Montecatini (azienda)

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Montecatini
StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondazione26 marzo 1888 a Firenze
Fondata daG.B. Serpieri
Chiusura1966 (incorporata in Edison poi Montecatini Edison)
Sede principaleMilano
Settore

altri

Sito webwww.edison.it
Piccone e alambicco. Primo logo del Gruppo Montecatini di Milano

La Montecatini - Società Generale per l'Industria Mineraria e Chimica è stata un'importante e storica azienda chimica italiana fondata nel 1888 a Firenze. Cessò la sua attività nel 1966 a seguito della sua incorporazione nella Edison, con la conseguente nascita del gruppo Montecatini Edison, poi Montedison. L'ingresso della Società Montecatini in Borsa avvenne nel 1900, la sua cancellazione formale nel 1967.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La società fu fondata nel 1888 con il nome di Società anonima delle miniere di Montecatini, per lo sfruttamento delle miniere di rame di Montecatini Val di Cecina. Per circa 10 anni la società si dedicò allo sfruttamento della miniera di Caporciano, quindi, a seguito della scoperta di piriti ferrose in Maremma, passò alla produzione di acido solforico acquisendo concessioni di sfruttamento di miniere di zolfo, la più importante delle quali fu quella di Cabernardi (AN) che risultò essere la miniera di zolfo più grande d'Europa con i suoi circa 100 km di gallerie distribuite su 9 livelli di coltivazione per un'estensione di km².

L'era Fauser e i fertilizzanti[modifica | modifica wikitesto]

In questo periodo la società cambia due volte ragione sociale, nel 1917 in "Montecatini Società Generale per l'Industria Mineraria" e negli anni 20 in "Montecatini Società Generale per l'Industria Mineraria ed Agricola". Nel 1910 viene chiamato a dirigere la società Guido Donegani, che avrà un ruolo determinante per la storia dell'azienda e del suo sviluppo. Sotto la sua direzione la società, dopo la prima guerra mondiale, entrò nel settore dei prodotti chimici e raggiunse una posizione di preminenza sul mercato per la produzione di fertilizzanti fosfatici e azotati e del solfato di rame. Questi importanti risultati nel settore dei fertilizzanti sono dovuti anche alla collaborazione, iniziata nel 1921, con Giacomo Fauser, un ingegnere chimico novarese che aveva messo a punto un sistema per la produzione di ammoniaca a basso costo. Precisamente tale processo permetteva di estrarre l'azoto dall'atmosfera e di trasformarlo in ammoniaca, processo assai più economico di quello che invece estraeva l'ammoniaca dagli escrementi animali.

La crescita[modifica | modifica wikitesto]

1938: Ingresso della centrale idroelettrica Montecatini di Ponte Gardena[1]
Fiera di Milano, 1954. Padiglione elastomeri della società Montecatini. Allestimento dello studio BBPR. Foto di Paolo Monti.

Negli anni successivi la Montecatini ampliò il proprio raggio d'azione a settori affini, attraverso la costituzione di società apposite, divenendo uno dei più importanti gruppi industriali italiani dell'epoca. In particolare:

  • nel 1928 venne fondata (joint venture con la Rhône-Poulenc) la Rhodiaseta, poi Rhodiaceta e infine Rhodiatoce per la produzione delle fibre dell'acetato di cellulosa e successivamente di quelle poliammidiche (Nylon);
  • nel 1931 venne fondata l'ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) per la produzione di coloranti;
  • nel 1935 venne costituita (joint venture con la Rhône-Poulenc) la Farmitalia;
  • nel 1936 venne costituita, in società con lo Stato italiano, l'Anic (Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili) per la produzione di gas liquefatti e oli lubrificanti;
  • Nel 1936 e in tutto il periodo fascista la Montecatini ebbe un grande sviluppo grazie agli intrecci con il potere politico. La Montecatini aveva il monopolio dei concimi fosfatici e dunque contribuí (in)direttamente all'Operazione Gas in Etiopia, per via della quale morirono più di 6.000 persone nella battaglia di Amba Arabam. Se il regime fascista non fece alcuna ammissione sull'impiego di gas, l'antifascismo italiano denunció tanto la guerra chimica contro le popolazioni inermi quanto gli interessi del capitalismo industriale sottesi alla guerra d'Etiopia.[2]
  • Nel 1941 venne fondato l'Istituto di Chimica Guido Donegani di Novara, che nel dopoguerra diventerà il centro di coordinamento di tutte le aree di ricerca del Gruppo Montecatini, in connessione col Politecnico di Milano. Le aree fondamentali riguardano le tecnologie di lavorazione dei minerali, la petrolchimica, i catalizzatori di polimerizzazione, la chimica del fluoro e il settore farmaceutico.

Successive operazioni di acquisizione e incorporazione di aziende simili porteranno la Montecatini ad avere alla fine degli anni 30 circa 50.000 dipendenti con attività che si estendono dal settore minerario (alunite, blenda, fluorite, galena, marmo, pirite, zolfo) al settore metallurgico (alluminio, piombo, zinco), dall'industria farmaceutica ai coloranti, dagli esplosivi alle fibre sintetiche, dalle materie plastiche ai fertilizzanti. Possedeva inoltre diverse centrali elettriche e una rete di elettrodotti.

Dopo la Seconda guerra mondiale, sotto la guida di Carlo Faina e di Piero Giustiniani, la Montecatini sviluppa il settore degli idrocarburi e del petrolchimico.

La collaborazione con Natta[modifica | modifica wikitesto]

In quegli anni inizia la collaborazione con un brillante chimico ligure del Politecnico di Milano, Giulio Natta. Gli studi di Natta sulla sintesi dei polimeri lo porteranno nel 1954 all'invenzione della molecola di polipropilene isotattico. Questo polimero è caratterizzato da un elevato carico a rottura, una bassa densità, una buona resistenza termica e all'abrasione.

Solo quattro anni dopo la scoperta, il polipropilene è in produzione al petrolchimico di Ferrara. Viene realizzato il Moplen per la produzione di oggetti in plastica di varia natura: casalinghi, giocattoli, guarnizioni, contenitori per alimenti. Negli anni sessanta a seguito delle scoperte del prof. Giulio Natta, inizia a collaborare intensamente con RIAP, azienda facente parte del gruppo Covema, per la realizzazione di impianti di estrusione per la produzione della rafia in PP.

La crisi[modifica | modifica wikitesto]

Logo Montecatini dal 1961 al 1966 tratto dal programma televisivo "Carosello", con Gino Bramieri

Nel 1959 la Montecatini avviò la realizzazione di uno stabilimento a Brindisi per la produzione di derivati polipropilenici, avvalendosi dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno. La realizzazione dello stabilimento si rivelò un fallimento. Errori in fase di progettazione e di realizzazione dell'impianto comportarono maggiori costi e l'impegno finanziario che ne derivò influì pesantemente sul bilancio aziendale.

Giustiniani fu costretto a dimettersi, dando così avvio ad una situazione di destabilizzazione che porterà la Montecatini alla fine della sua esistenza. Infatti nei cinque anni successivi si assistette a lotte interne per la supremazia che determinarono una situazione di incertezza.

La nascita del gruppo Montedison[modifica | modifica wikitesto]

Logo Montecatini Edison (dal 1966)

La situazione si protrasse fino al 1966, anno in cui Mediobanca ideò e sostenne l'incorporazione della Montecatini nella Edison; l'operazione venne effettuata e la Montecatini cessò di esistere, mentre Edison, anche per non perdere un marchio storico dell'industria chimica, assunse la nuova denominazione di Montecatini Edison e quindi di Montedison.

Stabilimenti[modifica | modifica wikitesto]

Miniera di Cabernardi
Lo stabilimento dismesso di Rieti
  • Miniera di Cabernardi (frazione di Sassoferrato): acquisita nel 1917, era impiegata nell'estrazione dello zolfo. Nel 1952 vi fu l'occupazione della Miniera da parte degli operai, in disaccordo sulla notizia di un'imminente chiusura dello stabilimento, che venne definitivamente reso inattivo nel 1959.[3]
  • Miniera di Perticara (frazione di Novafeltria): acquisita nel 1917, era impiegata nell'estrazione dello zolfo. Chiusa nel 1964.[4]
  • Stabilimento di Bellisio solfare: raffinava il materiale estratto dalla miniera di zolfo di Cabernardi, venne definitivamente chiuso nel 1959.[5]
  • Stabilimento di Rieti: fondato nel 1937, produceva l'acido solforico necessario per la fabbricazione della viscosa rayon nel vicino stabilimento Supertessile della SNIA;[6] fu chiuso nel 1972.[7]
L'area estrattiva di Valle Imperina a Rivamonte Agordino BL
  • Area estrattiva di Valle Imperina a Rivamonte Agordino in provincia di Belluno. Fin dai primi sfruttamenti minerari sotto la Repubblica di Venezia, Valle Imperina rappresentava il maggior centro nazionale di estrazione del rame per l'epoca e successivamente durante il XX secolo fu acquistata il 31 dicembre 1910 e sfruttata dalla Montecatini per la produzione di acido solforico tramite l’estrazione e la lavorazione della pirite. Dal 1925 al 1955 fu anche attiva la ferrovia Bribano-Agordo costruita proprio dalla suddetta ditta per il trasporto del materiale estratto dal sito minerario agordino oltre che in maniera ridotta anche come trasporto civile. L'8 settembre 1962 ci fu la chiusura totale del sito minerario di Valle Imperina ed il successivo depredamento dopo l'alluvione del 1966 ne compromise la conservazione per poi essere totalmente abbandonato. Sulla fine degli anni ottanta si spinse per il recupero conservativo del sito.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La statua equestre in alluminio, fatta erigere da Mussolini, era originariamente dedicata "Al Genio del Fascismo", e nel 1945 ri-dedicata "Al Genio italico"; essa fu distrutta da un attentato il 29 gennaio 1961 e non più ricostruita.
  2. ^ L'Africa ci sta di fronte, Una storia italiana: dal colonialismo al terzomondismo.
  3. ^ CABERNARDI, PERCOZZONE E VALLOTICA Le miniere di zolfo dei "sepolti vivi", su parcozolfomarcheromagna.it.
  4. ^ PERTICARA E MARAZZANA In alta Valmarecchia tra storia, memoria e turismo, su parcozolfomarcheromagna.it.
  5. ^ BELLISIO SOLFARE Gli impianti di raffinazione dell'oro del diavolo, su parcozolfomarcheromagna.it.
  6. ^ Maria Giacinta Balducci, Rita Filippi, Marilena Giovannelli, Liana Ivagnes, Roberto Lorenzetti, Testimonianze d'archivio sulla storia dell'industria a Rieti (PDF), su Archivio di Stato di Rieti. URL consultato il 17 settembre 2015.
  7. ^ Rieti Virtuosa attacca a destra e a sinistra, in Il Tempo edizione Lazio Nord, 8 gennaio 2012. URL consultato il 29 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2016).
  8. ^ Centro Minerario di Val Imperina, su agordinodolomiti.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ufficio stampa Montecatini, Il Gruppo Montecatini. Che cos'è, che cosa produce, dove produce, Istituto grafico Bertieri, Milano 1955.
  • F. Amatori e B. Bezza, Montecatini 1888-1966. Capitoli di storia di una grande impresa, il Mulino, Bologna 1990.
  • V. Zamagni, Dall'ammoniaca ai nuovi materiali. Storia dell'Istituto di ricerche chimiche Guido Donegani di Novara, il Mulino, Bologna 1991.

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