Partito Liberale Democratico Italiano

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Partito Liberale Democratico Italiano
LeaderAntonio Salandra, Vittorio Emanuele Orlando
StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondazione1919 (coalizione)
14 aprile 1921 (partito)
Dissoluzione8 ottobre 1922
Confluito inPartito Liberale Italiano
IdeologiaLiberalismo
Conservatorismo nazionale
Liberaldemocrazia
Conservatorismo liberale
Conservatorismo progressista
Liberalismo classico
Liberalismo sociale
Radicalismo
Monarchismo
Nazionalismo
CollocazioneCentro
CoalizioneBlocchi Nazionali (1921)
Lista Nazionale (1924)

Il Partito Liberale Democratico Italiano (PLDI), o Partito della Democrazia Liberale, fu uno schieramento politico attivo in Italia negli anni venti del XX secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque nel 1921 come risultato del congresso tenuto dal 14 al 15 aprile dalle 15 Liste concordate di liberali, democratici e radicali che alle precedenti elezioni politiche italiane del 1919 si erano presentate con candidati unitari ottenendo il 15,9% dei voti:

L'unificazione in un solo partito venne decisa di fronte all'avanzata dei partiti Popolare e Fascista. Il primo segretario fu Mario Verdiani, promotore della Federazione del Partito Liberale Democratico Italiano per l'unificazione dei liberali salandrini con gli interventisti di destra. Anche lo scrittore Goffredo Bellonci aderì al partito. Il PLD ebbe vita breve e travagliata a causa delle divergenze di idee tra gli aderenti, molto eterogenei.

Un successivo congresso del Pldi si tenne nel luglio del 1920 a Roma, con l’obiettivo di promuovere la formazione di un «grande partito liberale» che avrebbe dovuto portare all’unificazione delle forze liberali, dai radicali, ai combattenti del Partito del rinnovamento e ai nazionalisti. Al congresso parteciparono oltre che esponenti della corrente salandrina, anche, in qualità di osservatori, due esponenti del gruppo parlamentare di «Democrazia Liberale» (filogiolittiana).

Se il progetto di un «grande partito liberale» si dimostrò una prospettiva non realistica, rimase aperta l’alternativa di una «piccola unificazione» tra liberali filosalandrini e filogiolittiani, nonostante l’incomprensione dei primi verso il governo Giolitti-Sforza. Le elezioni amministrative avevano premiato le liste liberali e in questa occasione il Pldi aveva favorito l’intesa con altre formazioni liberali.

Dopo le elezioni si tennero alcuni congressi regionali tra cui quello toscano (marzo 1921) e quello dell’Alta Italia, che si svolse a Milano (23 gennaio 1921). A seguito dei congressi regionali venne convocato un congresso nazionale per il 10-12 aprile del 1921. In occasione di questi congressi non fu possibile nemmeno realizzare la «piccola unificazione» tra liberali di destra e filogiolittiani. Nonostante ciò il Pldi raggiunse una certa forza organizzativa nelle regioni del Centro-Nord (Piemonte, Lombardia, Toscana e Marche) e poteva contare su di un reseau di giornali riuniti nella Federazione della stampa periodica liberaldemocratica, costituitasi nel settembre 1921.

Il primo simbolo del PLDI fu la Stella d'Italia raggiata (ereditato dal Partito Liberale Democratico del 1919) e che fu utilizzato anche dalle liste dei "Democratici indipendenti" nel 1924; tuttavia il patrimonio iconografico dei liberaldemocratici comprendeva anche la bandiera tricolore con lo scudo sabaudo e la fiaccola, simboli di chiara ascendenza risorgimentale.

Alle elezioni del 1921 ottenne il 10,4%. Per un breve periodo i giolittiani ed i salandrini collaborarono per poi dividersi nuovamente in due gruppi parlamentari distinti, rispettivamente Gruppo Liberal-democratico (salandrini) e Democrazia Liberale (giolittiani). I liberaldemocratici antigiolittiani che non entrarono nell'Unione Liberale, confluirono poi nel gruppo parlamentare Unione Democratica che aveva unificato liberaldemocratici e demosociali.

Terminato l'esperimento dell'Unione Democratica – nata per dare successivamente vita ad un grande partito liberaldemocratico e nazionale, ma che poi, a causa delle divergenze tra la "destra" liberaldemocratica e la "sinistra" demosociale, non era riuscita ad incidere sullo sviluppo del sistema politico italiano – il PLDI partecipò nel 1922 al congresso fondativo del Partito Liberale Italiano confluendovi.

Nelle Elezioni politiche del 1924 la gran parte degli ex liberaldemocratici si candidò nella Lista Nazionale (come, ad esempio, Antonio Salandra e Vittorio Emanuele Orlando) mentre altri appoggiarono la scelta di Giovanni Giolitti di presentare una lista liberale autonoma e quella della "Opposizione costituzionale". I liberaldemocratici eletti nel "Listone" furono 5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]