Moungi Bawendi

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Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la chimica 2023

Moungi Gabriel Bawendi (Parigi, 15 marzo 1961[1][2]) è un chimico statunitense di origine tunisina[3][2].

È professore al Massachusetts Institute of Technology, nonché uno dei pionieri della ricerca sui punti quantistici e uno dei chimici più citati al mondo. Insieme a Louis Brus ed Aleksej Ekimov ha vinto il Premio Nobel per la chimica nel 2023 «per la scoperta e la sintesi dei punti quantistici»[4].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del matematico Mohammed Salah Baouendi[2] e di Hélène Baouendi (nata Bobard), Moungi G. Bawendi si è trasferito con la sua famiglia negli Stati Uniti da bambino[2], dopo aver trascorso i suoi primi anni in Francia e poi in Tunisia[5]. Ha studiato scienze e ha conseguito una laurea e un master in chimica presso l'Università di Harvard, rispettivamente nel 1982 e nel 1983,[5] e un dottorato in chimica presso l'Università di Chicago nel 1988[6]. La sua tesi di dottorato intitolata Dalle più grandi alle più piccole molecole poliatomiche: meccanica statistica e meccanica quantistica in azione, è stata preparata sotto la supervisione dei professori Karl Frederick Freed e Takeshi Oka[7]. Ha poi ottenuto una borsa di studio post-dottorato di due anni presso i Bell Laboratories, sotto la supervisione di Louis E. Brus, dove ha iniziato ad interessarsi ai nanomateriali prima di entrare al Massachusetts Institute of Technology (MIT) nel 1990 come professore assistente.[6] Ha continuato a condurre ricerche sui nanomateriali e in particolare sui punti quantistici,[6] il ché ha condotto nel 1993 allo sviluppo delle prime tecniche di produzione dei primi punti quantici di alta qualità e di controllo della loro dimensione e del colore della loro fluorescenza[8]. Questi risultati gli hanno permesso di essere nominato professore associato al MIT nel 1995 e poi professore universitario presso la stessa istituzione nel 1996[6].

Bawendi ha poi ampliato le sue aree di interesse fondando il proprio laboratorio di nanochimica[9] e ha iniziato a svolgere ricerche interdisciplinari volte a sondare la scienza e a sviluppare la tecnologia dei nanocristalli e di altre nanostrutture sintetizzate chimicamente[6]. Questo lavoro, che gli ha permesso di diventare un riferimento internazionale in nanochimica durante gli anni 2000[10], mira a sviluppare nuovi metodi per la sintesi, la caratterizzazione e il trattamento di punti quantistici, nanoparticelle magnetiche e aggregati tubolari come nuovi elementi costitutivi di materiali. Essi consentono inoltre lo studio delle proprietà ottiche e magnetiche fondamentali delle nanostrutture, utilizzando una varietà di metodi spettroscopici, compreso lo sviluppo di strumenti di correlazione ottica dei fotoni per studiare singoli emettitori nanoscopici, l'incorporazione di punti quantici e particelle materiali magnetici in varie strutture di materiali ottici e dispositivi elettronici e lo sviluppo di nanoparticelle e altri agenti per la diagnostica per immagini[6].

Principali pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) The quantum mechanics of larger semiconductor clusters ("quantum dots"), in Annual Review of Physical Chemistry, vol. 41, ISSN 0066-426X (WC · ACNP).
  • (EN) Synthesis and characterization of nearly monodisperse CdE (E=sulfur, selenium, tellurium) semiconductor nanocrystallites, in Journal of the American Chemical Society, vol. 115, ISSN 0002-7863 (WC · ACNP).
  • (EN) Self-organization of CdSe nanocrystallites into three-dimensional quantum dot superlattices, in Science, vol. 270, ISSN 0036-8075 (WC · ACNP).
  • (EN) Electroluminescence from CdSe quantum‐dot/polymer composites, in Applied Physics Letters, vol. 66, ISSN 0003-6951 (WC · ACNP).
  • (EN) Fluorescence intermittency in single cadmium selenide nanocrystals, in Nature, vol. 383, ISSN 0028-0836 (WC · ACNP).
  • (EN) Synthesis and characterization of monodisperse nanocrystals and close-packed nanocrystal assemblies, in Annual Review of Materials Science, vol. 30, ISSN 0084-6600 (WC · ACNP).
  • (EN) Electroluminescence from single monolayers of nanocrystals in molecular organic devices, in Nature, vol. 420, ISSN 0028-0836 (WC · ACNP).
  • (EN) Emergence of colloidal quantum-dot light-emitting technologies, in Nature Photonics, vol. 7, ISSN 1749-4885 (WC · ACNP).

Premi e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Moungi Bawendi (G), 58 - Cambridge, MA, su mylife.com.
  2. ^ a b c d (EN) Analysis and Geometry, Springer, 2015, ISBN 978-3-319-17443-3.
  3. ^ (FR) Science : classement des chercheurs tunisiens en chimie, su kapitalis.com.
  4. ^ (EN) The Nobel Prize in Chemistry 2023, su NobelPrize.org. URL consultato il 4 ottobre 2023.
  5. ^ a b (EN) Moungi G. Bawendi, su thetech.com..
  6. ^ a b c d e f (EN) Moungi Bawendi, su engineering.buffalo.edu..
  7. ^ (EN) Chemistry Tree - Moungi G. Bawendi, su academictree.org..
  8. ^ (FR) Histoire des Quantum Dots, su nexdot.fr.
  9. ^ (EN) Moungi Bawendi, su chemistry.mit.edu..
  10. ^ a b Top 100 Chemists, 2000-2010, su archive.sciencewatch.com.
  11. ^ (EN) Past Fellows, su sloan.org. URL consultato il 16 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2018)..
  12. ^ (EN) Nobel Laureate Signature Award for Graduate Education in Chemistry, su acs.org..
  13. ^ (EN) International Symposium on Molecular Spectroscopy, su asc.ohio-state.edu..
  14. ^ (EN) Past Laureates of the Raymond and Beverly Sackler International Prize in the Physical Sciences, su english.m.tau.ac.il..
  15. ^ (EN) C&EN: Awards - AAAS Elects Fellows in Chemistry, su pubsapp.acs.org..
  16. ^ (EN) Book of Members 1780–present (PDF), su amacad.org..
  17. ^ (EN) Office of Science, su energy.gov..
  18. ^ (EN) Moungi Bawendi, su nasonline.org..
  19. ^ (EN) ACS Award in Colloid Chemistry, su acs.org..
  20. ^ (EN) QD Vision Receives the SEMI Award for Quantum Dot Research, su semi.org. URL consultato il 16 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2019)..
  21. ^ (EN) Archived HCR Lists, su hcr.clarivate.com..
  22. ^ (EN) Two from MIT honored at World Technology Awards, su news.mit.edu..

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN2180126 · ISNI (EN0000 0000 5342 3171 · ORCID (EN0000-0003-2220-4365 · LCCN (ENno2004063301 · GND (DE1246209977 · J9U (ENHE987007427398705171 · NSK (HR000413065 · CONOR.SI (SL63544931 · WorldCat Identities (ENlccn-no2004063301