Patriarcato di Lisbona

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Patriarca di Lisbona)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Patriarcato di Lisbona
Patriarchatus Lisbonensis o Ulixbonensis
Chiesa latina
 
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Angra, Funchal, Guarda, Leiria-Fátima, Portalegre-Castelo Branco, Santarém, Setúbal
 
PatriarcaRui Manuel Sousa Valério, S.M.M.
AusiliariJoaquim Augusto da Silva Mendes[1]
Patriarchi emeriticardinale Manuel José Macário do Nascimento Clemente
Presbiteri541, di cui 292 secolari e 249 regolari
2.765 battezzati per presbitero
Religiosi371 uomini, 1.091 donne
Diaconi90 permanenti
 
Abitanti1.678.950
Battezzati1.496.130 (89,1% del totale)
StatoPortogallo
Superficie3.735 km²
Parrocchie285 (17 vicariati)
 
ErezioneIV secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Maggiore
Santi patroniVincenzo di Saragozza
IndirizzoMosteiro de São Vicente de Fora, Campo de Santa Clara, 1149-085 Lisboa, Portugal
Sito webwww.patriarcado-lisboa.pt
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Portogallo
Il monastero di Alcobaça, il primo edificio gotico del Portogallo, patrimonio dell'umanità.
La basilica di Nostra Signora e di Sant'Antonio di Mafra, del XVIII secolo.
Il monastero dos Jerónimos nel quartiere Belém di Lisbona, costruito nel XVI secolo, patrimonio dell'umanità.
La Basilica da Estrela, conosciuta anche come Basilica reale e convento del Sacratissimo Cuore di Gesù.
La chiesa e il monastero di São Vicente de Fora, sede della curia patriarcale dal 1998.

Il patriarcato di Lisbona (in latino Patriarchatus Lisbonensis o Ulixbonensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Portogallo. Nel 2020 contava 1.496.130 battezzati su 1.678.950 abitanti. È retta dal patriarca Rui Manuel Sousa Valério, S.M.M.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il patriarcato comprende le subregioni portoghesi della Grande Lisbona e dell'Ovest.

Sede patriarcale è la città di Lisbona, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Maggiore. Nella capitale portoghese si trovano anche tre basiliche minori: Nostra Signora dei Martiri, Nostra Signora e Sant'Antonio e Sacratissimo Cuore di Gesù di Estrela (Basilica da Estrela). Nel territorio sorgono inoltre due monumenti ecclesiastici riconosciuti come patrimonio dell'umanità: il monastero di Alcobaça e il monastero dos Jerónimos.

Dal 1998 la curia patriarcale ha sede nel monastero di São Vicente de Fora.[2]

Vicariati[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio si estende su 3.735 km² ed è suddiviso in 285 parrocchie, dal 2011 raggruppate in 17 vicariati e 3 zone pastorali:[3]

Provincia ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

La provincia ecclesiastica di Lisbona comprende le seguenti suffraganee:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi di Lisbona (anticamente Olisipo) fu eretta nel IV secolo. Il suo primo vescovo documentato è Potamio, che aveva aderito all'arianesimo e come tale partecipò al terzo concilio di Sirmio nel 357, ma che successivamente ritornò all'ortodossia, come dimostra una sua lettera scritta a sant'Atanasio di Alessandria probabilmente dopo il concilio di Rimini del 359. Non sono più noti vescovi di Lisbona per i successivi due secoli, benché alcuni autori abbiano inserito arbitrariamente nella cronotassi dei nomi leggendari[4]; il secondo vescovo storicamente documentato è Paulo, che prese parte, in epoca visigota, al terzo concilio di Toledo del 589. Grazie alle sottoscrizioni dei concili nazionali, si può ricostruire una cronotassi dei vescovi di Lisbona fino al termine del VII secolo. In questo periodo la diocesi era suffraganea dell'arcidiocesi di Augusta Emerita.

In seguito all'invasione musulmana, la diocesi di Lisbona rimase vacante a partire dal 716; l'antica cattedrale visigotica fu ridotta a moschea ed il santuario dei martiri Verissimo, Massima e Giulia, molto venerati a Lisbona,[5] fu rasa al suolo. Benché una comunità cristiana sia sopravvissuta durante l'occupazione mussulmana, nessuno dei vescovi è stato tramandato dalle fonti storiche.

Dopo la riconquista cristiana, la diocesi fu ristabilita nel 1147 come suffraganea dell'arcidiocesi di Santiago di Compostela. Il primo vescovo della restaurata sede fu Gilberto di Hastings, un inglese arrivato a Lisbona al seguito delle truppe di liberazione, documentato per la prima volta nel dicembre 1149.[6] A lui si deve la costruzione della cattedrale a partire dal 1150, sul terreno di una vecchia moschea.

Il 10 novembre 1394[7] la diocesi fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana con la bolla In eminentissimae dignitatis di papa Bonifacio IX. Il papa assegnava alla nuova sede metropolitana, come suffraganee, le diocesi di Évora, Guarda, Lamego e Silves; a queste si aggiunsero, nel secolo seguente, alcune diocesi ultramarine, tra cui quelle di Angra e di Funchal.

Il 7 novembre 1716 l'arcidiocesi fu divisa nelle due arcidiocesi di Lisbona Orientale e Lisbona Occidentale e quest'ultima fu elevata a patriarcato per effetto la bolla In Supremo Apostolatus Solio di papa Clemente XI,[8] nota come "bolla d'oro", perché il sigillo fu apposto su un disco d'oro anziché di piombo. Propriamente il Patriarcato di Lisbona sorse non dall'arcidiocesi già esistente, ma dall'elevazione al rango di patriarca del Cappellano maggiore del Regno del Portogallo, che già aveva giurisdizione episcopale ordinaria su alcune parrocchie. Il titolo patriarcale fu richiesto anche per equiparare il cappellano del re portoghese al cappellano maggiore del Re di Spagna, che all'epoca era titolare del patriarcato delle Indie Occidentali. Tuttavia il titolo patriarcale è soltanto nominale e il patriarca di Lisbona non ha diritti maggiori rispetto agli altri metropoliti, anche se ottenne la precedenza sugli arcivescovi di Braga (primati del Portogallo). La cappella regia fu elevata a cattedrale patriarcale con il titolo di Nostra Signora Assunta (Nossa Senhora da Assunção) e il suo capitolo "reale e patriarcale" ebbe la precedenza per il suo rango su quello della vecchia cattedrale, esistente da secoli, fino all'unione dei due nel 1844. L'arcidiocesi di Lisbona Orientale aveva come suffraganee Guarda, Portalegre, Santiago di Capo Verde, São Tomé e Príncipe e di São Salvador in Congo (oggi arcidiocesi di Luanda). La sede patriarcale di Lisbona occidentale aveva invece come suffraganee Leiria, Lamego, Funchal e Angra.

Questa situazione si protrasse fino al 13 dicembre 1740, quando le due arcidiocesi furono riunificate con la bolla Salvatoris nostri Mater di papa Benedetto XIV. L'arcidiocesi di Lisbona Orientale era rimasta vacante dalla data di istituzione del patriarcato.

Il patriarca di Lisbona utilizzava, come il papa, sia la sedia gestatoria, sia il fanone, oltre che la falda di colore rosso, i flabelli e il baldacchino nelle processioni, inoltre utilizzava una mitra decorata con tre corone ricamate, come la tiara del papa. Queste concessioni furono elargite da papa Clemente XII nel 1738, tranne l'utilizzo della tiara, che probabilmente divenne di uso senza una formale concessione.

Il 30 settembre 1881 con la bolla Gravissimum Christi di papa Leone XIII la diocesi di Leiria (oggi diocesi di Leiria-Fátima) fu soppressa e parte del suo territorio fu incorporata nel patriarcato di Lisbona, che contava allora 344 parrocchie con 733.337 fedeli[9]. La situazione si protrasse fino al ristabilimento della diocesi, il 17 gennaio 1918 quando il territorio fu interamente restituito, ad eccezione della parrocchia di Formigais, ceduta il 25 marzo 1957.

Il 16 luglio 1975 il patriarcato cedette porzioni del suo territorio a vantaggio dell'erezione delle diocesi di Santarém e di Setúbal.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Il patriarcato nel 2020 su una popolazione di 1.678.950 persone contava 1.496.130 battezzati, corrispondenti all'89,1% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 1.297.000 1.621.400 80,0 440 348 92 2.947 369 1.059 324
1970 2.100.000 2.349.992 89,4 750 485 265 2.800 651 2.949 358
1980 1.950.000 2.150.000 90,7 708 371 337 2.754 1 591 1.471 238
1990 1.935.500 2.227.100 86,9 675 366 309 2.867 21 572 1.551 274
1999 1.894.315 2.205.077 85,9 620 322 298 3.055 25 518 1.338 284
2000 1.894.315 2.205.077 85,9 607 319 288 3.120 31 481 1.350 280
2001 1.894.315 2.205.077 85,9 600 309 291 3.157 30 485 1.303 280
2002 1.927.875 2.267.397 85,0 594 307 287 3.245 32 463 1.269 281
2003 1.927.875 2.267.397 85,0 622 326 296 3.099 38 456 1.262 282
2004 1.966.782 2.313.861 85,0 596 325 271 3.299 39 430 1.321 285
2011 1.869.000 2.235.000 83,6 604 330 274 3.094 79 413 1.094 288
2012 1.870.000 2.236.000 83,6 566 315 251 3.303 84 387 1.092 284
2015 1.648.885 1.924.650 85,7 543 291 252 3.036 84 401 1.104 285
2016[12] 1.628.838 1.886.157 86,4 537 291 246 3.033 85 393 1.095 285
2018 1.557.000 1.774.700 87,7 545 290 255 2.856 87 389 1.108 285
2020 1.496.130 1.678.950 89,1 541 292 249 2.765 90 371 1.091 285

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vescovo titolare di Caliabria.
  2. ^ (PT) Decreto de criação da Reitoria de S. Vicente de Fora, su www.patriarcado-lisboa.pt. URL consultato il 16 agosto 2023.
  3. ^ (PT) Decreto de Divisão e Denominação das Vigararias do Patriarcado de Lisboa, su www.patriarcado-lisboa.pt. URL consultato il 16 agosto 2023.
  4. ^ António (373), Neobrídio (430), Júlio (461), Azulano, João (500), Éolo (536), Nestoriano (578). Manuel Clemente, op. cit., p. 94.
  5. ^ Ricordati nel martirologio romano alla data del 1º ottobre.
  6. ^ Manuel Clemente, op. cit., p. 95.
  7. ^ Questa è la data riportata dall'Annuario Pontificio, secondo una tradizione radicata in Portogallo. António Brásio (op. cit.) dimostra che in realtà la bolla, il cui originale non esiste più, era del 1393 e non del 1394. Anche Eubel e Manuel Clemente riportano la data del 10 novembre 1393.
  8. ^ Testo della bolla in: Bullarum diplomatum et privilegiorum, vol. XXI, pp. 724-739.
  9. ^ (LA) Bolla Gravissimum Christi in Leonis XIII Pontificis Maximi Acta, vol. II, Romae, 1882, pp. 343-357.
  10. ^ Maria João Violante Branco, op. cit., p. 64.
  11. ^ Nominato dall'antipapa Clemente VII
  12. ^ Dati dall'Annuario Pontificio cartaceo del 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN313104174 · LCCN (ENn81136809