Payne Fund Studies

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I Payne Fund Studies costituiscono progetti di ricerca condotti nei primi anni ‘30 del novecento per individuare gli effetti dei film sul comportamento delle giovani generazioni.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1929 e il 1932 la fondazione privata Payne decise di finanziare i Payne Fund Studies per rispondere empiricamente al clima di allarme sociale diffuso negli Stati Uniti in quegli anni a seguito della crescente popolarità ottenuta dal cinema. In questo periodo il cinema e i film prodotti ad Hollywood rappresentavano importanti momenti di svago e di evasione per una platea di dimensioni sempre più ampie che comprendeva, secondo i dati riportati da Dale (1935), circa 40.000.000 di minori tra gli spettatori. Inoltre, i film hollywoodiani raccontavano storie poco edificanti, proponendo comportamenti e modelli non esemplari relativi a crimini, sesso, tabacco e alcool (allora vietato negli Stati Uniti), esponendo i minori a messaggi negativi in aperto contrasto con valori e modelli educativi socialmente riconosciuti. I Payne Fund Studies si sono sviluppate grazie all’attenzione per le nuove generazioni, per i loro valori, atteggiamenti e comportamenti, promuovendo ben 13 ricerche riguardanti sia le tematiche dei film (sesso, crimine, amore, mistero, infanzia, storia, commedia e questioni sociali) sia le loro conseguenze emotive sugli individui di giovane età. In quegli anni i progetti di ricerca sono stati criticati dalla stampa contemporanea, ma sono stati determinanti per l’applicazione nel settore cinematografico delle linee guida morali di autocensura, note come Codice Hays.[1]

Le principali ricerche[modifica | modifica wikitesto]

Gli studi di ricerca più rilevanti relativi agli effetti del cinema sugli atteggiamenti degli adolescenti sono quelli di Peterson e Thurstone (1933). I due studiosi analizzarono come i bambini, dopo la visione di determinati film, orientassero il loro atteggiamento nei confronti di individui di etnie e/o di nazionalità diversa e riguardo a questioni socialmente rilevanti come la pena di morte, ecc. Blumer, invece, studiò nel 1933 le conseguenze emotive causate dal cinema sul comportamento quotidiano, nelle attività ludiche, oniriche e rispetto agli stili di vita. Nel loro insieme gli studiosi hanno concluso che il cinema influenza gli atteggiamenti e i comportamenti dei bambini e che tali effetti si sommavano e duravano nel tempo. I Payne Fund Studies sono stati inizialmente criticati per la loro scarsa scientificità, ma rappresentano un punto di partenza nella ricerca metodologica, avendo anticipando concetti e teorie, sviluppati poi nei decenni successivi.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c S. Bentivegna e G. Boccia Artieri, Le teorie delle comunicazioni di massa e la sfida digitale, Editori Laterza, 2 maggio 2019 ISBN 978-8859300502..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • S. Bentivegna e G. Boccia Artieri, Le teorie delle comunicazioni di massa e la sfida digitale, Editori Laterza, 2 maggio 2019 ISBN 978-8859300502.
  • Black, Gregory D. Hollywood Censored: Morality Codes, Catholics, and the Movies. Cambridge University Press (1996); ISBN 0-521-56592-8.
  • Rodman, George, Mass Media in a Changing World: History, Industry, Controversy, 2nd ed., McGraw Hill; ISBN 0-07-722453-1.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. https://brocku.ca/MeadProject/Blumer/1933/1933_11.html
  2. https://www.angelfire.com/journal/worldtour99/paynefund.html