Oratorio dei Crociferi

L'Oratorio dei Crociferi è un piccolo museo di Venezia che custodisce all'interno significative tele di Jacopo Palma il Giovane. Si trova in Campo dei Gesuiti, nel sestiere di Cannaregio.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Fu fondato nel XII secolo insieme all'ospedale retto dai Crocigeri, poi diventato ospizio e tuttora adibito alla funzione originale. Nato per dare alloggio e cure a quanti erano in partenza per la Terra Santa, nel corso del XIV secolo venne trasformato in ricovero per donne povere che qui ricevevano cure e alloggio e imparavano un mestiere manuale. Distrutto da un incendio nel secolo seguente, il doge Pasquale Cicogna ne appoggiò la ristrutturazione e la decorazione, culminata nelle opere di Palma il Giovane. In seguito alla soppressione dell'Ordine nel 1656, i loro beni, tra cui l'Oratorio, passarono ai Gesuiti.[1] Fortemente danneggiato dall'alluvione del 4 novembre 1966, l'Oratorio è stato chiuso al pubblico per diciott'anni, per consentire le necessarie opere di restauro.[2]
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
L'oratorio presenta una semplice facciata gotica ed un passaggio aereo che lo collega al Palazzo degli Zen, nobile famiglia che lo beneficò nel XIII secolo con il doge Renier Zen. All'interno, il ciclo pittorico, dipinto tra il 1583 ed il 1592, narra episodi relativi ai Crocigeri ed ai due dogi benefattori. Anche l'edificio di fronte, con portale sormontato da croci, testimonia la presenza di quell'ordine. Resti dell'antica chiesa sono i quadri pure di Palma il Giovane conservati nella vicina sagrestia dei Gesuiti.
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Il doge Renier Zen ed il lascito ai Crociferi.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Giacobelli, pp. 149, 152.
- ^ Oratorio.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Chiara Giacobelli, Venezia. Oratorio dei Crociferi. Serenissima sorpresa, in Bell'Italia, n. 361, maggio 2016, pp. 146-153.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Oratorio dei Crociferi, su gioiellinascostidivenezia.it. URL consultato il 24 giugno 2020.
- (EN) I restauri del 1966, su veniceinperil.org. URL consultato il 4 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2008).
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