Open Systems Interconnection

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Open Systems Interconnection (OSI) è stata un'operazione di standardizzazione delle reti di calcolatori a cui l'Organizzazione internazionale per la normazione (ISO) diede inizio nel 1977, assieme all'ITU-T.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fra gli anni sessanta e settanta, le reti informatiche erano gestite soprattutto a livello governativo (ARPANET negli Stati Uniti, CYCLADES in Francia) o tramite standard proprietari (come la Systems Network Architecture (SNA) di IBM o DECnet della Digital Equipment Corporation).

Essendoci un vasto consenso sulla necessità di standard comuni, un primo tentativo di unificazione fu tentato nel 1972 con la formazione dell'International Network Working Group (INWG), con a capo Vint Cerf.[2] L'INWG cercò di promuovere l'idea di commutazione a pacchetto basata sul datagramma, invenzione di Louis Pouzin. Il gruppo, guidato da Cerf e Pouzin, sottopose il proprio protocollo nel 1975 al Comité Consultatif International Téléphonique et Télégraphique, che respinse l'idea giudicandola troppo rischiosa e mal testata.[2]

Subito dopo Cerf lasciò il suo incarico nell'INWG, segnando una rottura all'interno del gruppo. Fu seguito da Bob Kahn, con il quale pose le basi per la suite TCP/IP. Altri membri, invece, intrapresero il progetto Open Systems Interconnection.[2]

L'OSI venne portato avanti da vari informatici del Regno Unito, Francia e Stati Uniti. Nel 1977 fecero richiesta all'Organizzazione internazionale per la normazione (ISO) di poter sviluppare un nuovo standard per le reti a commutazione di pacchetto, la quale accettò ponendo Charles Bachman (già premio Turing) a capo del progetto.[2]

Il modello OSI, sviluppato da Bachman assieme ad altri informatici come Hubert Zimmermann (INWG) e John Day (ARPANET), introdusse l'idea di un unico modello di protocolli suddivisi in più livelli, puntando a garantire l'interoperabilità fra i vari dispositivi e software di rete. Il modello divenne standard ISO nel 1984.[2]

Punti critici[modifica | modifica wikitesto]

La suite di protocolli OSI venne considerata da alcuni, fra i quali l'informatico Andrew S. Tanenbaum, essere troppo complicata e inefficiente, e per grande parte non implementabile.[3] Con l'approccio "forklift upgrade", in ciascun livello dello stack ogni protocollo già esistente dovette essere sostituito, rendendo l'implementazione molto difficoltosa. Inoltre, i protocolli includevano talmente tante caratteristiche opzionali che talvolta le varie implementazioni non risultavano essere interoperabili.[3]

Nonostante ci si riferisca sempre al modello OSI come standard, nella pratica viene spesso applicata la suite di protocolli Internet. L'approccio pragmatico della suite TCP/IP l'ha resa lo standard de facto.[3] A tal proposito rimase famosa la frase del pioniere di Internet Einar Stefferud "OSI è un bellissimo sogno, e TCP/IP lo sta vivendo".[2][4]

ISO/IEC 7498[modifica | modifica wikitesto]

Lo standard ISO/IEC 7498 è suddiviso come segue:

  • ISO/IEC 7498-1: Modello base[5]
  • ISO 7498-2: Sicurezza[6]
  • ISO/IEC 7498-3: Denominazione e indirizzamento[7]
  • ISO/IEC 7498-4: Gestione[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Baskar Zimmermann, OSI Reference Model—The ISO Model of Architecture for Open Systems Interconnection, in IEEE Transactions on Communications, vol. 28, n. 4, aprile 1980, pp. 425–432, DOI:10.1109/TCOM.1980.1094702.
  2. ^ a b c d e f (EN) Andrew L. Russell, OSI: The Internet That Wasn't, su spectrum.ieee.org, IEEE Spectrum, 30 luglio 2013. URL consultato il 27 settembre 2017 (archiviato il 27 settembre 2017).
  3. ^ a b c Tanenbaum, 2002, § 1.4.4.
  4. ^ (EN) Richard Zurawski (a cura di), 32.2 SNMP: History, in The Industrial Information Technology Handbook, South San Francisco, CRC Press, 2014, ISBN 0-8493-1985-4.
  5. ^ (EN) ISO/IEC 7498-1:1994, su iso.org.
  6. ^ (EN) ISO 7498-2:1989, su iso.org.
  7. ^ (EN) ISO/IEC 7498-3:1997, su iso.org.
  8. ^ (EN) ISO/IEC 7498-4:1989, su iso.org.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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