Metrodoro di Lampsaco (epicureo)

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Metrodoro di Lampsaco

Metrodoro di Lampsaco (in greco antico: Μητρόδωρος Λαμψακηνός?, Mētródōros Lampsakēnós; 331/0 a.C. – 278/7 a.C.[1]) è stato un filosofo epicureo greco antico.

Nonostante sia uno dei quattro maggiori esponenti dell'epicureismo, delle sue opere ci rimangono solo pochi frammenti.

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Metrodoro era nativo di Lampsaco. Il nome di suo padre era Ateneo o Timocrate, mentre sua madre si chiamava Sande[2]. Insieme al fratello Timocrate frequentò la scuola di Epicuro. A causa di un litigio, ruppe ben presto i rapporti col fratello, il quale dedicò il resto della sua vita a diffondere malevoli calunnie nei riguardi di Metrodoro e di Epicuro[3].

Metrodoro divenne in breve il più illustre tra i discepoli di Epicuro, con cui rimase in rapporti di intima amicizia, e che seguì ad Atene. Sappiamo che non si separò mai dal maestro, tranne che per sei mesi, durante i quali fece visita a casa sua. Morì nel 278/7 a.C., a cinquantatré anni, sette anni prima di Epicuro, che lo avrebbe nominato suo successore, se fosse rimasto in vita. Ebbe un figlio chiamato Epicuro, in onore del maestro, e una figlia che Epicuro, nel suo testamento, affidò alla tutela di Aminomaco, Timocrate di Potamo e di Ermarco.

Anche in una lettera, scritta sul letto di morte, Epicuro raccomandò i figli di Metrodoro alla cura di Idomeneo di Lampsaco, che aveva sposato Batis, la sorella di Metrodoro.

Sappiamo che, in onore del maestro e di Metrodoro, il 20 di ogni mese è stato considerato dai discepoli di Epicuro come un giorno festivo[4].

Si ritiene che Leonzia sia stata la moglie o l'amante di Metrodoro[5].

Pensiero filosofico e opere[modifica | modifica wikitesto]

La filosofia di Metrodoro sembra essersi incentrata sui sensi in misura maggiore rispetto a quella del maestro[6]. Secondo quanto ci riporta Cicerone, per Metrodoro la felicità perfetta consiste nell'avere un corpo ben formato e nel mantenerlo immutato nella sua forma.

Diogene Laerzio elenca le seguenti opere di Metrodoro[7]:

  • Contro i fisici (tre volumi), in greco: Πρὸς τοὺς ἰατρούς, τρία
  • Sulle sensazioni, Περὶ αἰσθήσεων
  • Contro Timocrate, Πρὸς Τιμοκράτην
  • Sulla magnanimità, Περὶ μεγαλοψυχίας
  • Sulla cattiva salute di Epicuro, Περὶ τῆς Ἐπικούρου ἀρρωστίας
  • Contro i dialettici, Πρὸς τοὺς διαλεκτικούς
  • Contro i sofisti (nove volumi), Πρὸς τοὺς σοφιστάς, ἐννέα
  • Sulla strada per la saggezza, Περὶ τῆς ἐπὶ σοφίαν πορείας
  • Sul cambiamento, Περὶ τῆς μεταβολῆς
  • Sulla ricchezza, Περὶ πλούτου
  • Contro Democrito, Πρὸς Δημόκριτον
  • Sulla nobile origine, Περὶ εὐγενείας

Metrodoro scrisse anche Contro l'Eutifrone[8] e Contro il Gorgia (in due libri)[9] di Platone. Piccoli frammenti della sua opera Sulla ricchezza sono stati ritrovati tra i resti carbonizzati della Villa dei Papiri a Ercolano[10]. Filodemo di Gadara utilizzò quest'opera di Metrodoro nei suoi lavori Sulla ricchezza e Sull'economia delle famiglie. Filodemo cita inoltre Metrodoro come autore del parere secondo cui lo stile di vita cinico è da rifiutare in favore di un modus vivendi meno stentato, posto che la ricchezza non garantisce la felicità[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tiziano Dorandi, Chapter 2: Chronology, in Algra et al., The Cambridge History of Hellenistic Philosophy, 1999, pag. 51, Cambridge
  2. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, X 22; Strabone, XIII; Marco Tullio Cicerone, Tusculanae disputationes, V 37
  3. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, X 6
  4. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, X 16-21
  5. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, (EN) X 23
  6. ^ Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, I 40, Tusculanae disputationes, V 9, De finibus bonorum et malorum, II 28 § 92, 30 § 99, 31 § 101
  7. ^ Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, X
  8. ^ Filodemo, Sulla pietà, col. 25, 702-5, col 34, 959-60, Obbink
  9. ^ Philodemus, PHerc. 1005, col XI, 14-15, Angeli
  10. ^ PHerc. 200
  11. ^ Elizabeth Asmis, Philodemus and the New Testament World, 2004, pagg. 150-152, BRILL

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