Operazione C3

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Operazione C3
Operazione Herkules
parte della campagna del Nordafrica della seconda guerra mondiale
DataProgettata per metà luglio 1942
LuogoMalta
EsitoAnnullata nel novembre 1942
Schieramenti
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Mappa storica delle isole maltesi.

L'operazione C3 (detta operazione Herkules dai tedeschi, conosciuta anche come operazione Ercole) era il nome in codice di un'operazione militare, preparata dalle potenze dell'Asse durante la seconda guerra mondiale, per l'invasione di Malta.

L'operazione, progettata nel 1942, non venne però mai attuata a causa dell'evolversi degli eventi durante la campagna del Nordafrica, e in particolare dopo l'assedio di Tobruk, che costò alle forze dell'Asse la perdita della cittadina libica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Tobruk e Armata corazzata italo-tedesca.

L'estate del 1942 segnò una svolta decisiva per le sorti della seconda guerra mondiale. Gli Alleati, infatti, durante la "prima conferenza di Washington" (12 dicembre 1941 - 14 gennaio 1942) avevano concertato l'attacco alle forze dell'Asse partendo dall'Europa Occidentale (operazione Sledgehammer) e dall'Italia.

Difficoltà logistiche nei mesi successivi indussero il cambiamento delle priorità stabilite, mettendo in cima alla lista il Nord Africa (operazioni Gymnast e Torch). In entrambi gli scenari determinante era Malta, l'isola fortificata da dove decollavano gli aerei per attaccare i convogli dell'Asse che facevano la spola tra Italia e Libia. Proprio le sorti dell'isola furono oggetto dell'incontro al vertice tra Hitler e Mussolini svoltosi a Klesseheim il 29 e 30 aprile 1942 dove si stabilì, tra l'altro, che la programmata offensiva in Nord Africa dell'ACIT (Armata corazzata italo-tedesca) del successivo 26 maggio avrebbe dovuto conquistare Tobruk e attestarsi sulla linea Sollum-Halfaya. Le forze aeree così liberate dovevano essere trasferite in Sicilia per supportare l'aviosbarco su Malta. L'isola era oggetto di rivendicazioni nazionali italiane e Mussolini sperava di poterla trasformare in una provincia del regno.

Tuttavia dopo i successi colti con la rapida avanzata di Rommel nel giugno 1942, questi chiese e ottenne da Hitler l'autorizzazione a proseguire la sua azione, rinunciando a ulteriori rinforzi e mantenendo le forze aeree già a sua disposizione. Il piano di invasione di Malta fu quindi rimandato a settembre. Ma l'avanzata di Rommel fu bloccata dagli Alleati e i tedeschi si videro costretti a far affluire in Nord Africa anche le truppe che si erano già addestrate per l'invasione di Malta. L'operazione fu definitivamente cancellata dopo la definitiva perdita di Tobruk l'11 novembre 1942.

Il piano di attacco e la pianificazione cronologica[modifica | modifica wikitesto]

«Il corpo di sbarco a Malta prevedeva truppe da sbarco: reggimento “San Marco”, battaglioni camicie nere da sbarco, arditi, Divisione paracadutisti Folgore, Divisione aerotrasportabile La Spezia, Divisioni di Fanteria Livorno, Superga, Friuli, Napoli e Assietta ecc. con 270 mezzi da sbarco e una cinquantina di altri natanti, scortati da una trentina di siluranti, mentre il resto della flotta italiana sarebbe stata pronta ad intervenire dai porti di Messina, Reggio, Augusta, Napoli e Cagliari. Era previsto l'impiego di 9 battaglioni paracadutisti tedeschi e 51 italiani: di cui 35 esercito, 10 MVSN, (milizia), 4 marina, 2 aeronautica, in tutto 62 mila uomini, 1 600 veicoli e 700 bocche da fuoco, trasportati su 33 grosse navi con adeguate scorte, e centinaia di alianti tedeschi, con l'appoggio di 1 500 aerei, di cui 600 tedeschi.[1]»

Un mezzo da sbarco tedesco.

Il piano di invasione era previsto in due tempi:

  • nella prima fase dei massicci attacchi aerei avrebbero dovuto preparare l'arrivo, nella parte meridionale dell'isola, di diverse centinaia di alianti e aerei che dovevano trasportare le divisioni aviotrasportate italiane e tedesche;
  • nella seconda era previsto l'appoggio dei paracadutisti tedeschi comandati da Kurt Student allo sbarco di 7 000 militari italiani in due diversi punti dell'isola per costituire due teste di ponte necessarie a far affluire ulteriori rinforzi; nel frattempo operazioni condotte dai commando dovevano distruggere obiettivi chiave della difesa britannica.

L'esecuzione del piano (concepito da una squadra italiana interforze generale RE. Vecchiarelli, ammiraglio Girosi e generale RA. Cappa) venne affidata all'ammiraglio Vittorio Tur. Tutta l'operazione doveva essere condotta sotto l'"ombrello" della Regia Marina a cui era affidato anche il compito di organizzare una flotta per proteggere lo sbarco delle truppe. L'attacco avrebbe dovuto svolgersi a mezzo delle autoscale dei vigili del fuoco, montate su posamine che avrebbero dovuto raggiungere e circondare l'isola e poi, sviluppate le volate delle scale, far salire i soldati che avrebbero così invaso il territorio.

In vista dell'invasione l'Italia addestrò, inoltre, in qualità di guide da sbarco alcune decine di irredentisti maltesi che erano emigrati volontariamente in Italia o vi erano stati espulsi dal governo britannico, costituendo il centro militare G. Uno di questi, Carmelo Borg Pisani, fu inviato segretamente sull'isola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 1942 ma fu presto scoperto e condannato a morte per impiccagione.

Le forze previste[modifica | modifica wikitesto]

Italiane[modifica | modifica wikitesto]

Tedesche[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariano Gabriele, Operazione C3: Malta, Roma, Ufficio storico marina militare, 1965.
  • Alessandro Mella, I Vigili del Fuoco e l'invasione di Malta. Breve storia del Battaglione speciale "Santa Barbara", Marvia, 2009. ISBN 978-88-89089-30-9

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]