Monastero di San Benedetto (Bergamo)

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«21 marzo 1503 - Nella chiesa di San Benedetto delle Monache, terminato il Vespro solenne un immagine di Maria Vergine sopr'il muro dipinda, vicina all'altare maggiore, si vide sparger da gl'occhi lagrime in abbundanza con stupore, & maraviglia di quanti si ritrovarno presenti Donato Calvi Effemeride sagro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocese, et territorio Da suoi principij sin’al corrente Anno»

Monastero di San Benedetto
Chiesa di San Benedetto
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBergamo
IndirizzoVia Sant'Alessandro, 51
Coordinate45°41′48.98″N 9°39′50.34″E / 45.696938°N 9.663982°E45.696938; 9.663982
Religionecattolica di rito romano
Titolaresan Benedetto da Norcia
Diocesi Bergamo
Stile architettonicorinascimentale
Inizio costruzioneXIII secolo
CompletamentoXVIII secolo
Sito webwww.monasterosanbenedettobergamo.com/

Il monastero di San Benedetto è un monastero benedettino femminile di clausura, situato all'incrocio tra Via Sant'Alessandro, e via Carlo Botta in quello che era l'antico Borgo Santo Stefano, oltre le mura venete, nella parte bassa di Bergamo, ma entro le quattrocentesche Muraine[1].

Cupola e soffitto affrescati della chiesa del monastero di San Benedetto

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il monastero trae origine dalla fusione di due comunità nel XIII secolo, delle monache benedettine di Santa Maria Novella di Stezzano già in Bergamo nel XIII secolo e di Santa Maria in Valmarina provenienti dalla località di Ramera detta di Valmarina, le due comunità erano state decimate da carestie e pestilenze, quella di Santa Maria contava solo due monache.

Il 10 gennaio 1460 [nota 1] si decretò l'unione dei due monasteri sotto il titolo di san Benedetto in Valmarina [2]. Risultava presenta una piccola chiesa nel 1448 dedicata nel 1451 a San Benedetto. Il testo Effemeride di quanto di sagro profano sia successo in Bergamo di Donato Calvi testimonierebbe che nel 1503 l'effige della Madonna raffigurata nella piccola chiesa avrebbe copiosamente lacrimato[3], immagine che è stata ritrovata nel restauro del 1980 [4]. Questo portò ad un aumento delle presenze nel monastero tanto che nel 1504 vi era la presenza di 28 suore.

Il 1797 con l'avvento della Repubblica Cisalpina e la soppressione di tutti gli ordini religiosi, si vide la chiusura del monastero, vennero requisiti i beni[5] e la pala dell'Assunta, opera di Giovan Battista Moroni e quella di Santo Stefano opera di Callisto Piazza vennero trasferite alla Pinacoteca di Brera. Il complesso venne ripristinato il 10 maggio 1827[6].

Il degrado degli stabili portò al restauro del 2011 con intervento di consolidamento delle strutture, eseguito dall'architetto Leonardo Angelini, riportando alla luce affreschi e pitture che si ritenevano perse [7][8].

La badessa nominata nel 2015 e confermata nel 2018, è Madre Maria Cristina Picinali OSB.

Pozzetto del chiostro del monastero, secolo XVI

Storia della chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1448 venne edificata all'interno del complesso monastico una piccola chiesa, ma nel 1504 il monastero arrivò a contare 28 monache, risultò quindi insufficiente lo spazio della piccola chiesa quattrocentesca di cui non si ha nessuna descrizione, e per ottemperare a questa necessità di spazio iniziò la costruzione della nuova chiesa. Ma il nuovo fabbricato già nel 1516, causa problemi di instabilità statica, ebbe bisogno di una prima ristrutturazione.

Lucano da Imola Madonna col Bambino e santi

Su progetto di Pietro Isabello il 6 maggio 1522 venne posta la prima pietra per quella che diventerà la nuova chiesa[9], a saldo del suo lavoro le monache gli donarono nel 1537 un terreno, che il figlio Pietro tornò a donare al monastero quale dote della sorella Maria per il suo ingresso nel monastero il 30 aprile 1544. La nuova chiesa venne consacrata l'11 settembre del 1547 dal vescovo Vittore Soranzo[10].

Il 27 settembre 1575 il cardinale Carlo Borromeo visitò la chiesa e dispose che fosse costruito un tabernacolo in legno dorato, ma il progetto non fu tuttavia attuato.

Nel 1841 si decise di realizzare il nuovo altare maggiore in marmo su progetto dell'architetto Giacomo Bianconi. Nel 1907 e nel 1927 furono apportate delle migliorie alla chiesa e al patrimonio artistico. Nel 1950 fu ristrutturato il coro, successivamente modificato dall'architetto Abramo Bugini, e tra il 1997 e il 2002 da Mario Toffeti.

La chiesa ebbe bisogno di un nuovo restauro nel 2011, infiltrazioni d'acqua causarono la caduta di parti di laterizio e elementi ornamentali in cotto della facciata, sul lato di via Botta. Restauro che riportò la parte frontale al suo aspetto originale [11].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'intero complesso comprende il monastero, il chiostro di San Benedetto[12] e la chiesa.

La chiesa[modifica | modifica wikitesto]

La facciata della chiesa è tripartita da quattro lesene, nel centro il portale con architrave poggiante su stipiti in pietra, la bicromatura della facciata del bianco e del color cotto è ritornata alla luce nel recente restauro. L'antico chiostro porta nell'interno della chiesa, a pianta centrale con triburio ottagonale e cupola interna, nella parete di fondo vi è un affresco raffigurante Cristo che porta la croce, sopra una lapide del monaco benedettino Giovanni Antonio Lolmo, riportante la data del 10 agosto 1575[13], e altri affreschi, la parete prosegue con una serie di archi sorretti da colonne sormontato da un coro chiuso, dove le monache di clausura possono seguire le funzioni senza essere presenti nell'assemblea.

Il presbiterio, con al centro l'altare, opera del 1841, è cintato da una cancellata del Settecento dorata nel 1761 in stile neoclassico, dietro l'altare vi è posta la pala dell'Assunzione mentre a fianco in cornici lignee le pitture di Giovanni Chizzoletti raffiguranti san Mauro che guarisce gli infermi e sant'Alessandro di Bergamo. In una delle due cappelle laterali vi si trova la pala di Gian Paolo Cavagna del 1621 raffigurante il miracolo dell'acqua[14], nell'altra una pala raffigurante san Carlo Borromeo di autore ignoto. Vi è un'ulteriore dipinto sempre del Cavagna raffigurante la Madonna con bambino. In una cappella laterale vi è un quadro di Lucano da Imola raffigurante la Vergine in trono, e un dipinto di Carlo Salis[15]. La cupola, raffigurante scene della vita benedettina, è stata affrescata da Giuseppe Antonio Orelli [16] nel 1756. Nel convento è presente anche una piccola cappella restaurata su progetto dell'Isabello dove erano presenti affreschi realizzati da Jacopino Scipioni dal 1510 al 1515.

Il chiostrino[modifica | modifica wikitesto]

Paolo Monti - Servizio fotografico (Bergamo, 1980)

Realizzato da Pietro Isabello [17] in età giovanile, è il passaggio fisico tra l'esterno della struttura, quindi la vita pubblica della città e il grande complesso del monastero, e ne rappresenta anche il passaggio spirituale. Si presenta a pianta rettangolare su 6 archi a tutto sesto disposti su tre lati sorretti da cinque colonne in arenaria con capitelli ionici e foglie angolari. Nelle dodici lunette vi sono gli affreschi di Cristoforo Baschenis il giovane[18]. Nella parete a Nord-est vi è l'entrata al monastero.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Il sito Beni culturali Lombardia indica la data del 6 novembre 1487, da considerarsi errata essendo papa Innocenzo VIII deceduto nel 1484
Fonti
  1. ^ Bergamo Bassa e le antiche Muraine Tutta la storia della Torre del Galgario, su ecodibergamo.it, L'eco di Bergamo. URL consultato il 16 aprile 2016.
  2. ^ Monastero di Santa Maria in Valnarina, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia beni culturali. URL consultato il 16 aprile 2016.
  3. ^ Donato Calvi, Effimeridi di quanto di sagro profano sia successo in Bergamo, 1676.
  4. ^ La Storia - San Benedetto Bergamo, su monasterosanbenedettobergamo.com, Monastero di San Benedetto. URL consultato il 17 aprile 2016.
  5. ^ I tempi di Napoleoni, su melegnano.net, Mlegnano.net. URL consultato il 18 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2017).
  6. ^ La storia del monastero di S.Benedetto di Bergamo [collegamento interrotto], su asim.it, Archivi e sistemi multimediali. URL consultato il 18 aprile 2016.
  7. ^ San Benedetto, il gioiello ritrovato, su ecodibergamo.it, L'Eco di Bergamo. URL consultato il 18 aprile 2016.
  8. ^ Chiesa di San Benedetto, su studioangelini.it, Chiesa di san Benedetto. URL consultato il 16 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2016).
  9. ^ Il monastero di San Benedetto, la Chiesa e il chiostro minore (PDF), su comune.bergamo.it, centro socio culturale di Grumello al piano. URL consultato il 18 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2016).
  10. ^ L'isola che c'è e recupera la sua storia, su facebook.com, Storie, arte poesie e fotografie dell'isola Bergamasca. URL consultato il 20 aprile 2016.
  11. ^ San Benedetto, il gioiello ritrovato, su ecodibergamo.it, L'Eco di Bergamo, 2012. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  12. ^ Monastero Di San Benedetto Bergamo, su vaticanoweb.com, Monasteri d'Italia. URL consultato il 18 aprile 2016.
  13. ^ Monastero di San Benedetto, su zonzofox.com, Zonso gìfoxBergamo. URL consultato il 18 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2016).
    «raffigurante il Cristo portacroce, eseguito sopra una lapide murata, collocata a ricordo del defunto Jo. Antonio Lolmo, monaco benedettino, “qui posto il 10 agosto 1575”»
  14. ^ Luisa Bandera, Monastero di San Benedetto, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 18 aprile 2016.
  15. ^ Le vite dei Pittor,scultori...., su forgottenbooks.com (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2016).
    «a 15 Gennaio 1747 avvisa il detto signore d'essere per consegnare al sig. Andrea Mosconi un suo dipinto, secondo l'ordine di donna Maria Vittoria Focacci, sagrestana maggiore in S. Benedetto in Borgo S. Leonardo»
  16. ^ Monastero di San Benedetto, su guide.travelitalia.com, traverlItalia. URL consultato il 18 aprile 2016.
  17. ^ Maria Grazoa Ercolino, ISABELLO Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 18 aprile 2016.
    «Al 1516, come ricorda una lapide murata nella fronte della chiesa, risale l'inizio dei lavori di costruzione del monastero di S. Benedetto, la cui paternità è attribuita dalla stessa iscrizione a "Petrum Abanum"»
  18. ^ chiesa,monastero e chiostro San Benedetto (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, IBCAA - Inventario dei Beni Culturali, Ambientali e Archeologici del Comune di Bergamo. URL consultato il 16 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Tresa Brolis, L'abbazia di Santa Maria di Valmarina- il monastero di San Benedetto in Bergamo II XX secolo.
  • La comunità del monastero urbano si San Benedetto di Bergamo-il monastero di San Benedetto in Bergamo II XX secolo.
  • Architettura e Arte-Ilmonastero di San Benedetto in Bergamo, Edizioni dei Soncino.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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