Panaphis juglandis

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Afide maggiore del noce
Diversi esemplari immaturi nella tipica disposizione "a spina di pesce" lungo la venatura principale della foglia, con alcune formiche che se ne prendono cura
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Phylum Arthropoda
Subphylum Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Exopterygota
Subcoorte Neoptera
Superordine Paraneoptera
Sezione Rhynchotoidea
Ordine Rhynchota
Sottordine Homoptera
Sezione Sternorrhyncha
Superfamiglia Aphidoidea
Famiglia Aphididae
Sottofamiglia Calaphidinae
Genere Panaphis
Specie P. juglandis
Nomenclatura binomiale
Panaphis juglandis
(Goeze, 1778)
Sinonimi

Aphis juglandis
Goeze, 1778
Callaphis juglandis
Callipterus iuglandis
Macchiati, 1883
Callipterus juglanalis
Narzikulov & Umarov, 1969[1][2]

L'afide maggiore del noce (Panaphis juglandis (Goeze, 1778)) è un insetto dell'ordine dei rincoti e della famiglia degli Afididi[1][2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Una formica della specie Crematogaster scutellaris si prende cura di un gruppo di afidi, un adulto e diversi esemplari immaturi (Piazzo, Segonzano, Trentino)

Negli stadi immaturi, gli afidi sono di colore giallognolo, con file di macchie marroncine sul dorso[3][4]; gli adulti sono più grandi (circa 3,5-4,3 mm) e alati, anch'essi giallognoli, con capo e torace neri e bande nere trasversali sull'addome, con sifuncoli corti e troncati[4]. Le uova sono molto scure, quasi nere[3].

La colorazione degli afidi è aposematica, ma non è da escludere che si tratti di mimetismo batesiano[4]. Nel caso degli stadi immaturi, inoltre, è possibile che la colorazione abbia anche funzione criptica, permettendo agli afidi allineati sulla nervatura della foglia di passare inosservati ai predatori[4].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

È una specie monofaga, che si nutre cioè di un solo tipo di pianta, in questo caso esclusivamente il noce bianco (Juglans regia)[5]. Generalmente, gli afidi stazionano sulla pagina superiore della foglia, allineati lungo la venatura centrale e con il capo rivolto verso il picciolo, e spesso vengono curati dalle formiche[3][4][5].

Le uova vengono deposte nella corteccia della pianta e vi passano l'inverno; in marzo-aprile emergono le "fondatrici", femmine vivipare partenogenetiche che danno vita a una serie di generazioni primaverili-estive direttamente sulla pianta; in settembre-ottobre compaiono poi le forme sessuate (maschi e femmine), che saranno quelle che deporranno le uova[3][4].

Panaphis juglandis condivide la pianta ospite con un'altra specie di afide leggermente più piccola, Cromaphis juglandicola (che sosta invece sulla faccia inferiore delle foglie), oltre che con altre specie, che però non sono specie-specifiche (attaccano perciò anche altre piante)[3][4]. Va notato, però, che raramente le due specie convivono sulla stessa pianta, poiché P. juglandis è apparentemente danneggiato dalla melata e dai detriti prodotti da C. juglandicola, che cadono dalle foglie soprastanti[4].

Danni e lotta[modifica | modifica wikitesto]

Come per il resto degli afidi, i danni alla pianta sono dovuti alle punture che effettuano per nutrirsi, che possono causare deformazioni delle foglie e necrosi localizzate, oltre che alla produzione di melata[3].

L'afide del noce può essere combattuto, come per tutti gli afidi, in primo luogo con l'introduzione o il favoreggiamento di specie sue predatrici o parassite, fra cui coccinelle, sirfidi, cecidomidi e varie specie di imenotteri parassitoidi[3]. Si può inoltre ricorrere a rimedi chimici, consigliabili però solo in caso di infestazioni massicce[3].

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Altri esemplari curati da formiche presso il lago di Santa Croce (provincia di Belluno, Veneto)

In Europa la specie è attestata quasi ovunque, con l'eccezione delle isole di Irlanda, Islanda, Sardegna e Creta e di alcuni paesi, principalmente nordorientali (Russia, Bielorussia e paesi baltici)[2]; nella penisola scandinava è rara, documentata Scania (Svezia) e, dal 2014, in Norvegia, quando è stata rinvenuta nel giardino botanico dell'università di Oslo, mentre è assente in Finlandia[2][4][6]. È inoltre presente in Turchia, in alcune parti dell'Asia centrale e in Pakistan, ed è stata introdotta nella Costa Occidentale degli Stati Uniti[1][4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Panaphis juglandis (Goeze, 1778), su GBIF. URL consultato il 12 luglio 2018.
  2. ^ a b c d (EN) Panaphis juglandis (Goeze, 1778), su Fauna europaea. URL consultato il 12 luglio 2018.
  3. ^ a b c d e f g h Afidi del noce, su Agraria.org. URL consultato il 12 luglio 2018.
  4. ^ a b c d e f g h i j (EN) Panaphis juglandis - Large walnut aphid, Dusky-veined walnut aphid, su InfluentialPoints.com. URL consultato il 12 luglio 2018.
  5. ^ a b (EN) Panaphis juglandis, su Plant Parasites of Europe. URL consultato il 12 luglio 2018.
  6. ^ (PDF) (EN) Trude Magnussen e Lars Ove Hansen, Panaphis juglandis (Goeze, 1778) and Chromaphis juglandicola (Kaltenbach, 1843) (Hemiptera, Aphididae) in Norway – two aphid species associated with common walnut (Juglans regia L.) (PDF), in Norwegian Journal of Entomology, 8 dicembre 2014. URL consultato il 12 luglio 2018.

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