Museo diocesano (Albenga)

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Museo diocesano di Arte sacra di Albenga
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPalazzo vescovile
IndirizzoPalazzo Vescovile - Via Episcopio 5, Via Episcopio, 5, 17031 Albenga (SV) e Via Episcopio 5, 17031 Albenga
Coordinate44°02′58.56″N 8°12′46.62″E / 44.0496°N 8.21295°E44.0496; 8.21295
Caratteristiche
TipoArcheologia ed arte sacra
Istituzione1981
Apertura1981
Visitatori12 000 (2022)
Sito web

Il Museo diocesano Arte Sacra è situato all'interno dell'antico palazzo Vescovile della diocesi di Albenga-Imperia, nel centro storico in via Episcopio. Offre ai visitatori la possibilità di fruire, non solo delle pregevoli opere ivi conservate ma anche di attraversare un edificio ricco di storia e di fascino.

Il grande palazzo con cortile interno è il risultato di ristrutturazioni ed accorpamenti di diversi edifici medievali, le parti più antiche risalenti all'XI e al XII secolo, con ristrutturazioni successive a metà del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Il percorso del Museo diocesano si sviluppa in sette sale, dove sono esposti reperti archeologici ed opere d'arte provenienti dalla cattedrale di San Michele Arcangelo dal battistero di Albenga e dal territorio diocesano.

Sala Nino Lamboglia[modifica | modifica wikitesto]

Questa sala conserva tracce della fase gotica del palazzo:

  • il soffitto con volte a crociera;
  • le porte a sesto acuto (ora murate);
  • la colonna tardo-romana riadattata in periodo medievale ed inserita come elemento portante delle volte.

La sala, intitolata all'archeologo Nino Lamboglia, conserva reperti archeologici rinvenuti nel corso di scavi nella cattedrale tra il 1948 e il 1967. Di notevole interesse:

  • frammenti di pluteo decorato a girali vegetali (VIII secolo);
  • lastre con iscrizioni tardo romane.

Inoltre, in questa sala sono esposti materiali, provenienti dal battistero di Albenga, quali:

Sala delle Ceramiche[modifica | modifica wikitesto]

Nella sala sono esposti reperti ceramici di età rinascimentale rinvenuti negli scavi archeologici condotti nell'area della cattedrale nel 1965-1967. Si possono qui ammirare, oltre a manufatti in ceramica di Albissola dipinti di blu, frammenti provenienti dalla Toscana e dall'Italia settentrionale.

Inoltre, sono qui conservate alcune opere realizzate tra il XIV ed il XVI secolo, fra cui:

  • scomparti di un trittico con Madonna con Gesù Bambino, sant'Eligio e sant'Ampelio, tavola a fondo oro, attribuita a Luca Baudo.

Sala delle Verzure o dell'alcova[modifica | modifica wikitesto]

La stanza era molto probabilmente la camera da letto del vescovo e si possono ancora ammirare gran parte degli affreschi originali. Si tratta di una rarissima decorazione a trompe l'œil, con finti tendaggi arabescati, ricca di fiori, piante ed animali, che riprende la decorazione trecentesca del palazzo dei Papi ad Avignone. Ha la caratteristica di utilizzare la decorazione a tendaggio per separare la zona notte dalla zona giorno. La presenza dello stemma vescovile di Napoleone Fieschi suggerisce una datazione tra il 1459 e il 1466.

Sono qui conservati alcuni argenti facenti parte del Tesoro della Cattedrale, costituito prevalentemente da suppellettile liturgica (XV - XVII secolo), di bottega ligure e piemontese. Di rilievo:

In questa stessa sala si possono ammirare la statua della Madonna con Gesù Bambino, databile al XIII secolo, in marmo bianco proveniente dalla chiesa di Santa Maria in Fontibus, la Crocifissione Gambarana (XVI secolo) di Raffaello De Rossi, proveniente dalla cattedrale, dove è visibile sullo sfondo la città di Albenga.

La cappella vescovile[modifica | modifica wikitesto]

La quarta sala corrisponde alla cappella del palazzo Vescovile, ricavata nel XV secolo nel vano di una torre del XIII secolo, come la sala precedente è affrescata. La decorazione (1463 circa) è attribuita alla bottega del cosiddetto Maestro di Lucéram, attivo nella seconda metà del Quattrocento tra Liguria e Piemonte occidentale.

  • Sulla volta ad ombrello sono raffigurati i quattro Evangelisti e i quattro Dottori della Chiesa;
  • Sulle pareti la decorazione è divisa in due registri; quello superiore presenta episodi della Vita di Maria Vergine mentre quello inferiore aveva una teoria di Sibille e santi in gran parte andati perduti, la stanza era stata infatti rintonacata e controsoffittata. Si è invece conservato l'altare affrescato in una nicchia, con la Madonna col Bambino tra l'arcangelo Michele e san Giovanni battista.

In questa sala è inoltre esposta:

  • San Eleuterio e san Placido (1457), tavola attribuita ad un anonimo pittore provenzale.

Sala degli Stemmi[modifica | modifica wikitesto]

Questa sala è il risultato degli aggiornamenti rinascimentali apportati al palazzo dai vescovi Carlo Cicala e Luca Fieschi. I loro nomi ricorrono sul camino e sulle incorniciature di porte e finestre. La sala deve il suo nome agli emblemi di tutti i vescovi della diocesi, istoriati sul bordo superiore delle pareti . Qui si trovano una ricca collezione di dipinti; i più antichi, su tavola, documentano l'espressione locale del gusto tardogotico mentre quelle che li circondano sono tele eseguite dai maggiori maestri del Seicento genovese, come Orazio De Ferrari e Domenico Fiasella. Fiore all'occhiello della collezione sono:

Entrambi i quadri furono commissionati da Ottavio Costa insieme al San Giovanni battista, in passato attribuito al Caravaggio.

Sala degli Arazzi[modifica | modifica wikitesto]

Nella sala sono conservati preziosi arazzi (XVI - XVII secolo) di manifattura fiamminga che furono donati al palazzo dal vescovo Carlo Maria Giuseppe de Fornari (1715-1730). Di particolare interesse storico-artistico:

  • il ciclo con Storie dell'infanzia di Mosè (metà del XVI secolo), manifattura di Bruxelles.

Sala Rossa[modifica | modifica wikitesto]

Il percorso si conclude con questa sala, che in passato era destinata alle udienze del vescovo, che presenta alle pareti la tappezzeria originale in damasco di seta rosso del 1775, di produzione genovese, oltre ad arredi coevi. Inoltre, vi si conserva:

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomini Miari Erminia e Mariani Paola, Musei religiosi in Italia, Milano 2005, p. 110.
  • AA. VV., Il Museo Diocesano di Albenga, Bordighera 1982.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN125290052 · ISNI (EN0000 0000 8649 8073 · LCCN (ENnr88002260 · WorldCat Identities (ENlccn-nr88002260