Monumento nazionale ai caduti della seconda guerra mondiale

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Scultura e portale

Il Monumento nazionale ai caduti della seconda guerra mondiale è un memoriale in onore dei soldati brasiliani morti durante la seconda guerra mondiale.[1] Il monumento si trova nel parco Eduardo Gomes più comunemente conosciuto come parte dell'Aterro do Flamengo, nel quartiere Glória di Rio de Janeiro.

L'opera è stata commissionata dal governo brasiliano attraverso un bando nazionale, vinto da Mark Netto Konder e Helio Ribas Marinho. I due architetti nel realizzare l'opera hanno curato come questa si integri, nel miglior modo possibile, con l'ambiente circostante.[2]

In tale sito si trova anche:

  • Una scultura in metallo di Julio Catelli Filho in onore dell'aviazione brasiliana.
  • Una scultura in granito di Alfredo Ceschiatti in onore del personale che presta servizio nell'esercito brasiliano.
  • Un pannello in piastrelle di Anisio Medeiros in onore dei caduti della marina militare e mercantile.

Mausoleo[modifica | modifica wikitesto]

Nel sito trova ospitalità anche un mausoleo con i resti dei soldati brasiliani caduti nel secondo conflitto mondiale in Italia. Tale monumento è nato dalla volontà del generale João Batista Mascarenhas de Morais, responsabile del corpo di spedizione brasiliano in Italia, di riportare in patria i militari caduti nel paese europeo. Il 20 giugno 1960, un comitato giunse a Pistoia al fine di riesumare i corpi di 462 militari brasiliani sepolti nel cimitero militare e prepararli per il trasferimento nella madre patria.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ www.mnmsgm.ensino.eb.br, su mnmsgm.ensino.eb.br (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2012).
  2. ^ a b www.mnmsgm.ensino.eb.br, su mnmsgm.ensino.eb.br (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2012).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Sito Ufficiale, su mnmsgm.ensino.eb.br. URL consultato il 5 settembre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2012).
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