Nebettaui

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Nebettaui
La regina Nebettaui di fronte al dio Horus, dalle pareti della sua tomba. Disegno di Karl Richard Lepsius
Principessa d'Egitto
Grande Sposa Reale
In caricaca. 1246 a.C. –
1213 a.C.?
Luogo di sepolturaTomba KV60 della Valle dei Re
DinastiaXIX dinastia egizia
PadreRamses II
MadreNefertari?
ConsorteRamses II
ReligioneReligione egizia

Nebettaui (... – ...; fl. XIII secolo a.C.) è stata una regina egizia della XIX dinastia, figlia e sesta Grande Sposa Reale del faraone Ramses II.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nebettaui fu forse figlia della moglie più amata di Ramses, Nefertari[1][2], ma non si hanno certezze a proposito. Sussiste una sua raffigurazione, nelle vesti di regina, nel Tempio maggiore di Abu Simbel, presso il secondo colosso meridionale: porta una parrucca solenne, un modio e le due piume. Bintanath, regina anche lei, si erge accanto alla gamba sinistra del secondo colosso meridionale, Nebettaui accanto alla gamba destra, e Isinofret II di fronte al colosso[3].

Nebettaui occupa il quinto posto nella processione delle principesse reali immortalata nel Tempio maggiore Abu Simbel; compare dietro Bintanath, Baketmut, Nefertari e Meritamon. Tutte le principesse agitano il sistro[1]. Non compare invece nel Tempio minore: Nefertari è raffigurata con Meritamon ed Henuttaui[4]

Nebettaui fu la terza figlia di Ramses II, dopo Bintanath e Meritamon, a divenire sposa simbolica del padre (forse dopo la morte di Meritamon). Ricoprì il ruolo di "Grande sposa reale" nel medesimo periodo del matrimonio diplomatico tra il padre Ramses II e la principessa hittita Maathorneferura, figlia di re Hattušili III, nell'anno 33° del suo regno (ca. 1246 a.C.). Sia Nebettaui che Bintanath ebbero il ruolo di rappresentanza di regine d'Egitto[3], coi titoli di Signora delle Due Terre, Grande Sposa Reale, Signora dell'Alto e Basso Egitto, Figlia del Re, del Suo corpo, la Sua amata[5].

Sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Fu sepolta nella tomba QV60 della Valle delle Regine[1], che venne saccheggiata già nell'antichità e divenne una cappella cristiana[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Dodson, Aidan and Hilton, Dyan, The Complete Royal Families of Ancient Egypt, Thames & Hudson, 2004, ISBN 0-500-05128-3.
  2. ^ Tyldesley, Joyce, Chronicle of the Queens of Egypt, Thames & Hudson, 2006, ISBN 0-500-05145-3.
  3. ^ a b c Tyldesley, Joyce, Ramesses: Egypt's Greatest Pharaoh, Penguin, 2001, ISBN 0-14-028097-9.
  4. ^ Kitchen, K.A., Ramesside Inscriptions, Translated & Annotated, Translations, Volume II, Blackwell Publishers, 1996.
  5. ^ Grajetzki, Ancient Egyptian Queens: A Hieroglyphic Dictionary, Londra, Golden House Publications, 2006, ISBN 978-0-9547218-9-3.

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