Non sequitur (logica)
Con l'espressione latina non sequitur (letteralmente: non segue, non consegue), in logica si indica un errore di ragionamento, falsa causa. Attiene alle fallacie di rilevanza, in particolare alle strategie diversive/diversioni.
Esempi e descrizione[modifica | modifica wikitesto]
Un caso di non sequitur è quello che si indica con l'espressione "Post hoc ergo propter hoc" (dopo ciò, dunque a causa di ciò), ovvero considerare A causa di B solo perché B segue temporalmente A;
In generale, si ha un non sequitur ogniqualvolta si ponga una erronea relazione di causalità, e questo indipendentemente dal fatto che A e B siano veri o falsi. È indicare artificiosamente un evento quale causa di un altro o motivare una conclusione con argomento forzatamente collegato ad essa (es.: "se non mi telefoni, vuol dire che non mi ami").
Un altro esempio tratto dal Gorgia di Platone (507a)[1] è il seguente:
«Se l'anima temperante è buona, quella che si trova nella condizione opposta alla temperante è cattiva.» |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ citato anche ne Il diavolo in cattedra di Piergiorgio Odifreddi
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Manlio Buccellato, La "retorica" sofistica negli scritti di Platone - II. Il "Sofista", in Rivista di Storia Della Filosofia, 7 (5):351-377, 1952.
- Documento citato nella base di conoscenza Philpapers.org.