Pasquale Antonio Basili

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Pasquale Antonio Basili (Perugia, 28 gennaio 1734 – ...) è stato un maestro di cappella, compositore e organista italiano. Fu attivo nello Stato Pontificio nella seconda metà del Settecento.

Conosciuto anche come Pascale Antonio o con il solo nome di Pasquale e con i cognomi Basilii o Basilij, associati in varie forme, fu uno degli esponenti della numerosa famiglia di musicisti alla quale appartengono anche Francesco Basili e il figlio di quest'ultimo Basilio Basili.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Pasquale Antonio Basili nacque a Perugia il 28 gennaio 1734, figlio di Marc'Antonio Brunelli e Vittoria Basilij. Il padre praticava il mestiere di sarto e, dopo essere rimasto vedovo e con due figli dal primo matrimonio, si era risposato in seconde nozze con la vedova Vittoria Basilij. Da questo matrimonio nacque Pasquale, che fu battezzato nella chiesa di S. Maria della Misericordia di Perugia con i nomi di Pasquale Antonio Baldassarre[1]. Rimasto presto orfano di padre, venne mandato già in tenera età a Loreto presso il fratello della madre Andrea Basili, affermato musicista e maestro titolare della Cappella della Santa Casa di Loreto. Negli anni successivi studiò e si impratichì sotto la guida dello zio Andrea, presso il quale alloggiava, adottandone anche il cognome.

Terminata la sua formazione musicale, Basili iniziò a promuoversi attivamente, inviando sue composizioni ad accademie e cappelle musicali. Nel 1752 (ai suoi 18/19 anni) era indicato come maestro di cappella nella collegiata di Sant'Urbano ad Apiro[2]. Nel 1753 si presentò all'Accademia Filarmonica di Bologna per esservi aggregato come compositore[3]. In conformità alle norme per l'aggregazione dei musicisti «forestieri», ossia residenti al di fuori del territorio bolognese, Pasquale Antonio non fu sottoposto ad un esame, ma poté inviare da Loreto alcune sue composizioni in stile osservato. Il 30 giugno del 1753 indirizzava perciò al principe dell'Accademia Sette brevi componimenti in istile rigoroso sopra le parole Benedicamus Domino e Bononia docet per sottoporle al giudizio degli accademici[4]. Le composizioni superarono l'esame e Basili venne aggregato all'accademia prima come compositore studente[5] e più avanti come membro docente. Dal 1754 al 1756 Pasquale fu maestro di cappella presso la Collegiata di San Michele Arcangelo di Contigliano. Venne chiamato a Contigliano nel dicembre 1754, per sostituire il precedente maestro Valentino Marchetti, defunto l'11 aprile 1754. L'incarico precedette di un mese l'assunzione ufficiale[6].

Il 14 dicembre 1756, a 23 anni, Basili venne nominato all'incarico di maestro di cappella della Concattedrale di Santa Maria Assunta di Orte, rimasta vacante dal mese di novembre[7], prendendo effettivo possesso del suo incarico il 3 gennaio 1757[8]. Il posto però non sembrò soddisfarlo, dato che già il 7 marzo inviò una petizione infruttuosa al prefetto della musica del Capitolo del Duomo di Terni per essere nominato maestro di cappella in quella città[9][10]. Nacquero inoltre dei dissidi con il Capitolo della Cattedrale di Orte, che gli rinfacciava scarso rispetto e dedizione al lavoro[8]. Nel frattempo non smise comunque di cercare altre opportunità. Nell'estate dello stesso anno, su raccomandazione di Padre G.B. Martini dell'Accademia di Bologna, si presentò al concorso per il posto di maestro di cappella ad Orvieto[11], che diede esito negativo. Guastatisi definitivamente i rapporti con il coro di Orte, il 15 ottobre 1759, al termine del periodo concordato, riconsegnò la chiave dell'organo[8].

Dal 1760 al 1762 Basili fu presente in Ancona con l'incarico di organista al duomo. Abitava in centro, nella parrocchia di S. Pietro, alla Strada della Piana, casa 11[12]. Nel gennaio 1764 si recò a Bonn, in Germania, assunto al ruolo di mestro del teatro presso il Principe elettore di Colonia. L'incarico durò circa due anni, terminato il quale Basili rientrò in Italia e si trasferì a Roma dove, il 14 novembre 1766, fu nominato organista nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, in sostituzione di Muzio Clementi che era partito per l'Inghilterra e che all'epoca aveva solo 14 anni di età[13]. Pochi giorni dopo, il 24 novembre, tentò l'ammissione all'autorevole Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, passaporto indispensabile per poter esercitare a Roma ed anche in tutto lo Stato della Chiesa qualsiasi attività musicale[14]. L'esame non venne superato, ma fu ammesso al secondo tentativo e iscritto con il cognome Basily[15]. All'esame aveva partecipato con una composizione dal titolo Immolabit haedum, per Soprano, Contralto, Tenore, Basso, e In festo Corporis Xti[16]. Il 26 aprile 1767 Basili ottenne nella chiesa di San Lorenzo in Damaso anche il ruolo di maestro di cappella, mantenendo il suo precedente incarico di organista[17]. In quel periodo abitava a Roma in un appartamento di proprietà del Collegio Romano, sito nella via chiamata La Sirena Vecchia[18]. Nella stagione del carnevale 1768 debuttò al Teatro della Pallacorda di Firenze la sua opera Le nozze alla moda. Il doppio incarico alla chiesa di San Damaso terminò nel dicembre 1770.

Dal 1º novembre 1772 all'agosto 1776 Basili ricoprì il prestigioso incarico di maestro di cappella e organista della cappella musicale del duomo di Tivoli, ruolo che più di quarant'anni prima era stato dello zio Andrea. Nessuna notizia certa si ha dove abbia svolto incarichi nel periodo tra il 1776 e il 1780. In questo frattempo era morto a Loreto il 28 agosto 1777 lo zio Andrea.

Ad Orte, intanto, il nuovo maestro di cappella della cattedrale, Francesco Tondi, si era dimesso ed era stato eletto un sostituto provvisorio. Nonostante i trascorsi infelici con il capitolo, nel 1783 Basili fece una domanda per essere di nuovo nominato maestro di cappella in quella città e venne eletto per tre anni[19]. L'irrequietezza di Basili si ripresentò però anche in questa circostanza: il 9 ottobre 1784 chiese di essere dimesso per motivi personali, ma quando il suo successore rinunciò all'incarico poche settimane più tardi, Pasquale Antonio si precipitò a fare domanda di riammissione[19]. Il capitolo gli concesse l'incarico per due anni, ma già dopo un anno Basili rinunciò nuovamente, stavolta in via definitiva.

Avvenne in questi anni una polemica tra Basili e il maestro Francesco Capalti, innescata dall'esame di ammissione all'Accademia di Santa Cecilia sostenuto dalla candidata Maria Rosa Coccia il 28 novembre 1774. Coccia era una ragazza-prodigio quindicenne di Roma, figlia di uno speziale, che desiderava ardentemente essere annoverata tra i compositori di professione; si presentò a sostenere l'esame per l'ammissione alla Congregazione di S. Cecilia e lo superò, ma dovette attendere cinque anni affinché la sua promozione venisse ratificata. Il suo caso suscitò clamore quando nei primi mesi del 1780 Francesco Capalti scrisse un articolo in cui criticava la fuga composta dalla candidata, suo tema d'ammissione, sollevando seri dubbi sul valore dell'esperimento d'esame e avanzando l'ipotesi di errori e imperfezioni nella procedura, parzialità della commissione e affermando in ultima analisi che la sua promozione "era un disonorar la Scuola romana"[20]. La tesi di Capalti provocò un acceso dibattito nell'ambiente musicale italiano. Tra gli oppositori si inserì anche Basili, che scrisse al Capalti due lettere private, nelle quali esprimeva il suo disappunto. Nel 1784 diede inoltre alle stampe una lettera aperta, insorgendo a spada tratta a difesa della Scuola romana, dello zio Andrea e delle sue teorie musicali, lodando le qualità di Coccia, e accusando Capalti di pedestre ossequio al principio di autorità[21]. Capalti replicò alla lettera con un altro opuscolo a stampa, in cui lanciava a Basili una sfida musicale[22]. Non si sa se Pasquale Antonio abbia accettato la singolar tenzone, fatto sta che la sequenza di insulti tra i due finì lì.

Dal dicembre 1785 non si hanno più notizie su Basili. Il luogo e la data della sua morte sono sconosciuti.

Profilo e opera[modifica | modifica wikitesto]

Pasquale Antonio Basili non si distinse particolarmente nel panorama musicale del ‘700 alla pari di suo zio Andrea. Da Andrea però aveva preso un certo inquadramento musicale rigoroso e una certa vena didattica che lo portarono a sperimentare composizioni di stampo quasi matematico e seriale, vagamente ispirate a certe composizioni di Johann Sebastian Bach. Alcune sue composizioni a canone sembrano infatti caratterizzate da arditi esperimenti esecutivi. La sua produzione musicale ha contenuto esclusivamente religioso. Le messe da lui composte sono considerate dalla critica musicale non più che dignitose composizioni di carattere tradizionale barocco. Limitatissimo poi è il numero dei suoi manoscritti che ci è pervenuto.

La sua biografia ce lo descrive come uomo dal carattere irascibile e inquieto, inappagato, giramondo e instabile, sempre proteso verso sistemazioni migliori in termini di prestigio e di soddisfazione economica.

Composizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Sette brevi componimenti in istile rigoroso sopra le parole Benedicamus Domino e Bononia docet
1. Benedicamus Domino a 4 coll'obbligo del canto fermo
2. Idem, canone all'unisono, a 5
3. Idem, canone alla duodecima sopra col basso, a 3
4. Canone all'unisono, a 3
5. Canone a 2, una parte canta alla dritta e l'altra al rovescio, coll'obbligo di dire tutte le note del canto
6. Canone in subdiatessaron infinito, coll'obbligo etc
7. Bononia docet; Canone a 9 in subsemiditono rivolto col basso
  • Responsoria per il giovedì, il venerdì e il sabato della Settimana Santa (per ogni giorno tre notturni, per ciascuno dei quali ci sono responsoria divisi in tre movimenti, i primi due per quattro voci e l'ultimo per 3 o 4 voci soliste)
    1. In Monte Oliveti (f. lb)
    2. Tristis est anima mea (f. 3)
    3. Ecce, vidimus eum (f. 4b)
    4. Amicus meus osculi me tradidit signo (f. 6)
    5. Judas mercator pessimus (f. 7b)
    6. Unus ex discipulis meis (f. 8b)
    7. Eram quasi Agnus innocens (f. 10)
    8. Una ora non potuistis vigilare (f. 11b)
    9. Seniores populi consilium fecerunt (f. 13)
    10. Omnes amici mei derelinquerunt (sic) me (f. 14)
    11. Velum templi scissum est (f. 15b)
    12. Vineamea (f. 17)
    13. Tanquam ad latronem existis (f. 19b)
    14. Tenebre factae sunt (f. 20)
    15. Animam meam dilectam tradidi (f. 22)
    16. Tradiderunt me (f. 24)
    17. Jesum tradidit Impius (f. 25b)
    18. Caligaverunt oculi mei (f. 27)
    19. Sicut ovis ad occisionem (f . 28)
    20. Jerusalem, surge (f. 29)
    21. Plauge quasi virgo (f. 30)
    22. Recessit Pastor noster (f. 31)
    23. 0 vos omnes qui transitis (f. 32b)
    24. Ecce, quomodo moritur Justus (f . 33b)
    25. Astiterunt Reges (f. 35)
    26. Aestimatus sum cum descendentibus in lacum (f. 36)
    27. Sepulto Domino (f. 37)
    28. Benedictus Dominus Deus Israel (f. 38b)
    29. Christus factus est pro nobis obediens (f. 42b)
  • Miserere mei, Deus (per 3 e 4 voci sole + coro a 3-4 voci)
  • Sette componimenti a diverse voci in canone (1753)
  • Credo (in re magg, a 4 voci e orchestra)
  • Dextera Domini; Dominus Jesus (offertorio a 4 voci e organo)
  • Miserere mei Deus (per 3 e 4 voci sole + coro a 4 voci)
  • Ave Maria (a 4 voci con accompagnamento di basso, 1757)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Archivio di Stato di Perugia, Archivio storico del Comune di Perugia, Registri parrocchiali della popolazione, Vol. 41, Parrocchia S. Maria della Misericordia, Battezzati (1726-1735).
  2. ^ Nestore Morini, L'Accademia Filarmonica di Bologna (1666-1966), Bologna, 1991.
  3. ^ Accademia Filarmonica di Bologna, Registro dei verbali, II/2, c. 241r.
  4. ^ Sette brevi componimenti in istile rigoroso sopra le parole Benedicamus Domino e Bononia docet, Le composizioni indicate sono ora possedute in autografo dalla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano. I-Bc, DD.126.
  5. ^ Accademia Filarmonica di Bologna, Registro dei verbali, II/2, c. 242r-v.
  6. ^ Archivio storico comune di Contigliano, Registro delle uscite dal 1711 al 1783, c. 167.
  7. ^ Curriculum allegato alla lettera del 1757 e Robert Eitner, Biographisch-Bibliographisches Quellen Lexikon der Musiker und Musikgelehrten, vol. I, Lipsia, 1900, p. 363.
  8. ^ a b c Archivio storico diocesano di Orte, Risoluzioni capitolari, Reg. 8.
  9. ^ M. Bogiankino, A. Marabottini (a cura di), La cappella musicale del duomo di Terni, in “Esercizi- Arte, Musica, Spettacolo”, Volumi 8-14, Istituto di storia dell'arte medioevale e moderna, Perugia, De Luca, Roma, 1985.
  10. ^ M. Mostarda, Per una storia della cappella musica del Duomo di Terni, «Esercizi. Musica e Spettacolo», X, n.s. 1, 1991, pp. 15-35: 26.
  11. ^ Civico museo bibliografico musicale di Bologna, carteggi, I.17.194, I.17.194a.
  12. ^ Archivio storico diocesano di Ancona, Stato dell'Anime della Parrocchia di S. Pietro dell'anno 1761, c. 65 v.
  13. ^ Leon Plantinga, Clementi. La vita e la musica, Feltrinelli, 1980, p. 16, citando R. Casimiri, Note d'archivio per la storia musicale, X (1933), p. 249.
  14. ^ Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Catalogo dei Maestri compositori | dei professori di musica | e dei socii di onore della Congregazione ed Accademia di Santa Cecilia di Roma residente nel Collegio di S. Carlo a Catinari, Perego-Salvioni, Roma, 1845.
  15. ^ Lettera di Andrea Basili al segretario del conte Cornelio Pepoli Musotti del 4 gennaio 1773, I-Bc, I.017.158, SCH 0513.
  16. ^ Biblioteca e archivio musicale dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia – Roma, Raccolta di esami, volume primo. A p. 1: Collezione |delli esami tenuti nella Cong.ne|di S.ta Cecilia Dall'Anno 1741|fino al 1813. Indice alle pp. 1-9.
  17. ^ P. Barbieri, Ancora sugli organi di S. Lorenzo in Damaso, Roma. Con un elenco di organisti e maestri di cappella dal sec. XV al XIX, «Amici dell'organo di Roma», s. II, 4, 1985, 91-101: 98.
  18. ^ Claudia Cerchiai, Il Collegio Romano dalle origini al Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 2003, p. 160.
  19. ^ a b Archivio storico diocesano di Orte, Risoluzioni Capitolari, Reg. 10.
  20. ^ Critica all'esame fatto dalla signora Maria Rosa Coccia romana il dì XXVIII novembre MDCCLXXIV data da Francesco Capalti di Fossombrone, e maestro di cappella dell'insigne Cattedrale dell'antichissima città di Narni, "Giornale delle Belle Arti e delle Incisioni, Antiquaria, Musica e Poesia", anno MDCCXXXIII, Roma, 1784.
  21. ^ Lettera di Pascale Antonio Basili | accademico filarmonico, e maestro di cappella romano nella venerabil cattedrale di Orte | diretta al signor Francesco Capalti | in risposta alla critica dell'esame fatto dalla signora Maria Rosa Coccia, in Terni, per Antonino Saluzj, stampatore vescovile; in 4°, di due sole carte. Catalogo della biblioteca del liceo musicale di Bologna: I, p. 67 RISM: B/VI, p. 122c.
  22. ^ Museo internazionale e biblioteca della musica, Bologna. Risposta di Francesco Capalti alla lettera di Pasquale Antonio Basilj, che pretende di rispondere alla critica del suddetto sopra l'esame fatto dalla Sig. Maria Rosa Coccia. Senza nota tipografica, ma "Narni 1784" in 12°, di pag. 16. Collocazione: F.84.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Quadrivium, Volume 3, Università di Bologna, 1992.
  • (DE) Alfred Baumgartner, Musik der Klassik, Convent Verlag, 1982.
  • (DE) Friedrich Blume, Die Musik in Geschichte und Gegenwart: allgemeine Enzyklopädie der Musik, Volume 15, Bärenreiter-Verlag, 1973.
  • Laura Callegari Hill, Nestore Morini, L'Accademia Filarmonica di Bologna, A. M. I. S., 1991.
  • Remo Giazotto, Quattro secoli di storia dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, Volume 2, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 1970.
  • Nestore Morini, L'Accademia Filarmonica di Bologna, 1666-1800: statuti, indici degli aggregati e catalogo degli esperimenti d'esame nell'archivio, con un'introduzione storica, L'Accademia filarmonica di Bologna (1666-1966).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]