Operazione manifesti cinesi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

L'Operazione manifesti cinesi[1] fu una campagna di disinformazione contro il Partito Comunista Italiano, apparentemente proveniente da esponenti interni al partito stesso, ma in realtà promossa dall'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'interno italiano, diretto da Federico Umberto D'Amato con la collaborazione del direttore del periodico Il Borghese, Mario Tedeschi, che diede l'incarico di affiggere i "manifesti cinesi" a Stefano Delle Chiaie del movimento neofascista di Avanguardia Nazionale, il quale a sua volta mandò alcuni giovani di Avanguardia, che furono fermati mentre affiggevano i manifesti e poi rilasciati.[2][3][4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'operazione, durata per tutta la seconda metà degli anni sessanta, consisteva nell'affissione illegale di manifesti che, a dispetto del nome che ne fece poi la fortuna, erano in realtà inneggianti alla Unione Sovietica stalinista. I manifesti erano a firma di fantomatici gruppi comunisti italiani stalinisti, come il Partito comunista marxista-leninista[5]. Furono scritti dal giornalista Giuseppe Bonanni, del Il Borghese.

Le principali affissioni avvennero a Roma, Milano, Mestre[6] (ad opera di Martino Siciliano, Delfo Zorzi e Paolo Molin), Venezia, Padova. Questo con un duplice scopo: fomentare divisioni all'interno della sinistra, ed impaurire l'opinione pubblica di fronte all'esistenza di tali gruppi estremisti, secondo la dottrina Operazione Chaos, un piano della CIA elaborato nel 1967 dal direttore del controspionaggio James Angleton su ordine dell'amministrazione Johnson, ripresa nell'opuscolo Notre action politique pubblicato dall'Aginter Press[7] e nota in Italia come strategia della tensione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Calvi e Laurent. Piazza Fontana, la verità su una strage. Mondadori. 1997. Edizione epub: Manifesti cinesi pag. 203. Edizione pdf: Manifesti cinesi pag. 105
  2. ^ Neofascista. Morto Delle Chiaie, coinvolto (e assolto) nelle stragi di Bologna e Milano, su avvenire.it, 10 settembre 2019. URL consultato l'11 settembre 2019.. Manifesti cinesi: paragrafo 1.
  3. ^ Atti parlamentari (PDF), su leg13.camera.it.. Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. Manifesti cinesi pag. 134.
  4. ^ Recenti contributi istruttori su Avanguardia nazionale, Ordine nuovo e apparati dello Stato. Archivio 900. 30 novembre 2005. Manifesti cinesi paragrafo 10.
  5. ^ Cuori neri?, su www.societacivile.it. URL consultato il 13 gennaio 2023.
  6. ^ Salvini, Sentenza Ordinanza. L'affissione a Mestre dei "manifesti cinesi" prelevati a Padova. pag. 171-172.
  7. ^ Sceresini Andrea. Internazionale nera La vera storia della più misteriosa organizzazione terroristica europea. Chiarelettere. 2017. Manifesti cinesi pag. 51.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Operazione manifesti cinesi al minuto 52