Oswald Garrison Villard

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Villard nel 1930

Oswald Garrison Villard (Wiesbaden, 13 marzo 1872New York, 1º ottobre 1949) è stato un giornalista statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Oswald Garrison Villard nacque il 13 marzo 1872 a Wiesbaden, in Germania, dove i suoi genitori stavano vivendo in quel momento. Suo padre, Henry Villard era immigrato negli Stati Uniti dalla Germania ed era un giornalista; sua madre, Fanny Garrison Villard, era una suffragetta tra le fondatrici del Women's Peace Movement e figlia dell'abolizionista William Lloyd Garrison. Henry Villard aveva investito nello ferrovie e acquistato The Nation e il New York Evening Post. Subito dopo la nascita di O.G. Villard, la famiglia tornò in America e nel 1876 si stabilì a New York.[1]

Villard si laureò ad Harvard nel 1893, dove tornò per conseguire un ulteriore specializzazione in storia statunitense dopo aver trascorso un anno in viaggio in Europa con il padre. Assunto come assistente, avrebbe potuto intraprendere la carriera accademica, ma preferì dedicarsi al giornalismo.[1] Nel 1896 fu assunto come apprendista dal Philadelphia Press, ma, a suo dire, il quotidiano assecondava troppo gli inserzionisti. Iniziò quindi a lavorare presso l'Evening Post del padre, curando una pagina del sabato. Scrisse regolarmente per il New York Evening Post e The Nation e i sé stesso e dei suoi colleghi scrisse:

(EN)

«[...] radical on peace and war and on the Negro question; radical in our insistence that the United States stay at home and not go to war abroad and impose its imperialistic will upon Latin-American republics, often with great slaughter. We were radical in our demand for free trade and our complete opposition to the whole protective system.»

(IT)

«[...] radicali sulla pace e sulla guerra e sulla questione dei negri; radicali nella nostra insistenza sul fatto che gli Stati Uniti rimanessero a casa e non s'impegnassero in guerre all'estero, né imponessero la propria volontà imperialistica sulle repubbliche latino-americane, spesso con grandi carneficine. Eravamo radicali nella nostra richiesta di libero commercio e la nostra totale opposizione al sistema protezionistico.»

L'attivismo politico[modifica | modifica wikitesto]

Villard fu tra i fondatori nel 1898 della Lega Anti-Imperialista Americana, che promuoveva l'indipendenza per i territori conquistati dagli Stati Uniti in seguito alla guerra ispano-americana. Villard, in particolare, tentò di organizzare un terzo ticket per le elezioni presidenziali del 1900 per sfidare i candidati William Jennings Bryan (per i democratici) e William McKinley (per i repubblicani). Si unirono a lui nel tentativo diversi veterani del partito nazional-democratico del 1896; Villard chiese personalmente all'ex-presidente Grover Cleveland di essere il loro candidato, ma questi rifiutò, affermando che gli elettori non erano più interessati a quel che aveva da dire. Villard, inoltre, utilizzò consistentemente la pagina editoriale dell'Evening Post per argomentare contro l'imperialismo e l'espansionismo.[1]

Villard ebbe un ruolo pionieristico, oggi in gran parte misconosciuto, tra i leader del movimento per i diritti civili. Nel 1910, pubblicizzò sul New York Evening Post l'incontro che formalmente condusse all'organizzazione della National Association for the Advancement of Colored People, della quale fu tra i co-fondatori con W. E. B. Du Bois e altre persone influenti.[1] Per molti anni fu tesoriere dell'associazione, con Moorfield Storey presidente.

Nelle elezioni presidenziali del 1912 sostenne la candidatura di Woodrow Wilson, che - durante un'intervista - persuase ad operare per migliorare le condizioni degli afroamericani. Tuttavia, Wilson cedette alle pressioni del Senato e fece molto poco in merito e Villard gli si rivoltò pubblicamente contro, avallando i suoi oppositori e attaccandolo nei suoi editoriali sull'Evening Post e the Nation.[1]

Le opere giornalistiche[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1910 Villard pubblicò una biografia di John Brown (John Brown 1800-1859: A Biography Fifty Years After), in cui lo ritrasse come un eroe ispiratore, per la quale fu elogiato dai recensori per il suo tono imparziale e la scoperta di nuove informazioni. Nel 1915 scrisse Germany Embattled attraverso cui esortò gli Stati Uniti a rimanere neutrali nella prima guerra mondiale, sottolineando anche i contributi apportati dai tedeschi al paese. Il libro fu seguito da altri due studi sulla Germania: Germany Embattled was followed by two more studies of Germany: The German Phoenix: The Story of the Republic (1933) e Inside Germany; with an Epilogue, England at War (1939; rititolato Within Germany per l'edizione del 1940). Nel primo dei due presentò i cambiamenti nel campo dell'arte, della politica, del giornalismo, dell'educazione e della moralità avvenuti nella Repubblica di Weimar; nell'altro descrisse la brutale politica hitleriana e la situazione dei civili tedeschi.[1]

Villard molti libri in cui analizzò il giornalismo ed i giornali, con l'obiettivo di migliorarne il livello, che a suo dire era stato corrotto dall'affarismo e da una affievolimento dell'integrità professionale. Scrisse articoli su argomenti molto vasti, inclusi il militarismo, la musica, la sua famiglia e le discriminazioni razziali. Una biografia del padre, Fighting Years: Memoirs of a Liberal Editor (1939), in cui ripercorse le difficoltà iniziali e i successi del genitore, fu molto apprezzata.[1]

Gli ultimi anni e la morte[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la prima guerra mondiale Villard continuò le sue battaglie per i diritti civili e contro l'imperialismo; abbandonò, invece, le posizioni liberiste in economia e negli anni trenta supportò il New Deal e chiese la nazionalizzazione delle principali realtà industriali. Il dibattito con il filosofo Ayn Rand nel 1943 sulla contrapposizione tra collettivismo e individualismo, sponsorizzato dall'American Economic Association, ricevette attenzione in numerosi quotidiani.[2]

Dissentì amaramente invece dalla politica estera dell'amministrazione Roosevelt negli anni trenta e si oppose, anche partecipando alla fondazione del comitato America First, all'ingresso degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. Tentò di portare The Nation (che aveva venduto nel 1935) sulle sue posizioni,[3] senza riuscirci: il giornale, infatti, supportava l'intervento americano. Inoltre, stigmatizzò la burocratizzazione dello stata introdotta dal New Deal, che indicò come precorritrice del fascismo in America. Durante il conflitto, criticò la scelta alleata di bombardare le città nemiche sul finire della guerra, affermando: «ciò che è stato criminale a Coventry, Rotterdam, Varsavia e Londra, è ora diventato eroico a Dresda e Tokyo».[4]

Dopo il 1945, Villard si ritrovò sulle posizioni conservatrici dell'"Old Right", espresse dal senatore Robert Taft, Felix Morley e John T. Flynn, in disaccordo con le politiche della Guerra fredda di Harry S. Truman. Nel 1944 ebbe un infarto miocardico acuto e cinque anni dopo un colpo apoplettico. Morì il 1º ottobre 1949 a New York.[1]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Sposò Julia Breckenridge Sandford nel 1903.[5][6] Ebbero tre figli: il maggiore, Henry Hilgard Villard, ha diretto il dipartimento d'economia del City College di New York ed è stato presidente della Planned Parenthood di New York; il minore, Oswald Garrison Villard, Jr.,[7] è stato professore di ingegneria elettronica dell'Università di Stanford; sua figlia Dorothea Marshall Villard Hammond ha lavorato presso l'Università americana al Cairo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h (EN) Robert L. Gale, Villard, Oswald Garrison, in American National Biography Online, febbraio 2000.
  2. ^ lingua?en J. Burns, Goddess of the Market: Ayn Rand and the American Right, Oxford University Press, 2009, p. 95, ISBN 9780199740895..
  3. ^ (EN) Oswald Garrison Villard, WWII: The United States and the War., in Nation, 23 settembre 1939.
    «No, the truth is that if reason and logic, and not sentiment, hysteria, and self-interest, were applied to this question, the American army and navy would take the lead in advocating disarmament—always provided that we are not going to be so insane as to go to war in Europe again. I am even hoping that my friends the editors of The Nation will now turn about and join me in exposing the needless waste of the terrific military expenditures we are now making, to say nothing of the steady militarization of the country.»
  4. ^ (EN) M. J. Cohen; John Major (a cura di), History in Quotations, Londra, Cassell, 2004, p. 850, ISBN 0-304-35387-6.
    «What was criminal in Coventry, Rotterdam, Warsaw and London has now become heroic in Dresden and now Tokyo.»
  5. ^ (EN) Martin Seymour-Smith, Andrew C. Kimmens, World authors, 1900-1950, vol. 4, H.W. Wilson, 1996, p. 2761, ISBN 9780824208998.
  6. ^ M. Wreszin, p. 34, 1965.
  7. ^ (EN) Dawn Levy, Oswald Villard Jr., father of 'over-the-horizon' radar, dies at 87, in Stanford Report, 26 gennaio 2004. URL consultato l'8 marzo 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • David T. Beito, Linda Royster Beito, Gold Democrats and the Decline of Classical Liberalism, 1896-1900 (abstract), in Independent Review, vol. 4, n. 4, 2000, pp. 555–575.
  • (EN) Ronald Radosh, Prophets on the right: Profiles of conservative critics of American globalism, Cybereditions Corporation, 2002 [1975], ISBN 978-1877275364.
  • (EN) Michael Wreszin, Oswald Garrison Villard: Pacifist at War, Indiana University Press, 1965. ISBN non esistente

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