Passer moabiticus

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Passero del mar Morto


Esemplare maschio (sopra) e femmina (sotto),
fotografati in Turchia

Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Passeroidea
Famiglia Passeridae
Genere Passer
Specie P. moabiticus
Nomenclatura binomiale
Passer moabiticus
Tristram, 1864
Sinonimi
Passer italiae

Il passero del mar Morto o passera del mar Morto (Passer moabiticus Tristram, 1864) è un uccello passeriforme della famiglia Passeridae.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un piccolo passero, 12-13 cm di lunghezza che nidifica in pianura con alcuni arbusti, tra tamerici e vicino all'acqua. Costruisce il nido in un albero e depone dalle 4 alle 7 uova . Il maschio ha una corona bianca e sul collo un piccolo bavaglino nero. Ha un sopracciglio chiaro tendente al giallo cuoio nella parte posteriore e ai lati del collo delle macchioline gialle. La femmina è più piccola con un dorso bruno striato, la testa grigia e la parte inferiore nera. Questa specie si nutre principalmente di semi, come altri passeri. Il suo cinguettio assomiglia a quello della Passera Spagnola, ma è più debole.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

È caratteristico dell'area del mar Morto e del fiume Giordano, e lo si può trovare in quasi tutto il Medio Oriente (stabilmente in Egitto, Cipro, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Palestina, Siria, Turchia, di passaggio in Bahrein, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti); lo si può avvistare tuttavia anche in Afghanistan, Pakistan, India e, di passaggio, Grecia.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) BirdLife International, Passer moabiticus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Passeridae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 9 maggio 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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