Monache passioniste

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Le passioniste sono monache contemplative e costituiscono il ramo femminile della Congregazione della Passione di Gesù Cristo di san Paolo della Croce.

Con Decreto del 29 giugno 2018 della Sede Apostolica i monasteri hanno adottato la struttura giuridica di Congregazione.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Maria Crocifissa di Gesù Costantini, cofondatrice delle monache passioniste

La prima idea di istituire un monastero femminile legato ai passionisti appartiene a Maria Agnese Grazi di Orbetello, figlia spirituale di Paolo della Croce.[1] Paolo iniziò a progettare la fondazione del monastero nel 1754, ma per la mancanza dei fondi necessari la sua costruzione iniziò a Corneto solo nel 1759.[2]

Per le religiose Paolo della Croce adattò le regole dei passionisti alla vita monastica: le regole furono approvate da papa Clemente XIV con breve del 3 settembre 1770.[2]

Clemente XIV designò come prima superiora del monastero la duchessa Anna Maria Barberini, vedova Sforza-Cesarini, ma la nobildonna preferì ritirarsi tra le clarisse di Narni prima dell'inaugurazione della casa di Corneto;[2] in sua vece fu scelta Maria Crocifissa di Gesù, al secolo Faustina Gertrude Costantini, già benedettina in Santa Lucia a Tarquinia, i cui famigliari avevano finanziato la costruzione del monastero.[3]

La Costantini e le sue prime undici compagne entrarono in monastero il 3 maggio 1771. Il numero massimo delle monache era inizialmente limitato a dodici (per le scarse risorse economiche della comunità), ma fu poi alzato a 33 in omaggio agli anni di vita terrena di Gesù.[2]

Pur essendo claustrali, alle passioniste era permesso ospitare donne per gli esercizi spirituali e insegnare il catechismo alle fanciulle, che potevano essere accolte nel monastero di giovedì e di domenica (tutti i giorni in tempo di quaresima) per lo spazio di circa tre quarti d'ora; non era loro consentito, invece, accettare educande (attività largamente praticata nei monasteri femminili).[2]

Il monastero di Corneto fu soppresso dalle leggi napoleoniche nel 1810, ma fu il primo a essere ricostituito dopo il ritorno di papa Pio VII a Roma e fu reinaugurato il 30 giugno 1814.[4]

Quello di Corneto rimase l'unico monastero di passioniste sino al 1872, quando venne aperta una nuova casa a Mamers, in Francia; da Mamers uscirono le religiose che fondarono un terzo monastero a Tielt, in Belgio, e nel 1910 la congregazione iniziò a espandersi anche fuori dal continente europeo con la fondazione di un monastero a Pittsburgh.[4]

Carisma e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Le passioniste sono legate ai religiosi del ramo maschile da un vincolo spirituale, per avere in comune il fondatore e il fine specifico di promuovere il culto della morte e passione di Gesù, ma non giuridico (i passionisti non hanno alcuna autorità sui monasteri)[4]. I monasteri sono autonomi (sui juris). Il governo della Congregazione delle monache della Passione di Gesù Cristo viene esercitato dal Capitolo generale (ogni sei anni), dalla Presidente secondo il diritto comune e dalle Costituzioni approvate dalla Santa Sede il 12 maggio 2020.

Al 2020 i monasteri passionisti sono presenti in Brasile, Colombia, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti.

Alla fine del 2019 le passioniste contavano 285 religiose e 35 monasteri.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ladislao Ravasi, DIP, vol. VI (1980), col. 1233.
  2. ^ a b c d e Ladislao Ravasi, DIP, vol. VI (1980), col. 1234.
  3. ^ Federico Menegazzo, DIP, vol. V (1978), col. 946.
  4. ^ a b c Ladislao Ravasi, DIP, vol. VI (1980), col. 1235.
  5. ^ Annuario Pontificio 2019, Città del Vaticano, pag. 1446.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annuario Pontificio per l'anno 2019, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2019.
  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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