Pali d'Aragona

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Armi della Corona di Aragona
Insegna del re d'Aragona nel Libro del conocimiento.

I Pali d'Aragona (in aragonese, Barras d'Aragón; in spagnolo, Barras de Aragón) sono l'antico simbolo araldico dei re della Corona d'Aragona. In catalano vengono chiamati els quatre pals ("i quattro pali").

Sono composti da quattro frange verticali rosse su fondo dorato o giallo. La descrizione araldica corretta è: d'oro, a quattro pali di rosso. Sono presenti nello stemma di Spagna e di Andorra così come in quelli di Aragona, di Catalogna, della Comunità Valenciana, delle Isole Baleari, della Cheneralidat d'Aragón, della Generalitat de Catalunya, della città di Barcellona, della città di Valencia, della Generalitat Valenciana e degli stemmi delle città è popolazioni del territorio che apparteneva alla Corona d'Aragona.

È, con delle varianti, il motivo principale delle bandiere delle comunità autonome spagnole che formarono parte della Corona d'Aragona. Questa bandiera ha il nome di senyera nel territorio di lingua catalana.

Stemmi che le includono[modifica | modifica wikitesto]

Pennone della Conquista di Giacomo I.

I territori spagnoli che la utilizzano sono:

In Italia è presente sullo stemma dei seguenti enti territoriali:

I colori rosso e giallo sono inoltre presenti sui seguenti simboli e bandiere, anche se il loro rapporto con le barre è, in vari gradi, controverso:

Altri territori che ne fanno uso sono:

È inoltre presente sullo stemma dell'ordine di Santa Maria della Mercede e del cardinale Juan Omella.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Stemma d'Aragona e Sicilia.

Prime testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

Non ne esiste nessun riferimento documentale chiaro prima del 1150, dove fa la sua apparizione come stemma prearaldico in un sigillo di Raimondo Berengario IV, anche se la chiarezza del sigillo e la sua obbligatoria monocromia ne rendono dubbiosa l'attribuzione, in quanto lo scudo in “palo” e bloccato rifletteva gli abituali rinforzi difensivi degli scudi della metà secolo XII.

Le prime testimonianze sicure sono i sigilli della cancelleria di Alfonso II. Si uso come prova della sua discendenza dalla casa contale barcellonese un sarcofago del 1082 di Raimondo Berengario II, dove appaiono 15 pali d'oro e di rosso, il che ha portato a ipotizzare da parte di alcuni araldisti (Fluvià) che questa sia l'origine delle quattro barre[senza fonte]. Si tratta di una decorazione imposta al momento della traslazione, nel 1385, all'interno della Cattedrale di Gerona per iniziativa di Pietro IV di Aragona, in quanto la pittura in questione sarebbe di 300 anni posteriore e nella sua collocazione originale è impossibile che si conservasse durante tre secoli durante i quali sarebbe stata sottoposta alle intemperie, come dimostra convincentemente Alberto Montaner Frutos[1]. Altri storici (Guillermo Fatas e Guillermo Redondo, Moya) rafforzano con ampia erudizione e documentazione medievale l'argomento che questo emblema proviene dal legame del regno d'Aragona con la Santa Sede[senza fonte].

Simbolo di Aragona[modifica | modifica wikitesto]

Attuale bandiera della provincia di Saragozza, che riproduce la Croce di San Giorgio con stemma delle armi.

In ogni caso, il lignaggio dei Sovrani d'Aragona è l'unico portatore dei quattro pali di rosso in campo dorato, posto che Alfonso II lo riceve dal legittimo successore che gli concede di averlo in quanto membro della Casa d'Aragona. Allo stesso modo lo ereditano i suoi figli in quanto dignità famigliare ed è sempre vincolato al titolo principale di re d'Aragona (nel diritto aragonese medievale conosciuto come "matrimonio en Casa"), lignaggio al quale accede tramite il matrimonio con l'erede della casa, Petronilla di Aragona, essendo estinta la possibilità di successioni per via maschile.

Nel señal de la Casa de Aragón sono un emblema la cui origine probabilmente risale al viaggio di Sancho Ramírez (1064-1094) a Roma nel 1068 per consolidare il giovane regno d'Aragona offrendosi in vassallaggio al Papa, vassallaggio documentato insieme all'ammontare del tributo annuo di 600 marchi d'oro. Da ciò si è dedotto che da questo viaggio tornarono come emblema del vincolo vassallatico le barre rosse e oro, ispirate ai colori propri della Santa Sede, documentati dalle cinture di lemnisco dei sigilli vaticani, e visibili tuttora nell'ombrello Vaticano. È da rammentare, che nella seconda metà del XII secolo, il señal de la Casa de Aragón era solo un distintivo famigliare, e non territoriale, in modo tale che non era possibile che i sudditi s'indentificassero con esso, e che quindi era riconosciuto solo come attributo del proprio re o dell'autorità da lui emanata.

Confusione posteriore[modifica | modifica wikitesto]

La confusione sopra la sua origine contale è dovuta agli studi che la renaixença dedicò nel XIX secolo a questi simboli, utilizzando la storiografia del secolo XVI e appoggiandosi sul fatto che Pietro IV avesse nel secolo XIV rigorose conoscenze araldiche. Pietro IV pensò che erano le armi araldiche del suo lignaggio, in quanto dimenticò i termini con cui si regolava l'uso di queste armi presenti nel documento matrimoniale che legava Petronilla e Raimondo Berengario I.

Stemma attuale della Comunità Valenciana, con il cimiero del dragone

Pietro IV usò in abbondanza altri simboli cavallereschi, come la cosiddetta Croce di Íñigo Arista e la usò per la prima volta credendo che fosse il simbolo degli antichi re d'Aragona. Si sbagliava, perché fu al suo lignaggio, e non il contrario, quello al quale si cedette il señal dei quattro pali.[senza fonte] Allo stesso modo fu introdotta la Croce di San Giorgio, fondando anche un Ordine cavalleresco valenciano caratterizzato da questo emblema.

Inoltre, fu lui che uso un cimiero con un dragone (probabilmente un emblema parlante: D'(A)ragona=dragone) e nominò San Giorgio patrono d'Aragona; di conseguenza lo diventò di tutti i regni (Valencia, Maiorca, Sicilia) e contee, Barcellona, che componevano la Corona d'Aragona. Da questo drago in cimiero ebbe origine, per deformazione, il “pipistrello” della bandiera di Valencia.[2][3]

La designazione reale in tutta la documentazione medievale è "El senyal real del rei d'Aragón" ("Il simbolo regale dei re d'Aragona"), senza che appaia in nessun documento la denominazione di "senyera" né quella della discendenza dei "Conti-Re", ambedue denominazioni proveniente dalla storiografia del XIX secolo. D'altra parte, il titolo di re d'Aragona è il principale di questa Casa e fu utilizzato da tutti i re d'Aragona prima menzionati, inclusi Martino l'umanista o Alfonso il magnanimo. Solo se si proclamava il titolo completo compariva quello di "Conte di Barcellona", che è l'unica denominazione possibile nel Medioevo.

Origine catalana[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera con le barre nella Plaça Octavià de Sant Cugat del Vallès.

Alcuni studiosi catalani attribuiscono l'origine delle barre d'Aragona al conte Goffredo il Villoso (Guifré el Pilós), nel secolo IX. Goffredo era figlio del Sunifredo di Urgel, e riunì sotto il suo governo le contee di Barcellona, Urgel, Cerdagna, Besalú e Gerona, prima di riconquistare Montserrat, fondare il monastero di Sant Joan de les Abadesses e rivitalizzare quello di Ripoll. Ripopolò tutto il centro della Catalogna è così consolidò la sua unità interna.

Con lui ebbe inizio la casa di Barcellona, la dinastia catalana che reggerà, per più di cinquecento anni, la vita della Catalogna. In una delle sue imprese, decise, con i suoi seguaci, una vittoria dei Franchi sui Normanni. Il premio che avrebbe ricevuto per questo fu uno scudo con la parte inferiore d'oro, dalle mani del re Carlo il Calvo. Spiega poi la leggenda che il re stesso avrebbe dipinto con le mani macchiate dal sangue proveniente dalle ferite del conte le quattro barre rosse. In realtà la leggenda non ha fondamento storico in quanto Carlo il Calvo morì 20 anni prima di Goffredo il Villoso. Fluvia propone come prova documentale una copia miniata della versione catalana della Cronaca di San Giovanni della Peña dove compare il conte Guifredo (non suo figlio, Goffredo il Villoso) rendendo vassallaggio all'imperatore Carlo Magno, e dove compaiono scudi inesatti. Quello di Carlo Magno, che non ne fece mai uso, è chiaramente leggendario: all'epoca non esistevano emblemi araldici ma solo simboli di potere, come potevano essere portare una spada o uno scettro. Quello di Guifredo si deve al fatto che la cronaca fu compilata durante il regno di Pietro IV nella seconda metà del XIV secolo.[1]

Stemma di Giovanni II di Aragona, Re di Aragona e di Navarra, nel quale vi sono riuniti i simboli araldici di entrambi i regni.

Galleria degli stemmi con le barre[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Alberto Montaner Frutos, El señal del rey de Aragón: historia y significado (PDF), Saragozza, Ist. Fernando el Catolico, 1995. URL consultato il 19 maggio 2015.
  2. ^ Emblema di Valencia - Lo stemma di Valencia nato dallo scudo Aragonese, su La guida di Valencia scritta da chi vive a Valencia, 24 giugno 2019. URL consultato l'11 febbraio 2023.
  3. ^ Stemma di Valencia: conoscere la storia di Valencia | Visit Valencia, su www.visitvalencia.com. URL consultato l'11 febbraio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) FATÁS, Guillermo, y REDONDO, Guillermo, La bandera de Aragón, Zaragoza, Guara, (Colección Básica Aragonesa, 3), 1978.
  • (ES) FATÁS, Guillermo Y REDONDO, Guillermo Blasón de Aragón: el escudo y la bandera Zaragoza, Diputación General de Aragón, D.L. 1995
  • (ES) FATÁS, G. y REDONDO, G. Palos de Aragón, voz de la Gran Enciclopedia Aragonesa, vol. IX, Zaragoza, 1981.
  • (ES) FLUVIÀ I ESCORSA, Armand de, Els quatre pals: l'escut dels comtes de Barcelona, Barcelona, Rafael Dalmau (Episodis de la Història, 300), 1994.
  • (ES) MENÉNDEZ PIDAL DE NAVASCUÉS, Faustino, "Palos de oro y gules", 1991, en Studia in Honorem Prof. M. de Riquer, Barcelona, Jaume Vallcorba (Quaderns Crema), vol. IV pp. 669–704
  • (ES) MONTANER FRUTOS, Alberto, El señal real del rey de Aragón: historia y significado. Zaragoza, Institución "Fernando el Católico", 1995.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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