Ophrys fusca iricolor

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Ophrys iricolor maxima)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Ofride scura
Ophrys fusca iricolor
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
Ordine Asparagales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Orchidoideae
Tribù Orchideae
Sottotribù Orchidinae
Genere Ophrys
Specie O. fusca
Sottospecie O. fusca subsp. iricolor
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Liliidae
Ordine Orchidales
Famiglia Orchidaceae
Genere Ophrys
Specie O. fusca
Sottospecie O. fusca subsp. iricolor
Nomenclatura trinomiale
Ophrys fusca iricolor
(Desf.) K.Richt., 1890
Sinonimi

L'ofride scura (Ophrys fusca subsp. iricolor (Desf.) K.Richt., 1890) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Orchidacee.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto sottospecifico (iricolor) fa riferimento ai colori iridescenti del labello.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È una pianta erbacea alta 10 – 25 cm (massimo 40 cm). La forma biologica è geofita bulbosa (G bulb), ossia è una pianta perenne che porta le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presenta organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati bulbi o tuberi, strutture di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. È un'orchidea terrestre in quanto contrariamente ad altre specie, non è “epifita”, ossia non vive a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da bulbo e consistono in sottili fibre radicali posizionate nella parte superiore dei bulbi.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto è composta da due tuberi bulbosi a forma ovoidale e arrotondata; il primo svolge delle importanti funzioni di alimentazione, mentre il secondo raccoglie materiali nutritizi di riserva per lo sviluppo della pianta che si formerà nell'anno venturo. Il colore dei bulbi è biancastro. Dimensione dei bulbi: 1 – 3 cm.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è breve, semplice ed eretta. Il colore è verde.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie principali (2 – 4) sono disposte in una rosetta radicale a forma strettamente ellittica. Hanno un portamento ripiegato a doccia con apice acuto. Sono presenti anche alcune foglie cauline ma più brevi, a portamento amplissicaule e progressivamente di aspetto bratteale. Dimensione delle foglie inferiori: larghezza 1 – 3 cm; lunghezza 5 – 15 cm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza è “indefinita” (senza fiore apicale o politelica) del tipo spiciforme con pochi (1 – 4, massimo 8) fiori sessili. Questi ultimi sono posti alle ascelle di brattee a forma lineare e scanalata; sono lunghe come l'ovario. I fiori inoltre sono resupinati, ruotati sottosopra; in questo caso il labello è volto in basso. Dimensione delle brattee: 2 – 3 cm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

Diagramma fiorale[2]

I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami (di cui uno solo fertile – essendo l'altro atrofizzato), 1 verticillo dello stilo)[3].

  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, P 3+3, [A 1, G (3)], infero, capsula[4]
  • Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali (o segmenti) ciascuno (3 interni e 3 esterni). I tre segmenti esterni sono concavi e patenti a forma largamente ovata. Quello mediano (centrale) è incurvato, ossia ripiegato a cappuccio sul ginostemio. I due tepali interni (il terzo, quello centrale, chiamato labello, è molto diverso da tutti gli altri) sono più piccoli a forma strettamente oblunga, quasi lineare (sono tre volte più lunghi che larghi). Colore dei tepali esterni: verde chiaro quasi brillante. Colore dei tepali interni: giallastro-bruno. Dimensione dei tepali esterni: larghezza 6 – 9 mm; lunghezza 9 – 15 mm. Dimensione dei petali interni: larghezza 1,5 – 3,5 mm; lunghezza 6 – 9 mm.
  • Labello: il labello (la parte più vistosa del fiore) è ampio, carnoso e brevemente pubescente; si presenta con un portamento pendente con margini incurvati. La parte terminale è formata da tre lobi, i due lobi esterni sono poco evidenti, mentre quello centrale, molto più grande, è a sua volta suddiviso in due parti. In questa specie non è presente lo sperone. Colore del labello: bruno all'esterno, violaceo al centro con macchie più scure; inoltre a metà basale del labello si possono intravedere delle macule azzurre e lucide. Dimensione del labello: larghezza 13 – 18 mm; lunghezza 8 – 16 mm (massimo fino a 23 mm).
  • Ginostemio: lo stame con le rispettive antere (in realtà si tratta di una sola antera fertile biloculare – a due logge) è concresciuto (o adnato) con lo stilo e lo stigma e forma una specie di organo colonnare chiamato "ginostemio"[5]. Quest'organo è posizionato all'interno-centro del fiore e in questa specie è molto breve e non è rostrato. Il polline ha una consistenza gelatinosa; e si trova nelle due logge dell'antera, queste sono fornite di una ghiandola vischiosa (chiamata retinacolo). I pollinii sono inseriti su due retinacoli distinti tramite delle caudicole, mentre i retinacoli sono protetti da due borsicole[6]. L'ovario, sessile in posizione infera è formato da tre carpelli fusi insieme[3]. L'ovario non è contorto.
  • Fioritura: da marzo a maggio.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una capsula. Al suo interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[7]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La riproduzione di questa pianta può avvenire in due modi:

  • per via vegetativa in quanto uno dei due bulbi possiede la funzione vegetativa per cui può emettere gemme avventizie capaci di generare nuovi individui (l'altro bulbo generalmente è di riserva).
  • per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi; la germinazione dei semi è tuttavia condizionata dalla presenza di funghi specifici (i semi sono privi di albume – vedi sopra). Come per altre specie di Ophrys anche in questa l'impollinazione avviene tramite un ben definito maschio di imenottero del genere Andrena[2] (in particolare Andrena morio[8][9]) che riconosce (o crede di riconoscere) nella figura disegnata sul labello una propria femmina e quindi tenta una copulazione col solo risultato di trasferire il polline da un individuo floreale all'altro. Anche il profumo (non sempre gradevole per noi umani) emesso dall'orchidea imita i ferormoni dell'insetto femmina per incitare ulteriormente l'insetto maschio all'accoppiamento. Questo fiore è privo di nettare per cui a impollinazione avvenuta l'insetto non ottiene nessuna ricompensa; questa specie può quindi essere classificata tra i “fiori ingannevoli”[10].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Steno-Mediterraneo.
  • Diffusione: in Italia questa orchidea è rara, ma è possibile trovarla in Toscana e nelle isole maggiori.
  • Habitat: l'habitat tipico sono le macchie, le garighe e incolti.
  • Diffusione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 900 m s.l.m.; frequentano quindi il seguente piano vegetazionale: collinare.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

La specie di questa voce ha avuto nel tempo diverse nomenclature:[1]

  • Ophrys achillis P.Delforge
  • Ophrys astypalaeica P.Delforge
  • Ophrys eleonorae Devillers-Tersch. & Devillers
  • Ophrys fusca var. forestieri Rchb.f.
  • Ophrys fusca subsp. forestieri (Rchb.f.) Kreutz
  • Ophrys hospitalis P.Delforge
  • Ophrys iricolor Desf.
  • Ophrys iricolor subsp. astypalaeica (P.Delforge) Kreutz
  • Ophrys iricolor subsp. eleonorae (Devillers-Tersch. & Devillers) Paulus & Gack
  • Ophrys iricolor subsp. hospitalis (P.Delforge) Mifsud & L.Lewis
  • Ophrys iricolor subsp. maxima (A.Terracc.) Paulus & Gack
  • Ophrys iricolor subsp. mesaritica (Paulus, C.Alibertis & A.Alibertis) Kreutz
  • Ophrys iricolor subsp. vallesiana (Devillers-Tersch. & Devillers) Paulus & Gack
  • Ophrys mesaritica Paulus, C.Alibertis & A.Alibertis
  • Ophrys vallesiana Devillers-Tersch. & Devillers

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Ophrys fusca subsp. iricolor, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 16 maggio 2021.
  2. ^ a b Judd et al., p. 140.
  3. ^ a b Pignatti, vol. 3, p. 700.
  4. ^ Tavole di botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 9 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
  5. ^ Musmarra, p. 628.
  6. ^ Nicolini, vol. 3, p. 151.
  7. ^ Strasburger, vol. 2, p. 808.
  8. ^ Stökl J et al., Comparison of the flower scent of the sexually deceptive orchid Ophrys iricolor and the female sex pheromone of its pollinator Andrena morio [collegamento interrotto], in Chemoecology 2008; 17: 231–233.
  9. ^ Schlüter P.M. et al, Genetic patterns and pollination in Ophrys iricolor and O. mesaritica (Orchidaceae): sympatric evolution by pollinator shift, in Botanical Journal of the Linnean Society 2009; 159(4): 583-598. URL consultato l'11 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2016).
  10. ^ Strasburger, vol. 2, pp. 556, 771.
  11. ^ CITES - Commercio internazionale di animali e piante in pericolo, su esteri.it, 7 febbraio 2019. URL consultato il 7 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]