Oro alla Patria


Oro alla Patria fu una manifestazione a carattere nazionale organizzata dal regime fascista, avvenuta il 18 dicembre 1935, durante la quale gli italiani furono chiamati a donare il proprio oro alla Patria.
Le sanzioni[modifica | modifica wikitesto]
Il 3 ottobre 1935 il Regno d'Italia, dopo l'Incidente di Ual Ual, attaccò e invase l'Etiopia[1]. Il 6 ottobre la Società delle Nazioni condannò ufficialmente l'attacco italiano e, quattro giorni dopo, l'Assemblea istituì un comitato di diciotto membri incaricati di studiare le misure da prendersi contro l'Italia[2]. Il 3 novembre furono approvate le sanzioni discusse dal comitato, con entrata in vigore prevista per il 18 dello stesso mese[2].
Le sanzioni non furono efficaci, in quanto molti Paesi non facevano parte della Società e numerosi membri (compresi alcuni dei maggiori) non tennero rigidamente conto delle disposizioni. Le sanzioni vietavano l'esportazione all'estero di prodotti italiani[3] e proibivano all'Italia di importare materiali utili per uso bellico[3], ma non riguardavano materie di vitale importanza, come il petrolio e il carbone, di cui l'Italia non disponeva[3][4]. Gran Bretagna e Francia argomentarono che la mancata fornitura di petrolio all'Italia poteva essere facilmente aggirata ottenendo rifornimenti dagli Stati Uniti d'America e dalla Germania nazista, che non erano membri della Società. Gli Stati Uniti, infatti, pur condannando l'attacco italiano, ritenevano inappropriato che le sanzioni fossero state votate da nazioni con imperi coloniali come Francia e Gran Bretagna[5].
La "Giornata della fede"[modifica | modifica wikitesto]
La deliberazione delle pur blande sanzioni fece esplodere il risentimento dei cittadini italiani contro la Società delle Nazioni, provocando la mobilitazione interna: ebbe allora inizio la raccolta dei metalli utili alla causa bellica[3]. L'Italia diede il via alla campagna "Oro alla Patria" e, un mese dopo la deliberazione della Società delle Nazioni, il 18 dicembre, fu proclamata la "Giornata della fede", giorno in cui gli italiani diedero vita a una grande e spontanea[6] mobilitazione, per donare le proprie fedi nuziali e sostenere i costi della guerra.

La cerimonia principale si svolse all'Altare della Patria a Roma. La prima a donare la propria fede, unitamente a quella del marito, fu la regina Elena[6][7]. A essa seguì Rachele Mussolini, insieme con numerose popolane di Roma[6]. La moglie di Mussolini ricordò nelle sue memorie di aver inoltre donato mezzo chilo d'oro e due quintali e mezzo d'argento, frutto dei doni ricevuti dal marito[6]. Nella sola Roma furono raccolti più di 250.000 anelli, a Milano furono circa 180.000[6].


Molti personaggi autorevoli del tempo, anche fra chi non appoggiava il regime, descrivono la cerimonia come la massima espressione patriottica italiana di massa di tutti i tempi[8]; non mancarono i donatori illustri: dai reali (la regina Elena donò la propria fede, il re dei lingotti d'oro e il principe Umberto il Collare dell'Annunziata), a Guglielmo Marconi (la fede e la medaglia da senatore), a Luigi Pirandello (la medaglia del Premio Nobel)[9], a Gabriele D'Annunzio (la fede e una cassa d'oro).[10] Luigi Albertini e Benedetto Croce donarono le medagliette da senatori[6]. Anche le gerarchie ecclesiastiche invitarono il clero a prendere parte alla campagna[11]. Il Vado offrì la prima Coppa Italia, che andò così distrutta.[12]
Spiccò fra i dissidenti di questa iniziativa fascista il principe Filippo Andrea VI Doria Pamphilj, da sempre critico sul regime e che diventerà primo sindaco di Roma dopo la Liberazione, e la sua consorte, la principessa Gesine Doria Pamphilj.[13] La regina Elena invitò la principessa Gesine (di origine scozzese) ad accompagnarla per consegnare la fede, invito seccamente rifiutato dalla principessa. Per ripicca fu sostituito il nome di una delle strade che costeggia il Palazzo Doria Pamphilj a Roma, da ‘Vicolo Doria’ in ‘Via della Fede’. Dopo la Liberazione fu ripristinato il nome originale del vicolo.
A coloro che donarono la propria fede d'oro venne data in cambio una fede di ferro che portava stampigliata la dicitura: ORO ALLA PATRIA - 18 NOV.XIV[14]. Furono raccolte complessivamente 37 tonnellate d'oro e 115 d'argento,[14] che furono inviate alla Zecca dello Stato come patrimonio nazionale[14].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Domenico Quirico, Lo squadrone bianco, Mondadori, Milano, 2002.
- ^ a b Nicola Tranfaglia, Il fascismo e le guerre mondiali, UTET, 2011, pag. 309.
- ^ a b c d Enzo Biagi, Storia del fascismo, Vol. 2, Sadea-Della Volpe Editori, Firenze, stampa Milano, 1964, pag. 289.
- ^ Arrigo Petacco, Faccetta nera. Storia della conquista dell'impero. p. 98: «Le misure economiche applicate contro l'Italia erano peraltro non molto gravose. Si limitavano alla proibizione di qualsiasi credito e all'embargo sulle armi e su una serie di prodotti necessari alle industrie di guerra, salvo però il carbone e il petrolio. Soprattutto di quest'ultimo l'Italia aveva assoluto bisogno, visto che allora non ne produceva neppure un litro.».
- ^ Arrigo Petacco, Faccetta nera. Storia della conquista dell'impero p. 99: «Secondo il governo di Washington, tradizionalmente anticolonialista, la guerra all'Abissinia era certamente ingiusta e l'Italia meritava la condanna, ma altrettanto era ingiusto che le sanzioni fossero state applicate per volontà del Regno Unito che, essendo un impero coloniale, non aveva maggiori giustificazioni dell'Italia. Meglio quindi restarne fuori e mantenere buoni rapporti con gli italiani.».
- ^ a b c d e f Enzo Biagi, Storia del fascismo, Vol. 2, Sadea-Della Volpe Editori, Firenze, stampa Milano, 1964, pag. 291.
- ^ Giuseppe Parlato nell'articolo L'Italia resta sola, come la punizione si trasformò in successo su L'illustrazione italiana, N. 4 anno 3, 2012, pag. 10.
- ^ Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori, 2002.
- ^ Samuele Schirò, Quando Palermo donò Oro alla Patria, su palermoviva.it.
- ^ Storie dalla storia / L'oro alla Patria - Il Sole 24 ORE, su st.ilsole24ore.com. URL consultato il 3 maggio 2022.
- ^ Enzo Biagi, Storia del fascismo, Vol. 2, Sadea-Della Volpe Editori, Firenze, stampa Milano, 1964, pag. 304.
- ^ Coppa Italia 1922 Vado F.C. 1913 Vado F.C. 1913, su vadofc.it. URL consultato il 18 dicembre 2021.
- ^ Petra Terhoeven, Oro alla Patria. Donne, guerra e propaganda nella giornata della Fede fascista, Il Mulino, 2006, p. 174.
- ^ a b c Giuseppe Parlato nell'articolo L'Italia resta sola, come la punizione si trasformò in successo su L'illustrazione italiana, N. 4 anno 3, 2012, pag. 8.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori, 2002.
- Arrigo Petacco, Faccetta nera. Storia della conquista dell'impero, Mondadori, Milano, 2005.
- Domenico Quirico, Lo squadrone bianco, Mondadori, Milano, 2002. ISBN 88-04-50691-1
- Edoardo e Duilio Susmel, Opera omnia di Benito Mussolini, La Fenice, Firenze, 1951.
- Petra Terhoeven, Oro alla Patria, Il Mulino, 2006.