Cosenza Calcio

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Cosenza Calcio
Calcio
Bruzi, Lupi della Sila, Rossoblù, Silani, Cosentini
Segni distintivi
Uniformi di gara
Manica sinistra
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Casa
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Trasferta
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Terza divisa
Colori sociali Rosso, blu
Simboli Lupo
Inno Magico Cosenza
Mario Gualtieri
Dati societari
Città Cosenza
Nazione Bandiera dell'Italia Italia
Confederazione UEFA
Federazione FIGC
Campionato Serie B
Fondazione 1912
Rifondazione2003
Rifondazione2007
Rifondazione2011
Presidente Bandiera dell'Italia Eugenio Guarascio
Allenatore Bandiera dell'Italia William Viali
Stadio San Vito-Gigi Marulla
(20 987 posti)
Sito web www.ilcosenza.it
Palmarès
Coppa Italia Lega Pro
Titoli nazionali 1 Scudetto di Serie D
Trofei nazionali 1 Coppe Italia Serie C/Lega Pro
Trofei internazionali 1 Coppa Anglo-Italiana
Stagione in corso
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Il Cosenza Calcio, meglio noto come Cosenza, è una società calcistica italiana con sede nella città di Cosenza. Milita in Serie B, la seconda serie del campionato italiano.

Il primo club cittadino venne fondato il 18 novembre 1912 (l'inizio dell'attività agonistica documentata risale al 23 febbraio 1914) e cominciò a partecipare al campionato italiano di calcio nel 1927.[1] Dal 1964 il Cosenza disputa le sue gare allo stadio San Vito-Gigi Marulla, impianto capace di ospitare 24.209 spettatori.

Il Cosenza vanta 25 partecipazioni al campionato di Serie B, categoria nella quale ha esordito nel 1946-1947 e nella quale ha colto il suo massimo risultato nel 1991-1992, piazzandosi al quinto posto in classifica a due punti dalla promozione nella massima serie, e nel campionato 1988-1989 con il sesto posto. Nella sua storia il club si è aggiudicato un titolo di IV Serie nel 1958, una Coppa Anglo-Italiana nel 1983, una Coppa Italia Lega Pro nel 2015, divenendo la prima squadra calabrese ad aver vinto un trofeo nazionale ed un Campionato nazionale Dante Berretti di Serie A-B nel 1992-93. È la seconda squadra dopo il Taranto ad avere disputato il maggior numero di campionati di Serie B (25) senza aver mai disputato la massima serie nazionale (sfiorata in più di un'occasione dal 1989 al 2002).

La FIGC colloca il Cosenza al 56º posto nella graduatoria della tradizione sportiva dei club ad essa affiliati. Inoltre il club figura al 36º posto nella classifica perpetua della Serie B.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Cosenza Calcio.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Il calcio a Cosenza fu introdotto nel 1908. Dalla fusione di varie squadre locali nacque, il 1º marzo 1912, la S.S. Cosentina che si sciolse nello stesso anno. La prima vera incarnazione del Cosenza Calcio sorse il 18 novembre 1912 nella forma di una società polisportiva denominata Fortitudo, la quale aveva come colori sociali il bianco e il nero; l'attività della sezione calcistica della Fortitudo era limitata alle sole partite amichevoli e a qualche torneo regionale. Nel 1918 alcuni giovanissimi fondarono lo Sport Club Italia, ma nel 1920 ricomparve la Fortitudo, che nel medesimo anno vinse un triangolare tra squadre calabresi aggiudicandosi il titolo ufficioso di campione regionale.

Nel 1926, da dissapori tra i membri della Fortitudo, nacque il Cosenza Football Club con colori rossoblù in onore a Genoa e Bologna, protagonisti della lotta per lo scudetto l'anno prima. Il Cosenza FBC, migliore squadra della regione, comincia a mettersi in evidenza anche contro compagini delle regioni limitrofe, ma nel 1928 è costretto a trasformarsi, su direttiva politica del regime fascista, in Dopolavoro Sportivo Cosenza con maglia azzurra. Il DS Cosenza è primo nel Campionato di Terza Divisione 1927-1928, ma la mancata organizzazione al sud, da parte della FIGC, del campionato di Seconda Divisione del 1928-1929, ne impedisce la promozione. Intanto, nei primi mesi del 1929, le forze sportive cosentine, che non sopportano la sottomissione dello sport alla politica, fondano il Cosenza Sport Club, con maglia rossoblù.

Si hanno così due squadre a Cosenza ed entrambe partecipano al campionato di Terza Divisione 1928-1929 che si disputa nell'estate del 1929: prevale, a parità di punti, la squadra che rappresenta il regime che, nel frattempo, il 6 giugno 1929, viene trasformata in Associazione Sportiva Fascista Cosenza. La ASF Cosenza ottiene il diritto alla promozione in Seconda Divisione, ma resta in vita solo tre mesi; infatti l'ambiente sportivo cittadino, consapevole dei suoi limiti, in vista del nuovo impegnativo campionato, riesce a trovare un punto d'accordo e la ASF confluisce nel Cosenza Sport Club, con colori rossoblù.

Anni trenta e quaranta[modifica | modifica wikitesto]

Dalla stagione 1929-1930, con la novità della Serie A e Serie B a girone unico e della Prima e Seconda Divisione a carattere interregionale, il Cosenza Sport Club comincia a disputare i campionati nazionali, ottenendo il settimo posto che consente loro la promozione nella Prima Divisione meridionale allargata a due gironi. Prima dell'esordio in campionato la politica, in cambio della promessa costruzione del nuovo campo sportivo, impone l'utilizzo del colore azzurro Savoia che spicca nel gonfalone della città. La nuova maglia, tuttavia, non porta fortuna, visto che dopo dieci giornate la squadra è fanalino di coda con quattro punti, ma una vittoria in maglia rossoblù contro la capolista Salernitana risolleva i calabresi, che centreranno una salvezza insperata. Nel 1931 fu inaugurato il Campo Sportivo Città di Cosenza, che, dopo vari anni, assunse il nome di stadio Emilio Morrone, un giovane cosentino caduto, per un incidente di gioco, durante una gara.

Dalla stagione 1937-1938, con l'avvento del tecnico ungherese Otto Krappan, furono reclutati nuovi giovani talenti cosentini. Krappan si dimise nel dicembre 1938 per seri motivi familiari e fu rimpiazzato da un altro ungherese, Giovanni Vanicsek, proveniente dal Verona. Alla fine della stagione 1938-1939 il portiere cosentino Luciano Gisberti verrà ceduto alla Liguria, squadra genovese di Serie A: sarà il primo cosentino a militare in massima serie. Nel 1939-1940 trovarono spazio in squadra Massimo Mari e altri ragazzi scoperti in città da Krappan, tra cui Pasquale Lorenzon e il sedicenne Raffaele Bruno. Nel 1940 arriva a Cosenza Renato Vignolini, terzino di fama nazionale con alle spalle brillanti campionati nelle file della Fiorentina, Genoa e Modena. Nel 1940-1941 il riconfermato allenatore Hansel centra la salvezza senza problemi, mentre nel 1942-1943 coglie il terzo posto, completando il girone di ritorno senza sconfitte.

Il Cosenza stagione 1931-1932

Dopo la sospensione causata dallo scoppio della seconda guerra mondiale, la ripresa dell'attività agonistica a Cosenza sarà particolarmente laboriosa. Il periodo post bellico, infatti, è caratterizzato dall'indisponibilità dello stadio cosentino Città di Cosenza, del tutto occupato dalle baracche costruite nel corso del tempo per ospitare gli sfollati e i senza tetto del secondo conflitto. Solo dopo mille traversie i dirigenti riusciranno a far riprendere l'attività sportiva sul Campo militare di Via Roma. Lo stadio Città di Cosenza, invece, tornerà alla sua originaria destinazione solo dopo alcuni anni. La società assunse nel frattempo la denominazione di Associazione Sportiva Cosenza con allenatore/giocatore Vignolini. Alla ripresa dell'attività agonistica una parte dei cosentini decisero di lasciare il club.

La squadra così ridisegnata da Vignolini si attestò stabilmente nei quartieri alti della classifica, venendo promossa per la prima volta in Serie B grazie al secondo posto dietro il Leone Palermo. In quella particolare fase storica è il dirigente Carlo Leonetti che riesce a convincere l'italo-argentino Attilio Demaria (ex campione del mondo nel 1934 con la nazionale italiana allenata da Vittorio Pozzo) ad accettare il ruolo di allenatore-giocatore della formazione silana, impegnata per la prima volta nel campionato cadetto. Demaria è reduce dai campionati giocati nell'Internazionale (Ambrosiana Inter), dove ha per anni fatto coppia con Peppino Meazza. Il suo ingaggio di fatto rappresentò il vero "colpo" del Cosenza neo-promosso in serie B. Sotto le direttive di Demaria venne allestita una squadra valida e competitiva per il traguardo della salvezza, in cui erano solo quattro i reduci dell'annata precedente, ma nel girone d'andata la compagine calabrese incontrò varie difficoltà, per poi risollevarsi nel girone di ritorno e conseguire il traguardo prefissato, in virtù dell'undicesimo posto in graduatoria. Il bilancio fortemente positivo della prima stagione in Serie B trovò conferma nella crescita di una squadra giovanile, i Boys Demaria, ammessi alle finali nazionali di categoria.

Il Cosenza stagione 1946-1947.

Nel secondo campionato di Serie B, nel 1947-1948, la società provvide a confermare in blocco sia l'allenatore (Demaria) sia i giocatori della prima stagione (con l'eccezione del portiere Caruso, sostituito da Mari), combinandoli con nuovi innesti, ma la squadra, malgrado il decimo posto, non si assicurò la permanenza nella serie cadetta (garantita invece alle prime sette squadre in classifica, stante la riforma del campionato). Nel 1948-1949 il Cosenza di Guido Corbelli e poi dell'ungherese Kutic, che schierava Lino Begnini (con trascorsi in Serie A), si classificò al quinto posto, mentre l'anno dopo, sotto la guida di Vittorio Mosele, la squadra registrò dodici partite utili e si aggiudicò il titolo di campione d'inverno della Serie C girone D, per poi chiudere al primo posto a pari punti con il Messina. Nello spareggio disputato a Salerno il risultato, dopo i tempi supplementari, fu di 1-1. Al termine dell'incontro il portiere rossoblù Gisberti denunciò anche un tentativo di corruzione attuato dal presidente del Messina. Nella ripetizione dello spareggio, giocato a Como, i biancoscudati del Messina si affermarono per 6-1, guadagnando così la cadetteria.

Anni cinquanta e sessanta[modifica | modifica wikitesto]

Ebbe così inizio una serie di peripezie alla ricerca della cadetteria. La presidenza fu assunta da Biagio Lecce e, successivamente da Carlo Leonetti. L'ingaggio del centravanti alessandrino Carlo Stradella assicurò una messa di reti, ma il campionato non si vinse e l'anno successivo, per la riforma dei campionati, il Cosenza fu retrocesso in quarta serie. Si ricorda una amichevole Cosenza-Inter del 22 dicembre 1954 terminata con la vittoria dei milanesi per 2 a 1. Seguirono anni bui durante i quali si avvicendarono molti allenatori: Piccaluga, Kutik, Lamberti, Andreis, Piacentini, ma i successi stentarono ad arrivare. Frattanto alla presidenza silana tornò alla ribalta il compianto Salvatore Perugini, già segretario del sodalizio rossoblù negli anni trenta. Nella stagione 1957-1958 il Cosenza, guidata dal bomber Mario Uxa (capocannoniere del campionato per 5 stagioni consecutive), ottenne la vittoria del girone dell'Interregionale Prima Categoria e conquistò il titolo di Campione d'Italia, ex aequo col Mantova e lo Spezia. Nella stagione successiva (1958-1959) il Cosenza fu bruciato, sul filo di lana, dal Catanzaro terminando al secondo posto e stessa sorte fu riservata nel campionato 1959-1960 quando dopo un lungo dominio in vetta alla classifica, i rossoblù si arresero nelle ultime partite al Foggia e persero nuovamente la Serie B.

Il Cosenza stagione 1957-1958
Il Cosenza stagione 1960-1961.

Dopo la scomparsa del presidente Perugini, Lecce tornò al vertice della società. La squadra, affidata a di Julius Zsengeller, fu potenziata con alcuni giovanissimi, e tenne un passo ammirevole, cui tenne testa solo il Trapani, cedendo in dirittura d'arrivo. Al termine della stagione 1960-1961 il Cosenza fu promosso in Serie B. L'annata in cadetteria fu complicata: un arbitraggio infelice determinò incidenti nella gara contro il Modena, con conseguente pesante squalifica del campo, che era il vecchio Emilio Morrone. A Zsengeller subentrò Paolo Todeschini e giunse una sofferta salvezza. Nella stagione successiva (1962-1963), la squadra fu puntellata, ma riuscì a evitare la retrocessione solo perché il Novara venne penalizzato di 10 punti e retrocesso all'ultimo posto della classifica per illecito sportivo. La retrocessione della stagione 1963-1964 segnò la fine di un ciclo e la squadra venne, quasi totalmente rifondata. Dal 1964-1965 il club, intanto divenuto Associazione Sportiva Cosenza, giocò nel nuovo stadio San Vito, inaugurato il 4 ottobre 1964 in occasione di Cosenza-Pescara, terminata 2-1 con reti di Ciabattari e Campanini. Fallito l'immediato ritorno in Serie B nel 1965, per opera di una Reggina corsara, che espugnò quell'anno Cosenza in una partita decisiva davanti a 20 000 spettatori rossoblù,[2] e ancora nel 1966, beffata sul traguardo dalla Salernitana, la squadra rossoblù per alcuni decenni non riuscì più a riemergere.

Anni settanta e ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Il Cosenza stagione 1974-1975

Seguirono alcune stagioni nelle quali il Cosenza stazionò nelle posizioni intermedie della graduatoria. Il Cosenza ripartì da Giusto Lodi, capitano di lungo corso, autentico pilastro della formazione rossoblù, mentre presidente era Mario Guido. La crisi societaria diventa sempre più grave: il fallimento era alle porte e l'amara retrocessione in Serie D della stagione 1973-1974 parve segnare l'epilogo della storia del sodalizio cosentino. Il campionato 1974-1975 inizia nel caos più assoluto. La panchina di Emilio Zanotti era precaria e instabile, ma la grande passione di un manipolo di sostenitori seppero trasformare quel campionato in una stagione trionfale. Con il pregevole record di 17 successi interni su altrettanti incontri disputati, il Cosenza sbaragliò la concorrenza vincendo facilmente il campionato con sette punti di vantaggio sull'accoppiata composta da Vittoria e Nuova Igea. Il ritorno in Serie C non fu, tuttavia, fortunato. Gli umori della folla non erano più gli stessi e le continue disillusioni generarono l'ennesimo episodio deprecabile: il 27 marzo 1977, in occasione dell'incontro Cosenza-Paganese, l'arbitro Sancini di Bologna e i suoi collaboratori furono linciati e i tifosi rossoblù, a causa della squalifica che ne conseguì, furono costretti a peregrinare lontani dal San Vito per un anno e mezzo.

Per la riforma dei campionati, la stagione 1978-1979 vide il Cosenza in Serie C2. La presidenza fu assunta da Osvaldo Siciliano, che aveva propositi di rilancio, ma il campionato fu vinto dai "cugini" del Rende.

Il Cosenza stagione 1982-1983

Nel campionato 1979-1980, Nedo Sonetti riportò il Cosenza in Serie C1 lanciando Perrotta e la solida coppia di difensori centrali Rocco-Reggiani. L'anno dopo il club subì la retrocessione sotto la guida di Pietro Fontana, cui fece seguito la promozione firmata da Renzo Aldi, ma la stagione 1981-1982 fu anno di grandi cambiamenti: dopo 37 anni di attività, con tanti successi e qualche delusione, l'A.S. Cosenza fu messa in liquidazione e al suo posto prese vita il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. con presidente Vincenzo Morelli. Fu il risultato di un forte connubio tra imprenditori della città e l'amministrazione comunale tramite l'assessore Mario Romano e il sindaco Rugiero[3].

Sulla panchina del Cosenza si susseguirono Mujesan, De Petrillo, Ghio e Montefusco. In questi anni si affacciò in prima squadra Luigi Marulla, che diverrà il più rappresentativo calciatore della storia del Cosenza, primatista di presenze e reti di tutti i tempi. Vestiroono la maglia rossoblù calciatori dal passato glorioso e giovani promesse, tra cui Longobucco, Morra, Tivelli e Marino. L'esonero di Francesco Liguori, durante la stagione 1986-1987, determinò l'arrivo a Cosenza di Gianni Di Marzio, che legò il proprio nome alla storia del club silano.

Il Cosenza stagione 1984-1985.

Dopo aver conseguito il piazzamento utile per la disputa della Coppa Italia Professionisti (1986-1987), Di Marzio fu l'artefice, nel 1987-1988, della promozione in Serie B attesa per ben 24 anni, beneficiando di calciatori quali Simoni, Marino, Lombardo, Castagnini, Giovannelli, Galeazzi, Bergamini, De Rosa, Lucchetti, Urban, Padovano, oltre a Fantini, Montrone, Maniero, Del Nero, mentre il timone della presidenza era nelle mani dell'avvocato Giuseppe Carratelli.

Dopo la risalita in Serie B, Di Marzio abbandonò la panchina rossoblù e fu sostituito da Bruno Giorgi. La squadra ottenne numerose vittorie in trasferta, ma due episodi negativi costarono carissimo: il derby col Catanzaro al San Vito (0-0) in cui l'arbitro Pierluigi Pairetto annullò un gol regolare all'ex di turno Vittorio Cozzella a due minuti dal termine,[4] gara a cui seguirono incidenti tra le forze dell'ordine di una parte dei 20 000 tifosi presenti al San Vito[4], e il palo colpito da Lombardo nello scontro diretto con l'Udinese di Marco Branca e Odoacre Chierico, che costò la promozione in Serie A[4]. Tra i protagonisti di quel campionato si ricordano Michele Padovano, Maurizio Lucchetti, Luigi De Rosa e Alberto Urban. Alla fine di quella stagione il Cosenza risultò la squadra con il maggior numero di vittorie, diciassette. Concluse al sesto posto in graduatoria con 44 punti, a un punto dal terzo e dietro la Reggina e la Cremonese, anch'esse a 44 punti ma con la classifica avulsa favorevole nei confronti dei silani. L'introduzione, avvenuta proprio quell'anno, della discriminante degli scontri diretti al posto della differenza reti impedì pertanto ai rossoblù di disputare gli spareggi per la Serie A[5]. Il 1989 fu l'anno anche della misteriosa morte dell'ex calciatore del Cosenza Donato Bergamini, a cui oggi è intitolata la curva sud dello stadio San Vito.

Il Cosenza stagione 1987-1988, promosso in Serie B

Anni novanta e duemila[modifica | modifica wikitesto]

Dopo una salvezza tribolata nel campionato cadetto del 1989-1990, nel campionato di Serie B 1990-1991, caratterizzato da una grande bagarre in coda (con ben nove squadre comprese in due punti), la squadra silana, affdiata a Edoardo Reja a stagione in corso, conseguì la salvezza allo spareggio contro la Salernitana allo stadio Adriatico di Pescara grazie a un gol di Marulla realizzato nel primo tempo supplementare, per la gioia dei 7 000 sostenitori cosentini al seguito.[5][6]. Nel campionato 1991-1992, confermata l'ossatura della squadra, il Cosenza arrivò all'ultima giornata a Lecce appaiato a 42 punti all'Udinese al quarto posto in classifica per giocarsi la Serie A. I tifosi del Cosenza diedero vita a un grande esodo, presentandosi in 15 000[5] allo stadio Via del mare del capoluogo salentino per spingere la squadra verso una storica promozione, ma l'incontro si risolse in favore dei giallorossi, che ottennero la certezza della salvezza gettando nello sconforto giocatori e sostenitori cosentini: l'Udinese, che vinse nello stesso giorno sul campo della già promossa Ancona, scavalcò infatt di due punti i rossoblù, che terminarono al quinto posto.

Alberto Zaccheroni allenò il Cosenza nel campionato di Serie B 1994-1995.

Il 1º ottobre 1992 Cosenza sportiva ripiombò nel lutto per la morte del centrocampista Massimiliano Catena, che perse la vita a 23 anni in un incidente stradale[5], quattro giorni dopo aver realizzato il suo ultimo gol con la maglia del Cosenza. Oggi la curva nord dello stadio San Vito porta il suo nome.

Dopo la partenza di Reja e di alcuni protagonisti dell'annata 1992-1992, la squadra non riuscì a replicare l'exploit. Nel 1992-1993 esordì il centrocampista cosentino Stefano Fiore, prodotto del vivaio rossoblù, che spiccò il volo verso i vertici del calcio italiano e della nazionale, mentre nel 1994-1995 il Cosenza di Alberto Zaccheroni, nonostante la penalizzazione di nove punti in classifica, riuscì a salvarsi con largo anticipo, arrivando a toccare le soglie della promozione in Serie A a fine marzo[7][8] sospinto dalla vena realizzativa di Marco Negri, autore di ben 19 reti.[5] La stagione 1996-1997, segnata da due avvicendamenti in panchina, si chiuse con la retrocessione dei calabresi in Serie C1, avvenuta negli ultimi minuti di gioco dell'ultima giornata di campionato. Alla fine della stagione lasciarono il Cosenza due bandiere del club: Luigi Marulla e Luigi De Rosa.

Aniello Parisi con la maglia del Cosenza ha vinto tre campionati: Serie C1 1997-1998, Serie D 2007-2008 e Lega Pro Seconda Divisione 2008-2009

La retrocessione fu prontamente riscattata dall'immediata promozione nella stagione successiva (1997-1998) sotto la guida di Giuliano Sonzogni, dopo una lunga cavalcata che vide il Cosenza sempre in testa al campionato dalla prima giornata. Seguì una salvezza sofferta, giunta all'ultima giornata del campionato cadetto 1998-1999[5], malgrado un inizio di Serie B di tutt'altro tenore e le ottime prestazioni in Coppa Italia, dove i silani uscirono ai sedicesimi di finale con i futuri vice-campioni d'Italia della Lazio.

Giuseppe Sannino allenò il Cosenza FC nel campionato di Serie D 2004-2005

Il Cosenza disputò poi altri quattro campionati di Serie B, occupando il primo posto per nove settimane e mezzo nel 2000-2001, per poi vedere sfumare la promozione nella parte conclusiva del girone di ritorno, a vantaggio del Chievo di Delneri, con i lupi che a 12 minuti dal termine vincevano 1-0 (gol di Adriano Fiore), ma poi subirono la rimonta e il sorpasso dei veneti che conquistarono la Serie A. In questi anni vestirono la maglia del Cosenza calciatori quali Lentini, Strada, Zampagna, Altomare, Giandebiaggi, Savoldi, Silvestri, Maldonado. Nel 2002-2003 il calcio cosentino visse una annus horribilis, con la cancellazione del club, alla fine della stagione, da tutti i campionati professionistici dopo quasi novant'anni di storia.

A seguito della radiazione del club dal panorama calcistico italiano, l'allora sindaco di Cosenza Eva Catizone diede vita a un progetto di rinascita del calcio rossoblù, assieme all'assessore allo sport Vincenzo Gallo. Tutta la città si strinse attorno all'iniziativa e così il 5 agosto 2003 venne fondato il Cosenza Football Club S.r.l., successivamente ammesso in Serie D a seguito dell'acquisizione del titolo del Castrovillari. Presieduta dallo stesso sindaco, la squadra, guidata in campo da Gigi Lentini, dopo tre cambi di allenatore ottenne la settima piazza sotto la guida tecnica di Luigi Marulla. Intanto, nell'estate del 2004, il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. fu riammesso in Serie D dopo una sequela di ricorsi alla giustizia ordinaria. Per la prima volta, quindi, la città di Cosenza avrebbe avuto due squadre cittadine nello stesso campionato, situazione che divise la tifoseria creando malumori e dissidi tra le due società. Inoltre il Cosenza F.C. e il Cosenza Calcio 1914 disputarono entrambe un campionato anonimo, chiudendo rispettivamente in ottava e nona posizione. Passarono per il San Vito numerosi giocatori e molti allenatori, Giuseppe Sannino, Giacomo Modica e infine Antonio Aloi per il Cosenza F.C. e le bandiere Luigi De Rosa e Marulla per il Cosenza Calcio 1914. Il punto più basso della storia del calcio cosentino si ebbe durante l'inedito derby, in cui la tifoseria tornò compatta allo Stadio per contestare lo svolgimento di un'umiliante stracittadina, interrompendo la partita con un'invasione. Tuttavia, tale imbarazzante situazione di "convivenza" durò appena un anno.

Il Cosenza Calcio 1914, infatti, fallì definitivamente nel 2005 e il Cosenza F.C., assurto al ruolo di prima e unica squadra cittadina, cambiò denominazione in Associazione Sportiva Cosenza Calcio. Mancata la promozione ai play-off nel 2005-2006 e nel 2006-2007, al culmine di una crisi finanziaria molto profonda, nel luglio 2007 il club annunciò di rinunciare all'iscrizione. Pertanto anche l'A.S. Cosenza Calcio si avviò al fallimento e sparì dal panorama calcistico nazionale.

I calciatori in festa per la vittoria del campionato di Serie D 2007-2008

Nella stagione 2007-2008 la società Rende F.C. cambiò la propria denominazione sociale in Fortitudo Cosenza s.r.l. e si iscrisse al campionato di Serie D.

La curva del Cosenza Calcio 1914 in una gara della stagione 2008-2009.

Con un organico composto da alcune vecchie glorie del Cosenza Calcio 1914 e da un gruppo di cosiddetti "under", nel 2007-2008 la Fortitudo Cosenza, allenata da Domenico Toscano, disputò un'ottima annata e ottenne la promozione alla penultima giornata nello scontro diretto contro il Bacoli Sibilla, di fronte a 18 000 spettatori. Il 30 maggio 2008 la Fortitudo Cosenza acquistò il marchio del vecchio Cosenza Calcio 1914[senza fonte] e assunse, conseguentemente, la medesima denominazione. Il Cosenza Calcio 1914 vinse poi il girone C del campionato di Lega Pro Seconda Divisione 2008-2009, conseguendo la seconda promozione consecutiva.

Anni duemiladieci e duemilaventi[modifica | modifica wikitesto]

Rinforzata dagli innesti di Stefano Fiore e dell'esperto attaccante Raffaele Biancolino, nel 2009-2010 la squadra deluse le attese. L'anno dopo, a seguito di quattro cambi tecnici e una stagione segnata da una penalizzazione di 6 punti per inadempienze economiche, retrocesse in Lega Pro Seconda Divisione. La società, a causa dei gravi problemi economici, non venne iscritta al campionato di Lega Pro Seconda Divisione e si avviò verso il fallimento, dichiarato il 11 settembre 2013 con la radiazione dalla FIGC per fallimento[9].

Una formazione del Cosenza stagione Lega Pro Seconda Divisione 2008-2009

Nell'estate del 2011 fu costituita una nuova società, la Nuova Cosenza Calcio S.r.l., presieduta da Eugenio Guarascio. La società si presentò al pubblico con un nuovo logo, un autentico segno di rottura rispetto alla travagliata storia recente del Cosenza Calcio[10].

Iscritta al campionato di Serie D per la stagione 2011-2012, la Nuova Cosenza Calcio si piazzò seconda nel girone I, qualificandosi per la fase play-off, che vinse, ma il successo non valse il ripescaggio in Lega Pro Seconda Divisione a causa del blocco dei ripescaggi. Nel 2012-2013 la squadra ottenne nuovamente il secondo posto nel girone I della Serie D, qualificandosi per la fase play-off, dove si arrese agli ottavi di finale.

La curva sud in occasione del centenario della squadra il 23 febbraio 2014

Il 5 agosto 2013, grazie al buon piazzamento nella graduatoria dei ripescaggi in quanto vincitrice dei play-off del girone I, il Cosenza ritornò nel campionato professionistico di Lega Pro, dopo due stagioni.

La stagione 2013-2014 iniziò con la presentazione del nuovo logo societario per festeggiare l'anno del centenario nel girone B della Lega Pro Seconda Divisione. Nonostante un calo nelle ultime quattro giornate del campionato 2013-2014, il Cosenza ebbe accesso alla Lega Pro Unica; nel 2014-2015 il Cosenza di Giorgio Roselli ottenne la salvezza e si aggiudicò per la prima volta Coppa Italia Lega Pro, superando il Como sia nella finale di andata (1-4) sia in quella di ritorno (1-0) al San Vito, davanti a circa 10 000 spettatori in festa. La vittoria rappresenta un primato sia per il club sia in ambito regionale, in quanto è il primo trofeo nazionale a comparire nella bacheca di un club calabrese.

Dopo aver disputato un ottimo campionato e aver visto svanire l'ingresso nei play-off nella stagione 2015-2016 a causa di una flessione nel finale di campionato, nella stagione 2016-2017 il Cosenza ebbe accesso ai play-off, dove uscì ai quarti di finale. Nel 2017-2018, sotto la guida del subentrato Piero Braglia, il club cosentino, per altro spintosi sino alle semifinali della Coppa Italia Serie C, ottenne la quinta piazza in campionato, poi eliminò tutte le avversarie nei play-off fino a giungere a disputare la finale per la promozione in Serie B. Contro il Siena, allo stadio Adriatico di Pescara, spinto da 11 000 tifosi cosentini, il club rossoblù prevalse con il risultato di 3-1, ritornando così nella serie cadetta dopo quindici anni.[11]

Nella stagione 2018-2019, malgrado un inizio complicato, il sodalizio cosentino conseguì la salvezza con il decimo posto, arrivando a sfiorare persino l'ingresso nei play-off per la promozione in Serie A, che alla fine del campionato distarono appena quattro punti. Rivoluzionata pesantemente nella stagione seguente, la squadra faticò nella successiva annata di serie cadetta, ma riuscì a conservare la categoria con ben cinque vittorie nelle ultime cinque partite del campionato, sotto la guida del cosentino Roberto Occhiuzzi. Secondo uno studio della BBC, il Cosenza di Occhiuzzi risultò la migliore squadra d'Europa per media punti (2,2 a partita) nel post lockdown.[12]

La tribolata stagione 2020-2021, ancora a porte chiuse per la pandemia di COVID-19, si chiuse con la retrocessione sul campo all'ultima giornata, dopo la sconfitta in casa del Pordenone, ma il club venne riammesso in Serie B dalla FIGC in seguito all'esclusione dalla serie cadetta del Chievo. Nel 2021-2022 la sofferta salvezza venne ottenuta ai play-out a spese del L.R. Vicenza e l'anno dopo, nella stagione 2022-2023, ai play-out a spese del Brescia.

Cronistoria[modifica | modifica wikitesto]

Cronistoria del Cosenza Calcio
  • 18 novembre 1912 - Fondazione della Società Sportiva Fortitudo.
  • 23 febbraio 1914 - Prima partita documentata della storia cosentina.[A 1]
  • 1915-1919 - Sospensione delle attività per cause belliche.
  • 1919-1927 - Attività in ambito locale.[A 2]
  • 1927-1928 - 1º nel girone calabro-lucano della Terza Divisione Sud. Non venne disputato la ripetizione dello spareggio per il salto di categoria, rendendo vano il primo posto in classifica.[A 3]
  • 1928-1929 - 1º nel girone calabrese della Terza Divisione Sud. Promosso in Seconda Divisione.
  • 1929-1930 - 7º nel girone A Sud della Seconda Divisione. Ammesso d'ufficio in Prima Divisione come rappresentante di capoluogo di provincia.

Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Qualificazioni di Coppa Italia.

Qualificazioni di Coppa Italia.

Primo turno di Coppa Italia.

Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.

Quarti di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1973-1974 - 18º nel girone C della Serie C. Retrocesso in Serie D per peggior differenza reti.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
? di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Semiprofessionisti.
  • 1977-1978 - 5º nel girone I della Serie D. Ripescato in Serie C2 a completamento organici.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Fase eliminatoria a gironi di Coppa Italia Semiprofessionisti.

  • 1980-1981 - 15º nel girone B della Serie C1. Retrocesso in Serie C2 per classifica avulsa sfavorevole.
? di Coppa Italia Semiprofessionisti.
Fase eliminatoria di Coppa Italia Serie C.
  • 1982 - L'A.S. Cosenza viene messa in liquidazione e il ramo d’azienda sportiva viene traslato al Cosenza Calcio 1914.
  • 1982-1983 - 6º nel girone B della Serie C1.
Qualificazioni per i sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Serie C.
Fase eliminatoria di Coppa Italia Serie C.
? di Coppa Italia Serie C.
Ottavi di finale di Coppa Italia Serie C.
Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno eliminatorio di Coppa Italia.

Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.

Secondo turno di Coppa Italia.
Fase a gironi di Coppa Italia.
Primo turno di Coppa Italia.
  • 2003 - Il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. al termine della stagione viene radiato dai campionati professionistici per non aver presentato la fideiussione. Viene fondata l'Associazione Sportiva Cosenza Football Club, ammessa al campionato di Serie D mediante incorporazione del Castrovillari.
  • 2003-2004 - 7º nel girone I della Serie D.
  • 2004 - Il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. riottiene l'affiliazione alla FIGC e viene iscritto in Serie D.
  • 2004-2005
Cosenza Football Club: 8º nel girone I della Serie D.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
Cosenza Calcio 1914: 9º nel girone I della Serie D.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2005 - Il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. fallisce e l'A.S. Cosenza F.C. cambia denominazione sociale in Associazione Sportiva Cosenza Calcio S.p.A.[13]
  • 2005-2006 - 3º nel girone I della Serie D. Perde il secondo turno dei play-off.
Secondo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2006-2007 - 4º nel girone I della Serie D. Perde la semifinale degli spareggi play-off.
Secondo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2007 - A causa del sopraggiunto fallimento societario, l'A.S. Cosenza Calcio S.p.A. non viene iscritta al campionato di Serie D. Il Rende assume la denominazione di Fortitudo Cosenza e cambia i propri colori sociali in rosso e blu.
  • 2007-2008 - 1º nel girone I della Serie D. Promosso in Lega Pro Seconda Divisione.
Secondo turno di Coppa Italia Serie D.
Finalista della Poule scudetto.
Primo turno di Coppa Italia Lega Pro.
Terzo posto in Supercoppa di Lega di Seconda Divisione.
Secondo turno di Coppa Italia.
Finalista di Coppa Italia Lega Pro.

Secondo turno di Coppa Italia.
Terzo turno di Coppa Italia Lega Pro.
  • 2011 - Il Cosenza Calcio 1914 s.r.l. viene escluso dai campionati professionistici. Conseguentemente, viene fondata la Nuova Cosenza Calcio s.r.l. che viene iscritta al campionato di Serie D in virtù della tradizione sportiva cittadina certificata dalle NOIF.
  • 2011-2012 - 2º nel girone I della Serie D. Vince la finale dei play-off nazionali resi inutili dal blocco dei ripescaggi.
Primo turno di Coppa Italia Serie D.
  • 2012-2013 - 2º nel girone I della Serie D. Perde la terza fase dei play-off, ma viene ripescato in Lega Pro Seconda Divisione a completamento organici.
Primo turno di Coppa Italia.
Trentaduesimi di finale di Coppa Italia Serie D.
Fase a gironi di Coppa Italia Lega Pro.
  • 2014 - Cambia denominazione in Cosenza Calcio s.r.l.
  • 2014-2015 - 10º nel girone C della Lega Pro.
Primo turno di Coppa Italia.
Vince la Coppa Italia Lega Pro (1º titolo).
Secondo turno di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Lega Pro.
Secondo turno di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia Lega Pro.
  • 2017-2018 - 5º nel girone C della Serie C. Promosso in Serie B dopo aver vinto i play-off.
Primo turno di Coppa Italia.
Semifinalista di Coppa Italia Serie C.
Terzo turno di Coppa Italia.
Secondo turno di Coppa Italia.

Quarto turno di Coppa Italia.
Trentaduesimi di Coppa Italia.
Trentaduesimi di Coppa Italia.
Trentaduesimi di Coppa Italia.
  1. ^ Il match fu disputato contro una rappresentativa catanzarese sul terreno di Piazza delle Armi, e finì con il risultato di 1-1.
  2. ^ Nel novembre 1926 venne fondato il Cosenza Foot-Ball Club, che nel 1928 assunse la denominazione di Dopolavoro FF.SS. Cosenza (o Dopolavoro Sportivo Cosenza).
    Nel 1929 la società fu denominata dapprima Associazione Sportiva Fascista Cosenza e poi Cosenza Sport Club e venne ammessa al campionato di Seconda Divisione.
  3. ^ Il Cosenza conquistò il primo posto a ex aequo con la Fortitudo Locrese. Lo spareggio per il primo posto in classifica venne disputato a Catanzaro e terminò a reti inviolate dopo i supplementari. Le due società successivamente non trovarono l'accordo sul terreno di gioco per la disputa della ripetizione.
  4. ^ Partito con 9 punti di penalizzazione.

Colori e simboli[modifica | modifica wikitesto]

Colori[modifica | modifica wikitesto]

I completi 2007-2008

Agli albori del calcio cosentino, nel 1908, la Fortitudo indossava una maglia bianca con scritta nera sul petto con il nome della squadra, pantaloncini e calzettoni neri,[14] intervallata negli anni con una maglia verde (o verde e blu inquartata secondo altra tradizione).[14] Successivamente, le casacche passarono dal bianconero al verdeblu, fino all'azzurro.[14] L'odierno rossoblù in onore di Genoa e Bologna,[14] protagoniste di avvincenti campionato di Serie A, viene varato con il passaggio dalla Fortitudo al Cosenza Foot-Ball Club, nel 1923:[14] i colori sociali, mantenutisi fino ai giorni nostri, vengono scelti in onore del Genoa, la più antica squadra italiana e la prima a vincere uno scudetto.[14]

La maglia da gioco è storicamente a strisce larghe verticali rosse e blu, con pantaloncini solitamente blu bordati di rosso.[15] Solo molto raramente nel corso della sua storia il Cosenza ha mutato il disegno dei colori indossando maglie a strisce orizzontali,[15] inquartate o a tinta unita (blu bordato di rosso o viceversa).[15] Sotto il regime fascista, per un breve tempo la squadra giocò in divisa granata, e in completo azzurro nell'immediato dopoguerra.[14]

Nella stagione 2010-2011 la maglia del Cosenza fu oggetto di curiosità per la sua ripartizione di colori mai vista nella storia delle maglie da calcio: la divisa era rossa sul davanti e blu sul retro. Una scelta fortemente innovativa che suscitò qualche polemica: secondo molti spettatori l'effetto visivo sul campo generava confusione, poiché dava l'idea che in campo "giocassero tre squadre".[15]

A cavallo fra gli anni duemila e duemiladieci, la cura e la progettazione delle divise del Cosenza furono affidate all'agenzia Vircillo&Succurro, che garantiva il design unico dei template. Per la stagione 2012-2013 fu progettata una divisa ispirata al passato e celebrativa della bandiera dei calabresi Donato Bergamini, deceduto prematuramente.[16] La divisa ispirandosi a un template utilizzato negli anni ottanta, doveva essere interamente rossa con la parte superiore e le maniche blu; a causa della rottura dei rapporti fra la società e l'agenzia di marketing tale progetto non fu mai realizzato.[16] Altra controversia legata all'interruzione dei rapporti fra il Cosenza e l'agenzia Vircillo&Succurro fu la divisa celebrativa del centenario, che a causa di tale avvenimento fu realizzata artigianalmente, riscuotendo critiche da tutto l'ambiente.[17]

Simboli ufficiali[modifica | modifica wikitesto]

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

Lo storico simbolo del Cosenza è il lupo della Sila che, nelle sue varie evoluzioni di natura grafica, ha caratterizzato nel corso dei decenni lo stemma societario.[18] A partire dagli anni ottanta il lupo, inizialmente raffigurato di profilo, viene rappresentato con le fauci ben aperte.[18] Dal 1994 al 2003 l'animale viene raffigurato con la bocca chiusa e sovrapposto a un pallone all'interno di un cerchio blu contornato da strisce rosse.[18] Dal 2003 al 2013 il logo muta più volte ma in tutte le versioni è sempre presente la testa di lupo con le fauci aperte, già in uso negli anni ottanta.[18]

Nel brand adottato nel 2008 si cerca di richiamare sia il logo degli anni ottanta sia quello degli anni novanta; a tal proposito il lupo è disegnato con le fauci aperte e viene sovrapposto a un pallone di calcio inserito all'interno di un cerchio blu contornato da sette strisce rosse, rappresentanti i sette colli che circondano il territorio della città di Cosenza.[18] Nella stagione 2009-2010, in occasione del novantacinquesimo anno della storia del calcio cosentino, lo stemma viene circondato da una serie di allori dorati completati dalla dicitura "NOVANTACINQUE ANNI" e "2009".[18]

Nell'estate del 2011 il sodalizio fallisce e riparte dalla Serie D. Il logo viene dunque rivoluzionato. Inizialmente verrà abbracciato da una pergamena recante la frase in latina Brutia me genuit (Bruzia mi fece nascere), che richiama la leggendaria figura di "Donna Brettia" o "Brutia", condottiera dei primi Bruzi, e la stirpe Bruzia in sé.[18] Successivamente cambia totalmente, adottando una forma a scudo, classica, metà rosso e metà blu, sormontato da una pergamena con la dicitura "Cosenza Calcio";[18] più audace la modifica del lupo, che per la prima volta nella storia appare a figura intera: il disegno, stilizzato e moderno, lo ritrae semi accovacciato, mentre regge un pallone sotto una zampa.[18]

In occasione del centenario, festeggiato nel 2014, il logo cambia nuovamente: ne risulta uno scudo classico a strisce strette verticali e alla testa di lupo stilizzata simile a quella utilizzata nel corso degli anni trenta;[18] la pergamena sormontante riporta la scritta "century" e ha di lato una banda verdeblù a richiamare i colori della Fortitudo, prima società calcistica cosentina.[18]

Con il ritorno in Serie B, il 27 giugno 2018 la società annuncia un lieve restyling del logo, da cui vengono eliminati i riferimenti al centenario, senza però intaccare la filosofia di base del disegno del 2014[19].

Inno[modifica | modifica wikitesto]

l'inno del Cosenza Sembra Impossibile è un brano dei Lumpen di genere punk uscito nel 2015, subito accostato alla Tifoseria del Cosenza Calcio infatti questo brano viene riprodotto all'ingresso in campo prima delle partite, e, riprodotto successivamente dopo la partita seguita da altri brani per compensare la vittoria della partita

Il brano dei Lumpen è uscito nel 2015 con il disco "Il nostro giorno verrà", pubblicato da etichetta musicale KOB Records

Mascotte[modifica | modifica wikitesto]

La mascotte del Cosenza Calcio è Denis, un lupo, simbolo della società, che indossa la classica divisa palata rossoblù.[20] Presentata nel dicembre del 2009 in occasione del 95º anniversario della nascita del club, l'idea è stata curata dall'agenzia di marketing Vircillo&Succurro.[21] Il nome fu scelto dai tifosi tramite un sondaggio online sul sito ufficiale e ricorda Donato Bergamini, il cui soprannome era Denis, calciatore del Cosenza e idolo della tifoseria rossoblù, deceduto prematuramente.[21] In occasione del match interno contro la Reggiana del 21 febbraio 2010, la mascotte ha fatto il suo "esordio" allo stadio San Vito.[22]

Nel 2013, per un breve periodo, prima delle partite casalinghe un lupo cecoslovacco, con sciarpa rossoblù al collo, faceva la sua comparsa sotto la curva Sud dello Stadio San Vito, occupata dai gruppi ultras. Tale gesto veniva considerato dalla società beneaugurante.[23]

Strutture[modifica | modifica wikitesto]

Stadio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stadio Emilio Morrone e Stadio San Vito-Gigi Marulla.
Stadio San Vito-Marulla durante il campionato 2013-2014

Il Cosenza, per oltre vent'anni a partire dalla fondazione avvenuta nel 1912, non ebbe un vero e proprio campo da gioco.[24] I primi terreni sui quali veniva praticato il gioco del foot-ball vennero arrangiati nella vecchia piazza Prefettura, piazza d'Armi e largo Busento, attiguo all'omonimo fiume ove spesso vi finivano accidentalmente i palloni.[24] Con l'arrivo del Fascismo, la sede delle partite casalinghe del sodalizio bruzio si spostò in un terreno ubicato in contrada Muoio e successivamente al campo "Militare" di via Roma.[24] Tuttavia, l'esigenza di aver a disposizione uno stadio vero e proprio fece sì che, su iniziativa del podestà Tommaso Arnoni, un terreno attiguo al campo Militare fosse indirizzato alla costruzione dell'opera.[24] Sebbene incompleto, il nuovo impianto venne inaugurato il 28 ottobre 1931, con la denominazione di "Città di Cosenza".[24][25] Per l'occasione venne disputata un'amichevole una rappresentativa napoletana, vinta dai padroni di casa per 2-1.[24][25] Lo stadio subì ingenti opere di restyling nel 1936 e nel 1945, al termine della guerra.[24][25] nel 1953 venne intitolato a Emilio Morrone, portiere cosentino scomparso prematuramente in uno scontro di gioco.[25]

Agli albori della stagione sportiva 1964-1965, il "Morrone" venne abbandonato e il Cosenza si trasferì al nuovo Stadio San Vito, costruito nell'omonima contrada, sulla riva destra del torrente Campagnano.[25] Il progetto principale fu redatto dall'ufficio tecnico comunale, su relazione dell'ing. Terenzio Tavolaro a partire dal 7 ottobre 1958, ma l'inizio dei lavori è datato 19 gennaio 1961.[25] Il primo lotto delle opere, per un importo di 214 milioni, fu terminato dall'Impresa Vincenzo Gallo di Cosenza il 18 marzo 1963; mentre il secondo lotto, per un importo leggermente inferiore al primo, appaltato il 23 ottobre 1963, viene ultimato nel mese di luglio dell'anno successivo.[25] Il progetto iniziale prevedeva la presenza di due tribune e una curva, che conferiva all'impianto una caratteristica forma a "ferro di cavallo".[25] Le opere di restyling più ingenti avvennero nel 1983, con la dotazione dell'impianto di illuminazione, e nel 1993, con l'edificazione della curva nord che di fatto ne completò il perimetro.[25]

Nel 2015 lo stadio è stato intitolato all'ex calciatore Gigi Marulla, storica bandiera del calcio cosentino scomparso il 19 luglio di quell'anno.[26]

Centro di allenamento[modifica | modifica wikitesto]

Il Cosenza si allena sui campi del "Real Cosenza" e del "Sanvitino Delmorgine".

Società[modifica | modifica wikitesto]

Organigramma societario[modifica | modifica wikitesto]

Dal sito internet ufficiale della società.[27]

Organigramma Societario
  • Bandiera dell'Italia Eugenio Guarascio - Presidente
  • Bandiera dell'Italia Roberto Gemmi - Direttore sportivo
  • Bandiera dell'Italia Francesco Xausa - Segretario generale
  • Bandiera dell'Italia Roberta Anania - Dirigente Responsabile della Gestione
  • Bandiera dell'Italia Daniel Inderst - Responsabile Amministrativo
  • Bandiera dell'Italia Kevin Marulla - Team manager
  • Bandiera dell'Italia Roberto Gemmi - Direttore Sportivo
  • Bandiera dell'Italia Armando Perna - Collaboratore Direttore Sportivo
  • Bandiera dell'Italia Gianluca Pasqua - Responsabile Ufficio Stampa
  • Bandiera dell'Italia Marco Michelin - Digital&Social Media
  • Bandiera dell'Italia Fabrizio Perna - Digital&Social Media
  • Bandiera dell'Italia Rosanna Mortati - Responsabile Marketing
  • Bandiera dell'Italia Teodoro Gioia - Responsabile Biglietteria

[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito l'elenco dei fornitori tecnici e degli sponsor ufficiali.[28]

Cronologia degli sponsor tecnici
  • 1982-1985 Ennerre
  • 1985-1987 Adidas
  • 1987-1989 Degi
  • 1989-1992 ABM
  • 1992-1995 Asics
  • 1995-1997 Hummel
  • 1997-2000 Kappa
  • 2000-2002 Legea
  • 2002-2005 Sport Point
  • 2005-2007 Erreà
  • 2007-2012 Onze
  • 2012-2013 Macron
  • 2013-2022 Legea
  • 2022- Nike

Settore giovanile[modifica | modifica wikitesto]

Il Cosenza dispone di quattro squadre che prendono parte ai rispettivi campionati giovanili: Primavera 2, Allievi (Under 17)[29], Under 16 e Giovanissimi (Under 15).[30]

Il maggior successo del settore giovanile cosentino è stata la conquista del Campionato Berretti nella stagione 1992-1993. I giovani rossoblù conquistarono il torneo dedicato alle formazioni militanti in Serie A e Serie B; a differenza del format attuale infatti, allora il torneo era diviso in due rami (A-B e C1-C2).[31] Conta inoltre 5 partecipazioni al Torneo di Viareggio: nel 1993 fu eliminato al secondo turno,[32] nel 1994 alla fase a gironi,[33] nel 1996 al secondo turno,[34] nel 1997 e nel 2003 agli ottavi di finale.[35][36]

Negli anni quaranta il Cosenza disponeva di una formazione riserve chiamata "Boys Demaria", che fu propedeutica per la scoperta e la crescita di giovani calciatori cosentini che successivamente ebbero l'opportunità di giocare in prima squadra e nei campionati nazionali italiani. Tale formazione trasse il suo nome da Atilio Demaría, calciatore italo-argentino che vestì la maglia del Cosenza nel biennio 1946-1948.[37]

Sezione femminile[modifica | modifica wikitesto]

La sezione femminile del Cosenza è stata fondata nel 2021 partendo dal campionato di Eccellenza Calabria. Dopo essere arrivata prima nella stagione 2021-2022, la squadra silana è stata promossa in Serie C dove attualmente milita.[38]

Impegno nel sociale[modifica | modifica wikitesto]

Il Cosenza Calcio, fin dalla sua costituzione, ha intrapreso un percorso di iniziative socialmente utili.[39] Nel marzo del 2010 le iniziative sono state volte a indirizzare un messaggio antirazzista: il 7 marzo, in occasione del match casalingo contro il Potenza, sono stati ospitati al San Vito 11 studenti di nazionalità cinese, nell'ambito del progetto di scambi socio-culturali "Il milione che favorisce l'intercultura internazionale e l'integrazione tra popoli";[39] Il 21 marzo successivo sono stati ospitati 20 bambini di etnia Rom, in prospettiva dello sgombero del campo Rom di Cosenza;[39] Il 10 marzo si è invece svolta una partita tra il Cosenza e il Clandestino FC, una formazione composta da migranti cosentini, nell'ambito della manifestazione "Fiera Inmensa".[39]

Nel novembre del 2014 i calciatori del Cosenza hanno realizzato, sullo sfondo dello Stadio San Vito, un calendario con i bambini down della sezione di Cosenza dell'Associazione Italiana Persone Down. L'iniziativa è stata patrocinata dal Comune bruzio, in occasione della giornata mondiale sulla sindrome di Down, e il ricavato delle vendite del calendario devoluto in beneficenza.[40]

Nel febbraio del 2015 la società ha concesso l'ingresso gratuito a un match casalingo ai ragazzi frequentanti il circolo del PSE "Placido Rizzotto" di via Popilia, distrutto nei giorni precedenti da un incendio.[41] Nell'agosto dello stesso anno, in seguito al violento alluvione abbattutosi sui comuni di Corigliano e Rossano, il Cosenza ha disputato un triangolare amichevole con le formazioni del Rende e della Paolana, nell'ambito dell'iniziativa "Dal Tirreno un assist per lo Jonio", allo scopo di devolvere l'incasso dello spettacolo alle popolazioni alluvionate.[42]

Diffusione nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

In ambito cinematografico, il Cosenza viene citato nel film Tifosi diretto da Neri Parenti e interpretato da Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Christian De Sica, Enzo Iacchetti, Maurizio Mattioli e Nino D'Angelo.

Allenatori e presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Allenatori[modifica | modifica wikitesto]

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Allenatori del Cosenza Calcio.

Di seguito l'elenco degli allenatori dall'anno di fondazione a oggi.[43]

Allenatori

[44]

  1. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il Cosenza Calcio 1914 è inattivo.
  2. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Sulla panchina del Cosenza Calcio 1914, riaffiliatosi alla federazione, si alternarono Luigi De Rosa, Luigi Marulla, Stefano Sanderra e nuovamente Marulla.

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Presidenti del Cosenza Calcio.

Di seguito l'elenco dei presidenti dall'anno di fondazione a oggi.[43]

Presidenti
  • 1912-1929 ...
  • 1929-1931 Bandiera dell'Italia Icilio Bolletti
  • 1931-1932 Bandiera dell'Italia Tommaso Corigliano
  • 1932-1933 Bandiera dell'Italia Tommaso Corigliano
    Bandiera dell'Italia Carlo Campagna
  • 1933-1935 Bandiera dell'Italia Carlo Campagna
  • 1935-1937 Bandiera dell'Italia Battista Santoro
  • 1937-1943 Bandiera dell'Italia Carlo Campagna
  • 1943-1945 Campionati sospesi
  • 1945-1947 Bandiera dell'Italia Mario Morelli
  • 1947-1948 Bandiera dell'Italia Ferdinando Ugenti
  • 1948-1949 Bandiera dell'Italia Mario Morelli
  • 1949-1950 Bandiera dell'Italia Mario Morelli
    Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1950-1951 Bandiera dell'Italia Ferdinando Ugenti e Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1951-1953 Bandiera dell'Italia Biagio Lecce
  • 1953-1955 Bandiera dell'Italia Arnaldo Clausi Schettini
  • 1955-1960 Bandiera dell'Italia Salvatore Perugini
  • 1960-1964 Bandiera dell'Italia Biagio Lecce
  • 1965-1968 Bandiera dell'Italia Francesco Guido
  • 1968-1969 Bandiera dell'Italia Francesco Guido
    Bandiera dell'Italia Francesco Coscarella
    Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1969-1971 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carci
  • 1971-1973 Bandiera dell'Italia Mario Guido
  • 1973-1974 Bandiera dell'Italia Alberto Trotta
    Bandiera dell'Italia Francesco Vetere
  • 1974-1975 Bandiera dell'Italia Alberto Trotta
  • 1975-1976 Bandiera dell'Italia Mario Guido
    Bandiera dell'Italia Carmine Lepore
  • 1976-1977 Bandiera dell'Italia Mario Guido
    Bandiera dell'Italia Osvaldo Siciliano
  • 1977-1979 Bandiera dell'Italia Osvaldo Siciliano
  • 1979-1981 Bandiera dell'Italia Elio Spadafora
  • 1981-1982 Bandiera dell'Italia Attilio Spadafora
    Bandiera dell'Italia Biagio Aragona
  • 1982-1985 Bandiera dell'Italia Vincenzo Morelli, Bandiera dell'Italia Alessandro Lupinacci
  • 1985-1987 Bandiera dell'Italia Antonio Parise
  • 1987-1988 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carratelli
  • 1988-1989 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carratelli
    Bandiera dell'Italia Antonio Serra
  • 1989-1993 Bandiera dell'Italia Antonio Serra
  • 1993-1994 Bandiera dell'Italia Antonio Serra
    Bandiera dell'Italia Bonaventura Lamacchia
  • 1994-1995 Bandiera dell'Italia Bonaventura Lamacchia
    Bandiera dell'Italia Paolo Fabiano Pagliuso
  • 1995-2000 Bandiera dell'Italia Paolo Fabiano Pagliuso
  • 2000-2001 Bandiera dell'Italia Settimio Lorè
    Bandiera dell'Italia Paolo Fabiano Pagliuso
  • 2002-2004[N1 1] Bandiera dell'Italia Eva Catizone
    Bandiera dell'Italia Bruno Stella
    Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
  • 2004-2005[N1 2] Bandiera dell'Italia Algieri
    Bandiera dell'Italia Falbo e Bandiera dell'Italia Cannella
    Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
  • 2005-2006 Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
  • 2006-2007 Bandiera dell'Italia Gaetano Intrieri
    Bandiera dell'Italia Mauro Nucaro
  • 2007-2009 Bandiera dell'Italia Damiano Paletta
  • 2009-2010 Bandiera dell'Italia Giuseppe Carnevale
  • 2010-2011 Bandiera dell'Italia Giuseppe Citrigno
    Bandiera dell'Italia Paolo Fabiano Pagliuso
    Bandiera dell'Italia Eugenio Funari
  • 2011-oggi Bandiera dell'Italia Eugenio Guarascio
  1. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il presidente del Cosenza Calcio 1914 fu Giuseppe Mazzotta.
  2. ^ I dati sono inerenti al Cosenza FC. Il presidente del Cosenza Calcio 1914 fu Padre Fedele Bisceglia.

Calciatori[modifica | modifica wikitesto]

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Calciatori del Cosenza Calcio.

Hall of Fame[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito la Hall of Fame ufficiale del club, inaugurata nell'ottobre del 2016 in seguito all'installazione dei pannelli contenenti le gigantografie dei sottostanti calciatori nel tunnel dello Stadio San Vito - Gigi Marulla.[45]

Gigi Marulla
Denis Bergamini

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]

1983

Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]

2014-2015
1957-1958

Competizioni interregionali[modifica | modifica wikitesto]

1960-1961 (girone C)
1987-1988, 1997-1998
1979-1980
2008-2009
1957-1958 (girone C)
1974-1975, 2007-2008 (girone I)

Altri piazzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Secondo posto: 1945-1946 (girone F), 1949-1950 (girone D), 1958-1959 (girone C), 1965-1966 (girone C)
Terzo posto: 1942-1943 (girone M), 1959-1960 (girone C)
Vittoria play-off: 2017-2018
Secondo posto: 1987-1988 (girone B)
Secondo posto: 1981-82
Secondo posto: 1954-1955 (girone I)
Terzo posto: 1955-1956 (girone I), 1956-1957 (girone I)
Secondo posto: 2011-2012 (girone I), 2012-2013 (girone I)
Terzo posto: 2005-2006 (girone I)
Semifinalista: 2017-2018
Terzo posto: 2009

Statistiche e record[modifica | modifica wikitesto]

Partecipazioni ai campionati[modifica | modifica wikitesto]

Livello Categoria Partecipazioni Esordio Ultima stagione Totale
Serie B 25 1946-1947 2023-2024 25
Prima Divisione 5 1930-1931 1934-1935 47
Serie C 29 1935-1936 2017-2018
Serie C1 8 1980-1981 1997-1998
Lega Pro Prima Divisione 2 2009-2010 2010-2011
Lega Pro 3 2014-2015 2016-2017
Seconda Divisione 1 1929-1930 14
Campionato Interregionale - 1ª Cat. 1 1957-1958
IV Serie 5 1952-1953 1956-1957
Serie D 2 1974-1975 1977-1978
Serie C2 3 1978-1979 1981-1982
Lega Pro Seconda Divisione 2 2008-2009 2013-2014
Serie D 7 2003-2004 2012-2013 7

Partecipazione alle coppe[modifica | modifica wikitesto]

Competizione Partecipazioni Debutto Ultima stagione Totale
Coppa Italia 37 1935-1936 2023-2024 37
Coppa Italia Semiprofessionisti 8 1972-1973 1980-1981 21
Coppa Italia Serie C 7 1981-1982 1987-1988
Coppa Italia Lega Pro 7 2008-2009 2016-2017
Supercoppa di Lega di Seconda Divisione 1 2008-2009 1
Coppa Italia Serie D 6 2004-2005 2012-2013 6
Scudetto Dilettanti 1 2007-2008 1

Statistiche di squadra[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche individuali[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito i primatisti di reti e presenze con la maglia del Cosenza in tutte le competizioni, coppe incluse. In grassetto eventuali giocatori ancora in attività con il club calabrese.[senza fonte]

Dati aggiornati al 13 aprile 2024.

Record di presenze
Record di reti

Tifoseria[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tifoseria del Cosenza Calcio.

Organico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cosenza Calcio 2023-2024.

Rosa 2023-2024[modifica | modifica wikitesto]

Rosa aggiornata al 1° febbraio 2024

N. Ruolo Calciatore
1 Bandiera dell'Italia P Alessandro Micai
5 Bandiera dell'Italia D Michele Camporese
6 Bandiera dell'Italia D Alessandro Fontanarosa
7 Bandiera dell'Italia A Manuel Marras
9 Bandiera dell'Italia A Gennaro Tutino
10 Bandiera dell'Italia A Francesco Forte
11 Bandiera dell'Italia D Tommaso D'Orazio (capitano)
12 Bandiera dell'Italia P Alessandro Lai
13 Bandiera dell'Italia D Andrea Meroni
14 Bandiera dell'Italia C Giacomo Calò
16 Bandiera dell'Italia A Mirko Antonucci
17 Bandiera dell'Italia D Baldovino Cimino
18 Bandiera del Ghana D Bright Gyamfi
N. Ruolo Calciatore
19 Bandiera dell'Italia A Valerio Crespi
23 Bandiera dell'Italia D Michael Venturi
24 Bandiera dell'Italia C Mattia Viviani
26 Bandiera della Polonia C Mateusz Praszelik
27 Bandiera dell'Italia D Pietro Martino
30 Bandiera dell'Italia A Simone Mazzocchi
31 Bandiera dell'Italia A Luigi Canotto
34 Bandiera dell'Italia C Aldo Florenzi
42 Bandiera del Kosovo C Idriz Voca
77 Bandiera dell'Italia P Leonardo Marson
98 Bandiera dell'Italia C Federico Zuccon
99 Bandiera dell'Italia D Gianluca Frabotta

Staff tecnico[modifica | modifica wikitesto]

Dal sito internet ufficiale della società.[46]

Staff dell'area tecnica
  • Bandiera dell'Italia William Viali - Allenatore
  • Bandiera dell'Italia Massimiliano Guidetti - Allenatore in seconda
  • Bandiera dell'Italia Simone Baroncelli - Collaboratore tecnico
  • Bandiera dell'Italia Luigi Pincente - Preparatore atletico
  • Bandiera dell'Italia Giuseppe Ruffolo - Preparatore atletico
  • Bandiera dell'Italia Antonio Fischetti - Preparatore dei portieri
  • Bandiera dell'Italia Vincenzo Perri - Match analyst
  • Bandiera dell'Italia Sergio Caira - Medico sociale
  • Bandiera dell'Italia Roberto Gemmi - Direttore Sportivo

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Figli di un eroe - Cent'anni di storia, l'obbligo della memoria (PDF), su forzacosenza.it (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2014).
  2. ^ Bria.
  3. ^ Davide Franceschiello, Calcio: "Cosenza, una storia dai mille volti", su ilgazzettinodellacalabria.it, 28 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2013).
  4. ^ a b c D'Atri.
  5. ^ a b c d e f Carchidi.
  6. ^ ALMANACCO ILLUSTRATO DEL CALCIO 1992 - 51° VOLUME, Panini Srl
  7. ^ Alberto Zaccheroni, allenatore della Juventus Archiviato il 14 aprile 2012 in Internet Archive. Puntosport.net
  8. ^ JUVENTUS: Zaccheroni come Calaf: "Vincerò!", su italia-news.it (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2013).
  9. ^ FIGC (PDF), su figc.it. URL consultato il 1º novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2013).
  10. ^ La rinascita del Cosenza: il nuovo logo: CosenzaCalcio.eu Archiviato il 31 ottobre 2013 in Internet Archive.
  11. ^ Serie C, finale playoff: è festa Cosenza, ritorna in serie B dopo quindici anni, in Repubblica.it, 16 giugno 2018. URL consultato il 17 giugno 2018.
  12. ^ La BBC incorona il Cosenza: miglior squadra d\'Europa post-lockdown, su tuttob.com. URL consultato il 5 agosto 2020.
  13. ^ CAMBIO DI DENOMINAZIONE SOCIALE (PDF), su figc.it, http://www.figc.it/, 2005. URL consultato il 7 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2013).
  14. ^ a b c d e f g Notizie contrastanti sui primi colori sociali del Cosenza Calcio, su kennedyclub.org, http://www.kennedyclub.org/. URL consultato il 2 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2015).
  15. ^ a b c d Maglia rivoluzionaria per il Cosenza 2010-2011: rosso e blu si incontrano ma non si mescolano, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 13 ottobre 2010. URL consultato il 2 giugno 2015.
  16. ^ a b La maglia del Cosenza dedicata a Denis Bergamini che rischia di rimanere nel cassetto, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 10 agosto 2012. URL consultato il 21 novembre 2015.
  17. ^ Il Cosenza Calcio compie 100 anni, svelata la maglia celebrativa rossoblù, su passionemaglie.it, http://www.passionemaglie.it/, 6 febbraio 2012. URL consultato il 21 novembre 2015.
  18. ^ a b c d e f g h i j k Scudetto Cosenza, su scudettitalia.altervista.org, http://scudettitalia.altervista.org/. URL consultato il 3 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2015).
  19. ^ IL COSENZA RINNOVA IL PROPRIO MARCHIO!, su ilcosenza.it, 27 giugno 2018. URL consultato il 5 luglio 2018.
  20. ^ Cosenza, presentata la nuova mascotte Denis, su cn24tv.it, http://www.cn24tv.it/, 19 dicembre 2009. URL consultato il 21 novembre 2015.
  21. ^ a b Cosenza, un sondaggio per la mascotte: i tifosi scelgono Denis, su cn24tv.it, http://www.cn24tv.it/, 10 dicembre 2009. URL consultato il 21 novembre 2015.
  22. ^ Cosenza calcio, contro la Reggina in campo la mascotte Denis, su ntacalabria.it, http://www.ntacalabria.it/, 20 febbraio 2010. URL consultato il 21 novembre 2015.
  23. ^ Il lupo cecoslovacco si conferma mascotte portafortuna, su ilcosenza.it, http://ilcosenza.it/, 30 settembre 2013. URL consultato il 21 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2015).
  24. ^ a b c d e f g Dalla Piazza d'Armi al Città di Cosenza, su iacchite.com, http://www.iacchite.com/, 5 settembre 2015. URL consultato il 17 febbraio 2016.
  25. ^ a b c d e f g h i Solinas, Op. cit., pp. 120-121.
  26. ^ Lo stadio San Vito intitolato a Marulla, su gazzettadelsud.it, http://www.gazzettadelsud.it/, 21 luglio 2015. URL consultato il 17 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2017).
  27. ^ COMUNICATO UFFICIALE – ORGANIGRAMMA SOCIETARIO, su ilcosenza.it, 30 novembre 2023. URL consultato il 3 dicembre 2023.
  28. ^ Old Cosenza Calcio 1914 football shirts, su oldfootballshirts.com, http://www.oldfootballshirts.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
  29. ^ Rosa Allievi, su ilcosenza.it, http://www.ilcosenza.it/. URL consultato il 21 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
  30. ^ Rosa Giovanissimi, su ilcosenza.it, http://www.ilcosenza.it/. URL consultato il 21 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
  31. ^ Albo d'oro coppe e Berretti, su lega-pro.com, http://www.lega-pro.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
  32. ^ 45th "Torneo di Viareggio" 1993, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
  33. ^ 46th "Torneo di Viareggio" 1994, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
  34. ^ 48th "Torneo di Viareggio" 1996, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
  35. ^ 49th "Torneo di Viareggio" 1997, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
  36. ^ 55th "Torneo di Viareggio" 2003, su rsssf.com, http://www.rsssf.com/. URL consultato il 22 novembre 2015.
  37. ^ L'Archivio, su cosenzacalcio1914.com, http://www.cosenzacalcio1914.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
  38. ^ http://www.ilcosenza.it/team/femminile/
  39. ^ a b c d Cosenza - ...non sono le solite "partite del cuore", su globalproject.info, http://www.globalproject.info/, 7 marzo 2010. URL consultato il 27 novembre 2015.
  40. ^ Continua la campagna solidale del Cosenza calcio, al “San Vito” è stato realizzato il calendario 2015 con i bambini down, tutto il ricavato sarà devoluto in beneficenza, su cosenzapost.it, http://www.cosenzapost.it/, 6 novembre 2014. URL consultato il 27 novembre 2015.
  41. ^ Cosenza Calcio. Ingresso gratis ai ragazzi che frequentavano il circolo del PSE “Placido Rizzotto”, su cmnews.it, http://www.cmnews.it/, 23 febbraio 2015. URL consultato il 27 novembre 2015.
  42. ^ Cosenza, Rende e Paolana insieme per lo Jonio. Domenica alle 16.30 triangolare di solidarietà, su quicosenza.it, http://www.quicosenza.it/, 20 agosto 2015. URL consultato il 27 novembre 2015.
  43. ^ a b Albo storico - Cosenza Calcio 1914, su cosenzacalcio1914.com, http://www.cosenzacalcio1914.com/. URL consultato il 21 novembre 2015.
  44. ^ Pescatore Ernesto & Tucci Riccardo: Almanacco Rossoblù. Tutto il Cosenza Calcio volto per volto dal 1929-30, prima stagione ufficiale, ad oggi. Ed. La Terra di Piero, Cosenza, 2021.
  45. ^ Rispetto e soggezione, ecco la Hall of Fame del Cosenza [FOTO], su cosenzachannel.it, 14 ottobre 2016. URL consultato il 20 agosto 2022.
  46. ^ STAFF, su ilcosenza.it. URL consultato il 22 marzo 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lupi si Nasce, L'aBBiamo fatto ancora... racconto di un'altra incredibile salvezza, Amazon, 2023, ISBN 979-8851945380.
  • Lupi si Nasce, L'Anno dei Lupi - SemBrava ImpossiBile, Amazon, 2018, ISBN 978-1-71801-805-1.
  • Federico Bria, Vita da lupi, Editrice Primerano, 1986.
  • Vincenzo D'Atri, Cosenza storia in rossoblù 2° Volume, Luigi Pellegrini Editore, 1991.
  • Gabriele Carchidi, Profondo Rossoblù, Editoriale Progetto 2000, 2003, ISBN 88-8276-186-X.
  • Andrea Ferreri, Ultras. I ribelli del calcio. Quarant'anni di antagonismo e passione, Mimesis Edizioni, 2008, ISBN 978-88-96130-02-5.
  • Sandro Solinas, Stadi d'Italia, Pisa, Goal Book, 2012.
  • Gianluca Pasqua, Il mio Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2014.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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