Pasquale Romanelli

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Monumento a Nicola Demidoff (1870) in piazza Demidoff a Firenze, opera scolpita da Lorenzo Bartolini e completata da Pasquale Romanelli in seguito alla sua morte

Pasquale Romanelli (Firenze, 28 marzo 1812Firenze, 11 febbraio 1887) è stato uno scultore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Padre dello scultore Raffaello Romanelli e nonno di Romano, fu capostipite della celebre famiglia d'artisti toscani dei Romanelli.

Formatosi dapprima presso Luigi Pampaloni, poi con lo scultore neoclassico pratese Lorenzo Bartolini di cui divenne aiuto e allievo prediletto. Alla morte del maestro nel 1850 subentrò nella direzione del rinomato studio per completarne i lavori rimasti incompiuti. Stabilì poi il suo laboratorio nella chiesa settecentesca sconsacrata dell'Arcangelo Raffaello al numero 70 di Borgo San Frediano a Firenze, bottega nella quale lavorava già con Lorenzo Bartolini. L'atelier rimase attivo fino al 1887 come suo, e venne poi tramandato a Raffaello e a Romano Romanelli. La bottega è rimasta di proprietà della famiglia Romanelli, e ci si può ammirare ancora oggi, gessi e capolavori della dinastia.

Delle sue opere originali, oltre ai ritratti, notevoli la statua di Francesco Ferrucci 1847, Firenze, Loggiato degli Uffizi, e il monumento funebre di Lorenzo Bartolini nella Basilica di Santa Croce. Fu anche un fervidissimo patriota, poi perseguitato e forzato a esiliarsi.

Massone, fu affiliato il 7 maggio 1877 nella loggia Concordia di Firenze, proveniente dalla già loggia fiorentina Progresso Sociale,dove era stato insignito del 18º grado del Rito scozzese antico ed accettato[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fulvio Conti, Firenze massonica. Il libro matricola della Loggia Concordia (1861-1921) , Ed. Polistampa, Firenze, 2012, p. 176, no. 441.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Rosadi, In Memoria di Pasquale Romanelli, 24 giugno 1922, G. Spinelli & C.
  • A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani, Torino, 2003, p. 781; p. 815, fig. 1606

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