Onorio Augustodunense

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Onorio Augustodunense (in latino Honorius Augustodunensis), chiamato anche Onorio d'Autun, è stato un monaco cristiano, teologo e filosofo vissuto tra gli ultimi decenni dell’XI secolo e la prima metà del XII, probabilmente in Germania.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Della vita di Onorio non abbiamo notizie certe. Il riferimento principale si trova nella conclusione del suo De luminaribus ecclesiae: dopo aver dato l’inventario delle opere degli autori ecclesiastici dall’inizio dell’era cristiana ai suoi giorni, l’autore si firma come Honorius Augustodunendis ecclesiae presbyter et scolasticus, quindi dà l’elenco di ventidue proprie opere (compreso il De luminaribus stesso) e l’indicazione cronologica sub quinto Henrico floruit, intendendo l’imperatore Enrico V di Germania (1106-1125).[1] Queste scarne indicazioni hanno dato l’avvio a un ampio dibattito sulla persona storica di Onorio, sulla sua origine e il luogo di attività, su una determinazione cronologica più precisa della sua vita e della sua opera letteraria.

Classicamente l’interpretazione della firma di Onorio ha portato a ritenere che egli fosse stato sacerdote della Chiesa di Autun in Borgogna (Augustodunum è infatti il nome latino di Autun), dove avrebbe insegnato teologia per un certo periodo, quindi si sarebbe ritirato in un monastero (quest’ultima ipotesi spiegherebbe i termini solitarius e inclusus che accompagnano il nome dell’autore in molti manoscritti delle sue opere). Vi erano però delle difficoltà nel sostenere questa teoria: non vi è traccia nella storia di Autun dell’attività di Onorio e per di più non si è sicuri dell’esistenza di un insegnamento teologico regolare in questa città alla sua epoca; inoltre l'Imago Mundi dell’autore presenta una descrizione molto sintetica della Francia, senza far menzione della Borgogna, mentre la descrizione della Germania, e di Baviera e Franconia in particolare, è molto più particolareggiata.[2]

Questo, unito al fatto che l’autore sembra impiegare alcune parole tedesche nella Gemma animae, ha portato Le Boeuf all’ipotesi che Onorio fosse invece vissuto in Germania: inizialmente è stata proposta la città di Augst presso Basilea (attualmente in Svizzera); un'altra città tedesca candidata fu Augusta in Baviera, ma è stato fatto notare che il nome latino corrispondente è Augusta Vindelicorum, simile ma non uguale ad Augustodunum.[3]

Sono state avanzate anche delle ipotesi di compromesso, come il fatto che Onorio sarebbe stato sacerdote e scolastico ad Autun, ma si sarebbe poi ritirato in monastero in Germania, dove avrebbe composto alcune delle sue opere.[4] Dieterich invece, identificando il Gotteschalcus dedicatario del De libero arbitrio di Onorio con un Gottschalk prevosto della collegiata di Maria auf dem Felde a Magonza intorno al 1120, ha ritenuto che Onorio sia nato o quanto meno vissuto in questa città, giustificando il termine Augustodunensis con l’ipotesi che per una parte della sua vita egli abbia studiato o forse anche insegnato ad Autun; poi verso il 1132 egli sarebbe tornato in Germania e si sarebbe fatto monaco a Ratisbona in Baviera (l’unica città tedesca nominata con precisione nell'Imago mundi).[5]

Soprattutto l’ipotesi di Ratisbona si è consolidata grazie agli studi di Endres, che ha individuato in Cristiano, abate di San Giacomo degli Scozzesi a Ratisbona dal 1133 al 1153, il dedicatario dell'Imago mundi e committente del suo Commentario ai Salmi, e ha visto nel portale dell’abbazia una traduzione scultorea del Commento al Cantico dei cantici di Onorio; è in questo monastero benedettino che l’autore avrebbe composto le sue opere. Poiché inoltre in due dei manoscritti che conservano lo Speculum ecclesiae si legge che i fratelli della Chiesa di Canterbury hanno udito predicare Onorio quando ha soggiornato presso di loro, Endres ha spiegato così i punti di contatto esistenti tra il pensiero di Onorio e quello di Anselmo d’Aosta (arcivescovo di Canterbury dal 1033 al 1109).[6] Crouse ha però obiettato che la conoscenza del pensiero di Anselmo non presuppone necessariamente la presenza nel luogo dove egli insegnava, ma semplicemente la lettura dei suoi scritti.[7]

Per quanto riguarda l’appellativo di Augustodunensis, Endres ritiene che sia uno pseudonimo dovuto al fatto che il monastero di San Giacomo a Ratisbona è collocato su un’altura (-dunum secondo una radice celtica) legata a una vittoria di Carlo Magno (Augustus); quest’ultima ipotesi non è però parsa molto soddisfacente e non ha portato tutta la critica ad abbandonare l’idea di un legame di Onorio con Autun, pur mantenendo anche l’ipotesi della sua permanenza a Ratisbona.[8]

Si segnala anche l’ipotesi di Kelle, che ha ritenuto che intorno al nome di Onorio si siano raccolte una serie di opere anonime affini in qualche modo allo Speculum ecclesiae a lui attribuito; peraltro la paternità onoriana di questo stesso scritto è contestata dallo studioso, che ritiene si tratti di un adattamento di sermoni di altri autori come Agostino, Gregorio Magno, Rabano Mauro.[9] Di conseguenza la conclusione del De luminaribus ecclesiae sarebbe un riflesso di questa situazione, per cui non sarebbe degna di fede per una ricostruzione della persona di Onorio; una conclusione così radicalmente distruttiva non si è però imposta nel dibattito critico.[10]

La supposta associazione di Onorio con Canterbury e il fatto che San Giacomo a Ratisbona fosse una fondazione di monaci Scottii (irlandesi e scozzesi) ha portato una parte della critica a ipotizzare una sua origine insulare. Bauerreiss ad esempio ritiene che Onorio non abbia semplicemente soggiornato a Canterbury, ma vi abbia ricevuto la sua formazione sotto Anselmo, per spostarsi prima all’abbazia di San Michele a Siegburg, dove avrebbe dedicato il Commentario ai Salmi a Cunone di Raitenbuch (abate dal 1105 al 1126), e poi seguire quest’ultimo quando divenne vescovo di Ratisbona (1126-1132); Augustodunensis potrebbe essere una corruzione di Augustinensis, con riferimento alla chiesa di sant’Agostino a Canterbury.[11] Gwynn ha sottolineato come il Cristiano abate di San Giacomo a cui Onorio avrebbe dedicato l'Imago mundi fosse membro della famiglia reale irlandese dei MacCarthy e si fosse recato in Irlanda due volte, l’ultima delle quali divenendo arcivescovo di Cashel;[12] Southern ha notato che “Cashel” in gaelico significa “collina dei re”, il cui corrispondente latino potrebbe essere Augustodunum: l’indicazione geografica con cui Onorio caratterizza se stesso sarebbe quindi un omaggio al suo abate e adombrerebbe una propria origine irlandese.[13] L’ipotesi che connette Onorio all’Irlanda è stata però contestata da Flint, dal momento che nell'Imago mundi ne tratta molto rapidamente: da un supposto irlandese ci si aspetterebbe una descrizione più dettagliata della propria patria.[14]

Un’ulteriore ipotesi sembrerebbe rafforzare l’idea che Onorio abbia trascorso una parte della sua vita in Inghilterra per trasferirsi poi in area tedesca. Flint infatti ha notato che vi è una notevole concentrazione di manoscritti contenenti le sue opere nelle aree di Lambach in Austria e di Worcester in Inghilterra. La studiosa ha quindi ipotizzato che Onorio sia stato prima attivo nella zona di Worcester, per poi trasferirsi a Lambach. A suo parere l’ipotesi è rafforzata dal fatto che a Göttweig (un monastero connesso all’abbazia di Lambach) è conservata una donazione di libri da parte di un certo Enrico a una chiesa non identificata, risalente al XII secolo, nella quale sono elencate 21 delle 22 opere di Onorio citate nel De luminaribus; Flint ha quindi proposto che Enrico sia da identificare con Onorio stesso.[15] In un secondo momento Flint ha anche proposto di identificare Onorio e l’Enrico autore della donazione con Enrico di Augusta, autore di un Dialogus de musica, adducendo come dimostrazione soprattutto la corrispondenza stilistica tra quest’opera e quelle di Onorio, e alcune corrispondenze di contenuto con certi passi dell'Imago mundi. Flint sottolinea anche che una copia dell'Imago mundi definisce l’autore con il nome Henricus, e che nel lascito di Göttweig sono presenti opere di argomento musicale.[16]

Si può infine segnalare la ricostruzione biografica di Garrigues: secondo la studiosa il nome Honorius sarebbe uno pseudonimo perché non esistono attestazioni indipendenti dell’esistenza di un personaggio con questo nome; il termine Augustodunensis invece non può che riferirsi alla diocesi di Autun dove l’autore avrebbe forse ricevuto l’ordinazione, poiché in altri luoghi delle sue opere egli utilizza il termine Augustodunum sempre in riferimento a questa città francese. La permanenza nello Schottenkloster di san Giacomo a Ratisbona e l’influenza che nella sua opera avrebbero certe conoscenze legate alla chiesa irlandese farebbero pensare a una sua provenienza da quest’area, dove dev’essere nato non dopo il 1080. L'Elucidarium, sua prima opera, e il Sigillum beatae Mariae sarebbero però state scritte in Inghilterra, dove avrebbe studiato e ricevuto l’influenza di Anselmo, tra 1098 e 1101. Verso il 1102 egli avrebbe poi lasciato la Gran Bretagna, forse proprio per Autun; tra 1105 e 1125 si sarebbe dedicato all’insegnamento in un monastero non identificato, e avrebbe scritto una serie di opere (tra cui l'Imago mundi, il De neocosmo, l'Inevitabile) che mostrerebbero l’influenza degli insegnamenti che all’epoca si potevano ricevere negli ambienti di Parigi o di Laon; il De vita vere apostolica sembra affermare che Onorio abbia ascoltato le lezioni di Guglielmo di Champeaux. Garrigues postula in questo periodo anche un viaggio in Italia, perché questo paese riceve una trattazione molto dettagliata nell'Imago mundi. Verso il 1126 sarebbe pressoché certa la presenza di Onorio in Germania, forse prima a Siegburg dove avrebbe conosciuto Cunone di Raitenbuch, poi a Ratisbona dove si sarebbe stabilito. Nella regione tedesca avrebbe contemporaneamente condotto la propria vita monastica e composto opere di polemica ecclesiastica; successivamente avrebbe abbandonato questa forma di impegno per dedicarsi alla meditazione sulle Sacre Scritture. Sono infatti i manoscritti di quest’epoca e questa regione a definire Onorio con i termini di solitarius e inclusus; forse Onorio si era ritirato nel priorato di Weih-Sankt-Peter, dipendente dall’abbazia di san Giacomo. Infine, Garrigues ricorda una testimonianza del 1154 dell’abate Gregorio, che tesse le lodi di un suo reclusus anonimo molto anziano che si dedicava all’esegesi biblica; la studiosa propone di identificarlo con Onorio poco prima della morte.[17]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Inventari delle opere di Onorio[modifica | modifica wikitesto]

Opere elencate nel De luminaribus ecclesiae[modifica | modifica wikitesto]

La fonte principale per la conoscenza delle opere di Onorio Augustodunense è l’elenco di ventidue opere che egli ha apposto alla fine del quarto libro del De luminaribus ecclesiae, delle quali 19 sono conservate dalla tradizione manoscritta (Elucidarium, Sigillum beatae Mariae, Inevitabile, Speculum ecclesiae, Offendiculum, Summa totius, Gemma animae, Sacramentarium, Neocosmus, Eucharistion, Cognitio vitae, Imago mundi, Summa gloria, Scala coeli, De anima et de Deo, Expositio totius Psalterii, Expositio in Cantica canticorum, Clavis physicae, De luminaribus ecclesiae), tre risultano invece perdute (Evangelia quae beatus Gregorius non exposuit, Refectio mentium, Pabulum vitae).[18]

L’autenticità di questa lista è però stata contestata da alcuni critici. In particolare Kelle ritiene che l’intero De luminaribus ecclesiae consti degli aggiornamenti effettuati nel corso dei secoli al De viris illustribus di Gerolamo, che trattava di tutti gli autori ecclesiastici dalle origini del cristianesimo alla propria epoca (inizio del V secolo); considerando inoltre che la lista delle opere in alcuni manoscritti manca completamente, egli ha ipotizzato che sia spuria e che un Honorius Augustodunensis autore del De luminaribus e delle altre opere citate non sia mai esistito.[19] Menhardt invece non ha rifiutato la paternità dell’intero trattato a Onorio, ma solo l’autenticità della lista a lui attribuita. La giustificazione che egli adduce a questa teoria è la coincidenza pressoché totale delle opere qui elencate con quelle senza indicazione d’autore che sono presenti nella Donatio Gottwicensi, che è paleograficamente anteriore a tutti i testimoni del De luminaribus: la lista a conclusione del trattato sarebbe quindi un’aggiunta posteriore ricalcata sulla Donatio.[20] In ogni caso la maggior parte della critica propende per l’autenticità di questa indicazione.

Donatio Gottwicensis[modifica | modifica wikitesto]

Un'altra risorsa importante è un elenco di opere donate a una chiesa non identificata da un certo frater Heinricus, contenuto in un manoscritto del XII secolo conservato nell’abbazia di Göttweig in Austria: su 50 titoli, 21 coincidono con le opere citate nel De luminaribus ecclesiae, con qualche differenza di forma nei titoli: Psalterium, Cantica canticorum, Clavis physicae, Speculum ecclesiae, Refectio moerentium, Pabulum vitae, Elucidarium, Offendiculum, Eucharistion, Neocosmos, Scala coeli, Gemma animae, Sacramentarium, Summa totius, Imago mundi, Summa gloria, Sigillum beatae Mariae, Cognitio vitae, Inevitabile, De luminaribus ecclesiae, De deo et anima.[21]

Liste di Giovanni Tritemio e Bernhard Pez[modifica | modifica wikitesto]

Due ulteriori liste di opere attribuite a Onorio sono frutto delle ricerche degli eruditi moderni Giovanni Tritemio, abate di San Giacomo degli Scozzesi a Würzburg a cavallo tra XV e XVI secolo, e Bernhard Pez (1683-1735), abate benedettino di Melk.

Tritemio presenta nella sua opera De scriptoribus ecclesiasticis un catalogo delle opere di Onorio Augustodunense molto simile a quello contenuto nel De luminaribus: Elucidarium, Sigillum sanctae Mariae, Speculum ecclesiae, Summa historiarum, Gemma animae, De libero arbitrio, Offendiculum, Imago mundi, In Cantica canticorum, De luminaribus ecclesiae, De corpore domini, De Deo et vita aeterna, Scala coeli, In toto Psalterio, De Papa et imperatore, Resurrectio messium, Epistolarum ad diversos, In Hexameron, De anima, Clavis physicae, In Evangelia homiliarum, Dialogus ex opusculis Augustini, Pabulum vitae. Secondo Garrigues l’attendibilità di quest’elenco è dovuta al fatto che Tritemio avrebbe avuto accesso ad archivi oggi scomparsi, in un’area della Germania vicina ai luoghi dove Onorio sarebbe stato attivo.[22]

La lista stilata da Pez è molto preziosa perché ci permette di aumentare di molto il numero di opere attribuibili a Onorio: Liber amplus theologicarum quaestionum, De decem plagis Aegyptii spiritualiter, Scala caeli minor, Liber duodecim questionum, Quaestiones octo, De animae exilio et patria, De libero arbitrio, De vita claustrali, De philosophia mundi, De Solis affectibus, Series romanorum pontificum, De haeresibus, Quaestiones et ad easdem responsiones in duo Salomonis libro, Proverbia et Ecclesiasten, Summa de virtutibus et vitiis. Secondo Garrigues Pez avrebbe avuto accesso a documenti per noi oggi irraggiungibili, effettuando le proprie ricerche soprattutto nelle biblioteche dell’abbazia di Melk e della certosa di Gaming.[23]

Opere dogmatiche e ascetiche[modifica | modifica wikitesto]

Clavis physicae

Un fortunato scritto di Onorio, composto probabilmente tra il 1125 e il 1130, è la Clavis physicae, che si apre con un'affermazione molto impegnativa: «Poiché vedo che non solo molti ignoranti, ma anche persone che brillano del fulgore della sapienza deviano troppo dal cammino della vera fisica, io mi accingo a ricondurre sulla via della verità coloro che vogliono seguirmi lungo tutto ciò che il mio ragionamento, con l'aiuto della grazia divina, mi ha fatto vedere».

In realtà, però, la Clavis physicae è costituita per circa due terzi (parr. 1-315) da un ampio riassunto dei primi quattro libri del De divisionae naturae (Periphyseon) di Giovanni Scoto Eriugena, mentre la seconda parte (parr. 316-529) è la copia integrale del quinto libro dell'opera di Eriugena: nell'opera del filosofo irlandese i primi due libri trattano soprattutto di logica e di teologia, il terzo di filosofia naturale, il quarto di antropologia e l'ultimo della teoria escatologica del ritorno delle creature a Dio.

Anche se nel 1225 papa Onorio III ordinò di bruciare come eretica l'opera dell'irlandese, lo scritto di Onorio godette di buona fortuna, contribuendo a diffondere il pensiero di Eriugena in Germania per gran parte del Medioevo, pur con i limiti di corretta esposizione che si riscontrano nella Clavis.[24]

De anima et de Deo (sive De anima et de Deo ex Augustino excerpta sub dialogo exarata)

De animae exilio et patria

De claustrali vita

De cognitione verae vitae (sive Cognitio vitae)

De libero arbitrio

De vitiis et virtutibus (?)

Elucidarium (sive Dialogus de summa totius christianae theologiae)

L'Elucidarium è la prima opera composta da Onorio.[25] La data viene ricavata dall'osservazione che essa risulta già conservata nel 1101 nella biblioteca del monastero benedettino di Blaubeuren, nel Württemberg. Lo scritto conobbe un grande successo: riportato in centinaia di codici, ebbe traduzioni e commenti per tutto il Medioevo.[26]

Si tratta di un dialogo diviso in tre libri, nei quali il discepolo pone una serie di domande al suo maestro. Il primo libro, De divinis rebus, contiene 203 domande con relative risposte concernenti Dio, la creazione, il peccato originale, l'incarnazione di Cristo, l'eucaristia, la redenzione. Nel secondo libro, De rebus ecclesiasticis, 106 domande affrontano problemi quali la provvidenza, il male, i sacramenti, la morte, gli angeli e i demoni. Nel terzo, De futura vita, 122 domande chiedono lumi sulla vita futura, sul paradiso, sull'inferno, sul purgatorio, sull'anticristo, sul giudizio universale e sulla resurrezione.

L'Elucidarium è debitore delle dottrine di Anselmo di Aosta e in particolare del suo Cur Deus homo, che fu pubblicato nel 1108. Le fonti di Onorio si ricavano direttamente dalle auctoritates, cioè dai nomi degli autori indicati nei margini del manoscritto: in essi sono riportati centinaia di auctores, soprattutto Agostino, Gregorio Magno e, appunto, Anselmo, dal quale trae la dottrina dell'incorporeità e non allocazione di Dio, la rappresentazione dell'universo come un palazzo,[27] la teoria del demonio come angelo caduto,[28] e quella del creato inteso come lode a Dio,[29] la concezione dell'eucaristia.[30] È presente anche Iohannes Crisostomos, ossia Giovanni Eriugena, della cui De divisione naturae la propria successiva Clavis physicae rappresenta un sunto.

Nel complesso, anche l'Elucidarium è un sunto di «tutto ciò che era allora importante per l'umanità: la dottrina di Dio (libro I), della Chiesa (libro II), della vita futura nell'aldilà (libro III) [...] Mosso da una curiosità infantile, [Onorio] trovava una spiegazione simbolica più evidente di una spiegazione logica o causale».[31]

Eucharistion (sive Liber de corpore et sanguine Domini)

Inevitabile (sive De praedestinatione et libero arbitrio dialogus)

Dell'opera successiva, Inevitabile, sive de praedestinatione et libero arbitrio dialogus, Onorio redasse due versioni. La prima[32] ripete la teoria agostiniana della predestinazione, già esposta del resto nell'Elucidarium, secondo la quale solo la grazia può salvare l'anima umana, irrimediabilmente corrotta dal peccato originale; la successiva, seconda versione[33] sposa invece la tesi della centralità della libera volontà umana nella scelta del bene, esposta da Anselmo sia nel De libero arbitrio che nel De concordia praescentiae et praedestinationis.

Scala caeli maior (sive Scala caeli maior de gradibus visionum)

Scala caeli minor (sive De gradibus charitatis opusculum)

Opere esegetiche[modifica | modifica wikitesto]

Commentarium in librum Ecclesiastes (?)

De decem plagis Aegypti spiritualiter

Expositio in Cantica canticorum

Expositio in Cantica Veteris et Novi Testamenti

Expositio Psalterii (sive Selectorum psalmorum expositio)

Hexaemeron (sive De neocosmo sive Neocosmus)

Quaestiones et responsiones in Proverbia et Ecclesiasten (sive Quastiones et ad easdem responsiones in duo Salomonis libros Proverbia et Ecclesiasten) (?)

Quaestiones in Iohannem (sive Dialogus in Evangelium Iohannis) (?)

Quaestiones in Matthaeum (sive Dialogus in Evangelium Matthaei) (

Sigillum beatae Mariae

Opere storiche ed enciclopediche[modifica | modifica wikitesto]

De luminaribus ecclesiae (sive De scriptoribus ecclesiasticis)

Dialogus de musica (?)

Imago mundi (sive De dispositione orbis sive De imagine mundi)

Imago mundi, Norimberga, ca 1472

L'Imago mundi, che ebbe grande diffusione in tutto il Medioevo, come attestano i più di trecento codici che la riportano, si compone di tre libri. Nel primo, secondo lo schema dei quattro principi che costituiscono la natura - terra, acqua, aria e fuoco - Onorio descrive la Terra, poi i mari e i fiumi, quindi i fenomeni meteorologici e infine quelli astronomici. Nel secondo tratta del tempo e della sua divisione, mentre nel terzo Onorio traccia un quadro della storia umana, dalla creazione fino ai tempi a lui presenti.

La Terra è concepita come una sfera di 180.000 stadi di circonferenza, pari a 33.750 km, sospesa nell'aria in accordo con Salmi 113,5[34], e che dista dal firmamento 164.000 km. Al suo centro si collocano l'Erebo, l'Acheronte, lo Stige e il Flegetonte. Essa è divisa in due poli e cinque circoli: settentrionale, solstiziale, equinoziale, brumale e australe. Soltanto il primo circolo -comprendente Asia, Europa e Africa- è abitato dall'uomo. Muovendo dal basso verso l'alto, la Terra è composta da terra, acqua, aria e fuoco, luogo del sole e delle stelle.[35]

Le sue fonti sono Plinio il Vecchio, Solino, Calcidio, Macrobio, Orosio, Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile, Elferico e Rabano Mauro: «Nell'Imago non c'è né l'ardimentosa sottigliezza di Guglielmo di Conches, né la raffinatezza di Thierry di Chartres. Eppure Onorio vi rivela un fondo naturalistico insospettato da chi lo intende come un torbido simbolista: ad Anselmo, ad Eriugena e ai Padri orientali menzionati con tanta venerazione nel proemio della Clavis physicae si affianca ora la tradizione scientifica latina di Calcidio e Macrobio».[36]

Vi è dunque in Onorio una caratteristica oscillazione tra un'interpretazione simbolica della natura, i cui fenomeni sono allegorie che rimandano a una spiegazione sovrannaturale, secondo l'indirizzo aperto in Germania da Rupert von Deutz, e un sincero interesse per la spiegazione razionale e la ricerca naturalistica, per la scienza che, scrive nel De animae exilio et patria, sottrae «l'uomo dall'esilio dell'ignoranza» per riportarlo «alla sua vera patria, che è la sapienza», pur se resta inteso che vera sapienza, per lui, è la conoscenza di Dio.

Se Onorio non disprezza la scienza e la dialettica degli scolastici, non è nemmeno un Adelardo di Bath o un Daniele di Morley, «pionieri della nuova scienza, educati secondo il modello dei medici-filosofi arabi»[37]: è un enciclopedista tradizionale, che unisce alla scienza possibile dei suoi tempi l'esegesi scritturale e l'interpretazione simbolica della natura.

Liber de haeresibus

Series Romanorum pontificum et imperatorum (sive Catalogus Romanorum pontificum)

Summa totius de omnimoda historia

Opere liturgiche[modifica | modifica wikitesto]

Evangelia (quae beatus Gregorius non exposuit) (opera perduta)

Opera menzionata da Onorio nella lista in calce al De luminaribus ecclesiae, che risulta attualmente perduta; potrebbe essere stata una raccolta di omelie su brani del Vangelo letti durante le funzioni religiose, che non erano stati commentati da Gregorio Magno nelle sue Homiliae in Evangelia.[38] In un manoscritto viennese dell'Elucidarium sono riportate delle Quaestiones su quattro libri della Bibbia, tra cui due Vangeli: è stato proposto da Michel Denis che queste ultime rappresentino gli Evangelia di Onorio,[39] ma la proposta è stata accettata solo da Flint.[40] Garrigues rifiuta questa identificazione per motivi stilistici e perché non riportano tracce dell’influenza del pensiero di Scoto Eriugena, che invece è molto presente nell’opera di Onorio.[41]

Gemma animae

Trattato dedicato alla liturgia cristiana in quattro libri, di cui il primo è dedicato ai riti svolti durante la messa e ai ministri del culto; il discorso si allarga anche all’ornamentazione delle chiese, al vestiario dei celebranti e agli oggetti legati alla liturgia, la quale è suddivisa in parti secondo una numerazione simbolica. Sono discusse anche questioni di disciplina per i religiosi. Il secondo libro riguarda le ore canoniche, che vengono fatte coincidere con le suddivisioni del cosmo. Il terzo libro tratta delle cerimonie domenicali e delle festività del calendario liturgico a partire dall’Avvento, più alcune date legate ai santi; il libro termina con una discussione sul significato simbolico dei mesi, legato ai periodi della storia del mondo. Infine il quarto giustifica le letture previste per i vari giorni dell’anno, riconnettendole alla storia della salvezza.[42]

Il trattato è dedicato nella prefazione a dei monaci, probabilmente benedettini per le allusioni alla Regola e per il rilievo che assume la festa di San Benedetto all’interno dell’opera; inoltre Onorio sottolinea la prerogativa del monaco benedettino di condurre insieme una vita attiva, dedicata ai doveri sacerdotali, e una contemplativa, più propriamente monastica.[43] Garrigues data l’opera a dopo il 1133.[44]

Pabulum vitae (opera perduta)

Opera menzionata in calce al De luminaribus ecclesiae, che risulta attualmente perduta; forse una raccolta di sermoni legata all’anno liturgico, a complemento dello Speculum ecclesiae.[45] Garrigues ipotizza che il manoscritto identificato da Flint come potenzialmente contenente la Refectio mentium possa contenere in realtà un primo abbozzo del Pabulum vitae.[46]

Refectio mentium (opera perduta)

Opera menzionata nella lista del De luminaribus ecclesiae e nella Donatio Gottwicensis, che la definisce come una raccolta di sermoni;[47] risulta attualmente perduta, ma la critica ha avanzato delle proposte di identificazione con le raccolte conservate in alcuni manoscritti. Flint ad esempio ritiene che il manoscritto Lambach 139, che contiene una collezione di sermoni estratti in buona parte dalla Gemma animae e dallo Speculum ecclesiae, possa coincidere con la perduta Refectio mentium.[48]

Garrigues sostiene di aver rinvenuto nel manoscritto Praga 930 la dicitura Honorii monachi de refectione mentium seu sermones capitulares, ma scarta questa identificazione per motivi stilistici e cronologici, perché alcuni sermoni appaiono posteriori alle canonizzazioni di San Bernardo e Thomas Beckett. Garrigues segnala anche i manoscritti Monaco CLM 2982 e 4636, che riportano la stessa raccolta di sermoni e di cui il primo riporta il titolo cancellato di Refectio mentium. Ella ritiene possibile che queste omelie siano di mano di Onorio, ma non le fa coincidere in toto con questa raccolta perduta.[49] Piuttosto Garrigues ipotizza che noi possediamo tutti i sermoni composti dall’autore, ma la tradizione manoscritta non ce li tramandi secondo la suddivisione originale in Speculum ecclesiae, Pabulum vitae e Refectio mentium; buona parte sarebbe stata amalgamata allo Speculum originale e trasmessa sotto questo nome.[50]

Sacramentarium (sive Sacramentarium seu de causis et significatu mistico Rituum divini in Ecclesia officii liber)

Gli argomenti di questo trattato sono analoghi a quelli della Gemma animae, ma la dimensione dell’opera è molto più ridotta. Il trattato inizia con la descrizione delle diverse suddivisioni dell’anno liturgico, quindi parla dell’ordinazione e degli ornamenti sacri, infine si ritorna all’anno liturgico e all’illustrazione della messa.[51]

Tradizionalmente quest’opera è stata ritenuta un riassunto della Gemma animae, nel quale vengono eliminati i particolari più tecnici della liturgia e la spiegazione del loro significato storico e simbolico; questo ha fatto pensare che, mentre la Gemma animae è rivolta a membri del clero interessati in modo specifico alla liturgia a livello teorico e pratico, il Sacramentarium sarebbe rivolto a lettori meno istruiti, per educarli alla santità insita nel culto cristiano.[52]

Garrigues però ha fatto notare che il Sacramentarium presenta delle riflessioni di argomento mistico e teologico che dovrebbero far pensare a un pubblico colto; semplicemente in questo caso il focus della trattazione è spostato da una disamina dettagliata delle questioni liturgiche a una riflessione teologica più profonda. Un esempio eclatante secondo Garrigues della differenza di tono tra la Gemma animae e il Sacramentarium riguarda il tema dell’uomo come microcosmo, che nella prima è trattato sbrigativamente perché non è di interesse per la liturgia, mentre nel secondo è analizzato in un intero capitolo.[53] Garrigues data l’opera a dopo il 1133.[54]

Speculum ecclesiae

Raccolta di sermoni, ripartiti su tutto l’anno liturgico, partendo dal Natale e concludendo con l’Avvento.[55] Il numero e la consistenza dei sermoni oscilla molto tra i numerosi manoscritti che trasmettono l’opera, tanto da formare un ‹‹corpus immenso e multiforme›› piuttosto che una lista definita;[56] il totale dei sermoni che sono attribuiti dall’insieme della tradizione allo Speculum ecclesiae diventa così di più di cinquecento, secondo Garrigues, che ritiene impossibile stabilire il nucleo originario della raccolta, ma comunque non contesta l’autenticità delle omelie pervenuteci.[57]

L’opera doveva servire come un campionario di modelli per la predicazione: più che direttamente alla fruizione dei fedeli, questi sermoni sembrano essere rivolti principalmente a quella dei monaci, che oltre alla trama del discorso vi trovavano ricche informazioni sulle modalità con cui presentarlo, con indicazioni riguardanti anche l’adattamento dell’omelia alle necessità dell’uditorio, alla stagione, alla differente solennità delle occasioni.[58] Lo Speculum ecclesiae si segnala anche perché è la prima opera del Medioevo, dopo Gregorio Magno, in cui si recupera la tradizione dell'exemplum come storiella dal significato morale. Onorio utilizza un vasto campionario di exempla, che in parte riprende le tradizioni classica, patristica e agiografica, ma per lo più tratta di personaggi presi dalla quotidianità.[59]

Dalla prefazione si ricava che questa raccolta era stata richiesta da un convento in cui Onorio aveva già dato prova della sua abilità nel realizzare omelie; alcuni manoscritti indicano che questi monaci facevano parte della comunità ecclesiastica di Canterbury, ma, per quanto questo indizio sia stato importante nel dibattito sui luoghi di origine e di attività dell’autore, non si è in grado di stabilire con certezza la verità di questa affermazione.[60] Garrigues data il nucleo originario della raccolta al 1107-1111.[61]

Opere polemiche[modifica | modifica wikitesto]

De apostatis (sive Offendiculum de apostatis)

De esu volatilium (sive Dialogus cuiusdam magistri de esu volatilium) (?)

De vita vere apostolica (?)

Offendiculum (sive De offendiculo sive Offendiculum de incontinentiis sacerdotum)

Quid sit scala ad caelum

Quid vasa honoris et quid vasa contumeliae

Quod monachis liceat praedicare (sive Quaestio utrum monachis liceat praedicare)

Summa gloria (sive Summa gloria de apostolico et augusto sive Summa gloria de praecellentia sacerdotii prae regno)

Quaestiones e interrogationes[modifica | modifica wikitesto]

Interrogatio

Interrogatio de ascensu et consessu Christi

Interrogatio de descensu Christi

Liber duodecim quaestionum

Quaestiones octo de angelo et homine

Quaestiones theologicae

Utrum sit peccatum nubere vel carnem comedere

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Opere pubblicate nella Patrologia Latina:
    • PL 40 (coll. 1005-1032: Cognitio vitae attribuita ad Agostino o a Onorio);
    • PL 168 (coll. 1195-1306: In Ecclesiasten attribuito a Rupert de Deutz);
    • PL 170 (coll. 609-664: De vita vere apostolica attribuita a Rupert de Deutz);
    • PL 172 (coll. 39-102: De philosophia mundi opera spuria; coll. 101-116: De solis affectibus opera spuria; coll. 115-188: Imago mundi; coll. 187-196: Summa totius de omnimoda historia; coll. 197-234: De luminaribus Ecclesiae; coll. 233-240: De haeresibus; coll. 239-244: Catalogus Romanorum Pontificum; coll. 245-251: Commentarium in Timaeum Platonis opera spuria; coll. 253-266: Hexaemeron; coll. 265-270: De decem plagis Aegypti spiritualiter; coll. 269-321: Selectorum Psalmorum expositio selezione dal commentario ai Salmi di Onorio; coll. 311-348: Quaestiones et ad easdem responsiones in duo Salomonis libros Proverbia et Ecclesiasten opera spuria; coll. 347-496: In Cantica Canticorum; coll. 495-518: Sigillum Beatae Mariae; coll. 541-738: Gemma animae; coll. 737-806: Sacramentarium; coll. 807-1108: Speculum Ecclesiae; coll. 1109-1176: Elucidarium; coll. 1177-1186: Liber duodecim quaestionum; coll. 1185-1192: Libellus octo quaestionum de angelis et homine; coll. 1191-1222: Inevitabile; coll. 1223-1230: De libero arbitrio; coll. 1229-1240: Scala caeli maior; coll. 1239-1242: Scala caeli minor; coll. 1241-1246: De animae exsilio et patria; coll. 1247-1248: De vita claustrali; coll 1249-1258: Eucharistion; coll. 1257-1270: Summa gloria);
    • PL 193 (coll. 1315-1372: selezione dal commentario ai Salmi di Onorio);
    • PL 194 (coll. 485-730: selezione dal commentario ai Salmi di Onorio);
    • PL 213 (coll. 929-948: De esu volatilium attribuito a un anonimo benedettino).
  • Clavis physicae, edizione critica della prima parte (parr. 1-315) e introduzione di Paolo Lucentini, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, 1974.
  • La «Clavis physicae» (316-529) di Honorius Augustodunensis. Studio e edizione a cura di Pasquale Arfé, Napoli, Liguori, 2012.
  • Y. Lefèvre, L'Elucidarium et les Lucidaires. Contributions par l'histoire d'un texte, à l'histoire des croyances religieuses en France au Moyen Age, Paris, 1954.
  • Libelli Honorii Augustodunensis presbyteri et scholastici, ed. I. Dieterich, Hannoverae, Impensis Bibliopolii Hahniani, 1897 (MGH Libelli de lite imperatorum et pontificum saeculis XI et XII conscripti 3), pp. 29-80.

Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Onorio di Ratisbona, Cos'è l'uomo (dalla Clavis physicae) antologia a cura di Ernesto Mainoldi, Torino 1998.
  • Honorius Augustodunensis, Imago mundi, a cura di Marco Albertazzi, trad. Marco Albertazzi e Simone Tomasi, postfazione di Alessandro Grossato, la Finestra editrice, 2022 ISBN 978-8832236-24-8

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ PL 172, coll. 232-234; cfr. Amann 1922, col. 144.
  2. ^ Amann 1922, coll. 140-141.
  3. ^ Ibid., col. 141.
  4. ^ Ibid.
  5. ^ Dieterich 1837, p. 29; cfr. Amann 1922, col. 141.
  6. ^ Cfr. Amann 1922, coll. 142-143.
  7. ^ Crouse 1975, pp. 131 – 139; cfr. Sturlese 1990, p. 96.
  8. ^ Cfr. Amann 1922, coll. 142-143.
  9. ^ Kelle 1902, pp. 2-19; cfr. Garrigues 1986, pp. 100-101.
  10. ^ Cfr. Amann 1922, col. 143.
  11. ^ Bauerreis 1935, pp. 28-36; cfr. Sanford 1948, p. 402.
  12. ^ Gwynn 1952, pp. 66-68; cfr. Dezzuto 2009, p. 72.
  13. ^ Southern 1963, p. 216; cfr. Dezzuto 2009, p.72.
  14. ^ Flint 1972a, p. 84.
  15. ^ Ibid., pp. 63-86.
  16. ^ Flint 1982, pp. 148-158.
  17. ^ Garrigues 1988, pp. 178-181.
  18. ^ PL 172, coll. 232-234; cfr. Flint 1972b, pp. 215-219; Garrigues 1986, pp. 14-15.
  19. ^ Kelle 1906, pp.1-5; cfr. Garrigues 1986, p. 41.
  20. ^ Menhardt 1958, p. 63; cfr. Garrigues 1986, p. 17.
  21. ^ PL 172, coll. 33-34; cfr. Garrigues 1986, pp. 15-16.
  22. ^ Cfr. Garrigues 1986, pp. 18-19.
  23. ^ Cfr. Garrigues 1986, pp. 19-20.
  24. ^ Gersh 1987, sostiene che Onorio avrebbe frainteso parte delle teorie di Eriugena.
  25. ^ Come lui stesso afferma nel quarto libro del De luminaribus ecclesiae.
  26. ^ Su quest'opera, importante è il contributo di Yves Lefèvre, L'Elucidarium et les Lucidaire. Contributions par l'histoire d'un texte, à l'histoire des croyances religieuses en France au Moyen Age, Paris 1954
  27. ^ Elucidarium I, 12.
  28. ^ Elucidarium I, 32.
  29. ^ Elucidarium I, 26.
  30. ^ Elucidarium I, 193.
  31. ^ Flasch 1986.
  32. ^ Edita in Kelle 1905.
  33. ^ Edita in PL 172, coll. 1197-1222.
  34. ^ Salmi 113,5, su laparola.net.
  35. ^ Étienne Gilson, La filosofia nel Medioevo, BUR, 2019, pp. 363-369.
  36. ^ Sturlese 1990, p. 110.
  37. ^ Schipperges 1958, p. 81.
  38. ^ Amann 1922, col 156; Sanford 1948, p. 412; Garrigues 1986, p. 108.
  39. ^ Cfr. Ibid., pp. 108-109.
  40. ^ Flint 1970, pp. 174-186; cfr. Garrigues 1986, p. 109.
  41. ^ Ibid.
  42. ^ Sanford 1948, pp. 414-415; Garrigues 1986, pp. 83-91.
  43. ^ Ibid.
  44. ^ Garrigues 1988, p. 177.
  45. ^ Amann 1922, col. 150; Garrigues 1986, pp. 109-110.
  46. ^ Ibid.
  47. ^ Ibid. pp. 110-113.
  48. ^ Flint 1972a, pp. 68-69.
  49. ^ Garrigues 1986, p. 111.
  50. ^ Ibid., p. 109.
  51. ^ Amann 1922, coll. 147-148; Garrigues 1986, pp. 93-98.
  52. ^ Ibid.; cfr. Sanford 1948, pp. 415-416.
  53. ^ Garrigues 1986, pp. 93-98.
  54. ^ Garrigues 1988, p. 177.
  55. ^ Amann 1922, col. 146; Sanford 1948, pp. 411-413.
  56. ^ Garrigues 1986, pp. 99-110.
  57. ^ Ibid.
  58. ^ Ibid.
  59. ^ Ibid.
  60. ^ Ibid.
  61. ^ Garrigues 1988, p. 177.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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