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Perun

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M. Presnyakov (1998), Perun.

Perun è la principale divinità dei pantheon slavo, esempio di divinità del tuono.

Nelle poche fonti primarie pervenute che descrivono le divinità slave, le menzioni a Perun sono le più frequenti.

Poiché la scrittura fu introdotta presso i popoli slavi solo dopo il contatto con i Greci e con i Romani, le più antiche testimonianze sono quelle di storici tardo-imperiali o bizantini, come Giordane e Procopio di Cesarea, entrambi del VI secolo. Nel suo De bello gothico quest'ultimo afferma, ad esempio, che:

«Gli Slavi riconoscevano un unico dio, creatore del fulmine, solo padrone dell'universo, a cui venivano sacrificati bestiame e uccelli di diverso tipo.»

La Cronaca degli anni passati riporta che quando Vladimir I entrò nel 980 a Kiev, eresse su un'altura un simulacro del dio scolpito in legno con la testa d'argento e i baffi d'oro. La Chronica Slavorum di Helmold di Bosau fa indirettamente riferimento a Perun nel descrivere la cristianizzazione delle tribù slave.

In diversi linguaggi slavi "fulmine" o "lampo" sono espressi o riconducibili al termine perun (dall'ucraino perun al polacco piorun e al lituano perkūnas). Derivante dal protoindoeuropeo *perkwu, che originalmente significava probabilmente "quercia", nel proto-slavo si evolse in "colpire", "uccidere", "percuotere"[1], mentre il proto-germanico *Þunraz (Þórr) deriva dalla radice *(s)tene-, ossia "tuono"[2].

Come riassume Aleksander Brükner a inizio del XX secolo nel citare Lubor Niederle[3]:

«Perun è la deificazione primitiva, indigena, slava, originalmente non antropomorfa del fulmine e del lampo; e siccome questo fenomeno naturale attirava l'attenzione più di ogni altro e incuteva agli uomini più paura e terrore, esso fu associato all'idea di una divinità più potente delle altre.»

Era inoltre riconosciuto come dio della guerra, e come tale era chiamato da alcune popolazioni con i nomi di Lad e Rugiavad, compagno di Yagabada. La Cronaca degli anni passati nomina Mokoš quale sua consorte; un altro suo possibile nome era Perunik. Con i suoi fulmini colpiva sempre i malvagi.

La somiglianza di Perun con Perkūnas (dio appartenente al pantheon lituano-baltico) mostra la stretta affinità tra i due e la comune origine presso le tribù balto-slave. Nella religione greca e romana questo dio è riconducibile a Zeus e a Giove, mentre in quella vedica a Indra.

Come Thor aveva come albero sacro la quercia. Ai piedi di alcune di queste, le più grandi e vecchie, situate solitamente in cima ad una collina, si trovavano aree sacre adibite alle preghiere e ai sacrifici: tori, arieti, uccelli ed anche uomini venivano sacrificati al dio. Alessandro Guagnini nel XVII secolo accenna a favole sul fuoco perpetuo di legno di quercia che si sarebbe tenuto acceso in suo onore a Novgorod[4].

Come dio del fulmine e del tuono, a lui vengono attribuite le folgoriti e le belemniti ed anche gli utensili di pietra di epoca preistorica, che in tutte le regioni di cultura slava vengono appunto chiamate pietre di Perun o pietre del fulmine. Le pietre di Perun proteggevano dalla sfortuna, dai malefici, dalle disgrazie e dai fulmini stessi.

Altri suoi possibili simboli sono la montagna, il firmamento, il cavallo e il carro.

  1. ^ Cahill, 2012, p.975.
  2. ^ Simek 1996, p.332.
  3. ^ Brückner, 1923,  p.58.
  4. ^ Brückner, 1923,  p.59.

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