Nereo

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Nereo
Eracle e Nereo, lekythos a figure nere, c. 590-580 a.C., Museo del Louvre (CA 823)
Nome orig.Νηρεύς Nēreýs
Caratteristiche immaginarie
Epitetovegliardo del mare
Sessomaschio

Nereo (in greco antico: Νηρεύς, Nērèus) è un personaggio della mitologia greca figlio di Ponto[1] e di Gea[1][2].
Secondo Esiodo è fratello di Ceto, di Taumante, di Forco ed Euribia.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Viene raffigurato come un vecchio saggio che prediceva accadimenti, giusto e benevolo, chiamato da Omero «vegliardo del mare».

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

Fu il marito dell'oceanina Doride dalla quale ebbe le Nereidi e tra cui Alice e Teti (quest'ultima madre di Achille), con le quali dimorava in una grotta nelle profondità marine. Ebbe anche un figlio di nome Nerito[3].

Mitologia[modifica | modifica wikitesto]

Nereo abitava in fondo al Mar Egeo e possedeva la facoltà di assumere forme diverse, in particolare quelle di serpente, acqua e fuoco, o quella di predire il futuro, tipiche caratteristiche di molte divinità marine.

Fu lui a predire a Paride tutti i mali che sarebbero derivati dal rapimento di Elena di Troia e a indicare a Eracle le informazioni necessarie per raggiungere il Giardino delle Esperidi, ma, secondo molte versioni, nel suo caso non lo fece volontariamente: infatti chiunque poteva andare da Nereo con dei quesiti se riusciva a trovarlo, ma per obbligarlo a rispondere a una domanda bisognava “domarlo”, infatti essendo in grado di assumere forme animali gli era facile sfuggire assumendo forme minuscole di pesce o di enormi cetacei, solo se qualcuno fosse riuscito a mantenere salda la presa su di lui in tutte le forme, come fece Eracle, avrebbe avuto l’obbligo di rispondere.

Grotte[modifica | modifica wikitesto]

A lui è stata dedicata la Grotta di Nereo a Capo Caccia (Alghero), una delle grotte sommerse più importanti del Mediterraneo ed alle sue figlie varie grotte circostanti presso la stessa grotta.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Nella teogonia di Esiodo Nereo è generato dal Mare v.233-235.

Note[modifica | modifica wikitesto]

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