Palazzo Carcassola (Marzano)

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Palazzo Carcassola
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàMarzano
IndirizzoVia IV Novembre, 2
Coordinate45°25′30.31″N 9°26′35.69″E / 45.425086°N 9.443248°E45.425086; 9.443248
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI-XVII secolo
Usoresidenziale
Altezza48 m (torre)
Piani3

Il palazzo Carcassola, talvolta detto anche Castello,[1] è un palazzo nobiliare di campagna posto nel centro abitato di Marzano, frazione del comune italiano di Merlino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini del palazzo Carcassola non sono note con precisione, ma è opinione di molti storici che l'edificio sia stato costruito alla fine del Cinquecento o nel primo Seicento[2] come dimora della nobile famiglia Carcassola,[3][4] investita fin dal 1527 del feudo di Marzano.[5][6]

Alcuni studiosi ipotizzano che il palazzo sia stato costruito sulle fondamenta di un antico castello,[3][7][1] la cui presenza a Marzano è attestata da un documento del 1370;[5] ma è anche ipotizzabile che l'antico castello di Marzano fosse l'edificio con torre tuttora esistente in via IV Novembre 27, e che il palazzo Carcassola sia stato costruito ex novo in sostituzione di questo divenuto troppo angusto.[5]

Già durante il Seicento il palazzo venne venduto dai Carcassola ai Riccardi, e nel 1647 da questi ai Barbiano di Belgioioso.[2][6] Nella prima metà dell'Ottocento appartenne quindi ai Trotti di Vimercate, estinti nel 1844.[2][8]

Cessata la funzione di dimora nobiliare, il palazzo andò incontro a una lunga fase di declino e di degrado: gli arredamenti vennero venduti, gli edifici rustici abbattuti e il giardino adibito a coltivazioni agricole; il palazzo stesso rimase a lungo in abbandono o adibito ad usi impropri, come l'impianto di una filanda[8] o il ricovero di profughi durante le due guerre mondiali.[9]

Finalmente, alla fine del Novecento il nuovo proprietario, signor Vincenzo Grugni, iniziò a proprie spese un'opera di progressivo restauro, che tuttavia si interruppe alla sua morte nel 2010.[10]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

L'ingresso principale, posto sul lato ovlest

L'edificio è posto al limite occidentale del centro abitato di Marzano, lungo la strada per Merlino e Zelo.

Esso ha pianta di forma rettangolare[1] allungata in senso ovest-est,[10] preceduta sul lato ovest da due avancorpi aggiunti successivamente[6][7][11] che definiscono una piccola corte d'onore prospiciente l'ingresso principale;[3] la facciata est, rivolta verso il paese, è dominata da una torre-belvedere alta 42 m.[10] Complessivamente l'edificio possiede un aspetto severo che ricorda le architetture castellane, accentuato dal muro a scarpa che ne costituisce la base lungo la facciata nord.[3][6][11]

Al centro dell'edificio si apre un cortile in parte loggiato,[7][11][12] in passato ornato da ricche decorazioni pittoriche ora scomparse.[6][10]

Gli interni conservano ancora in molti ambienti motivi d'interesse, come gli antichi camini o gli affreschi che ornano molte stanze; molti di questi sono attribuibili a Giovanni Ghisolfi e databili intorno al 1660; altre stanze rivelano invece una diversa mano di epoca successiva, che si potrebbe attribuire al Castellino e datare al 1720 circa.[13] Notevole anche lo scalone d'onore d'epoca barocca.[8][10][12]

L'ampio giardino, che si estendeva sui lati orientale e meridionale del palazzo ed era ornato da peschiere e giochi d'acqua,[6] è oggi adibito ad uso agricolo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Contino, Castello di Marzano.
  2. ^ a b c Mazza e Pallavera (2013), p. 103.
  3. ^ a b c d Langé (1972), p. 399.
  4. ^ Giambattista Sannazzaro, I monumenti del territorio, in L'arte nel territorio di Melegnano (1977), p. 77.
  5. ^ a b c Mazza e Pallavera (2013), p. 102.
  6. ^ a b c d e f Marubbi e Miscioscia (2016), p. 199.
  7. ^ a b c Bascapè e Perogalli (1960), p. 176.
  8. ^ a b c Marubbi e Miscioscia (2016), p. 200.
  9. ^ Mazza e Pallavera (2013), p. 104.
  10. ^ a b c d e Mazza e Pallavera (2013), p. 105.
  11. ^ a b c Novasconi (1981), p. 74.
  12. ^ a b Langé (1972), p. 400.
  13. ^ Marubbi e Miscioscia (2016), pp. 199-200.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Carlo Bascapè e Carlo Perogalli (a cura di), Castelli della pianura lombarda, Milano, Electa, 1960, p. 176, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0028400.
  • Santino Langé, Ville della provincia di Milano. Lombardia 4, Milano, SISAR, 1972, pp. 399-400, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\MIL\0194097.
  • Rotary club Milano-Melegnano (a cura di), L'arte nel territorio di Melegnano, introduzione di Carlo Perogalli, Milano, Nuove edizioni, 1977, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\SBL\0161506.
  • Armando Novasconi, Castelli intorno a Lodi, Lodi, Banca Popolare di Lodi, 1981, pp. 73-74, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\TO0\1563677.
  • Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Angelo Contino, Castelli in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1982.
  • Antonio Mazza e Ferruccio Pallavera, Castelli, rocche e torri. Storia delle fortificazioni tra Lambro, Adda e Po, Bolis, 2013, pp. 101-105, ISBN 978-88-7827-246-0.
  • Dimore storiche. Forme dell'abitare a Lodi e nel territorio dal Medioevo all'Ottocento, testi di Mario Marubbi e Annunziata Miscioscia, fotografie di Antonio Mazza, Azzano San Paolo, Bolis, 2016, p. 199-200, ISBN 978-88-7827-330-6.

Ulteriori approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Perogalli (a cura di), Cascine del territorio di Milano, edito dall'Ente provinciale per il turismo di Milano, 1975, pp. 79-80, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\MIL\0531396.
  • Flavio Conti, Vincenzo Hybsch e Antonello Vincenti, I castelli della Lombardia. Province di Milano e Pavia, edito dalla Regione Lombardia - Settore Cultura e Informazione Servizio Musei e Beni Culturali, 1990, p. 72, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\CFI\0167314.
  • Stefania Biancossi, Merlino, palazzo Carcassola-Grugni. Una reggia rinascimentale giunta fino ai giorni nostri, Milano, 2005.

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