI., 1955.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982.
  • Josias Braun-Blanquet, Étude botanique de l'Étage alpin, Paris, VIII Congrés Intérnational de Botanique, 1954.
  • Herbert Reisigl, Fiori e ambienti delle Alpi, Trento, Ediz. Museo Tridentino di Scienze Naturali, 1990.
  • M. Della Torre, Die vegetation der subalpinen und alpinen Stufe in der Puezp-Geislergruppe, Innsbruck, Diss. Univers., 1982.
  • P. Gensac, Sols et séries de végétation dans les Alpes Nord-Occidentales, notes de Cartographie Écologique, XIX, Documents, 1983.
  • P. Ozenda, La végétation de la chaîne alpine, Paris, Masson, 1985.
  • Walter Dietl, Joseph Lehmann, Le graminacee prative, Bologna, Pàtron editore, 2005, ISBN 88-555-2794-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]