Metasemantica

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La metasemantica è una tecnica letteraria teorizzata ed utilizzata da Fosco Maraini nella sua raccolta di poesie "Gnòsi delle fànfole" del 1966. Il termine origina dal prefisso μετα- (meta-) e dalla parola σημαντικός (sēmantikós).

La semantica è quella parte della linguistica che studia il significato delle parole (semantica lessicale), degli insiemi delle parole, delle frasi (semantica frasale) e dei testi. La metasemantica, nell'accezione proposta dal Maraini, va oltre il significato delle parole e consiste nell'utilizzo di parole prive di significato, ma dal suono familiare alla lingua a cui appartiene il testo stesso e di cui deve seguire le regole sintattiche e grammaticali. Dal suono e dalla posizione all'interno del testo si possono attribuire significati più o meno arbitrari a tali parole.

La tecnica gode di un certo seguito tra poeti italiani, soprattutto amatoriali[senza fonte].

Così, nell'introduzione a Gnòsi delle Fànfole, Fosco Maraini spiega cosa è la poesia, o linguaggio, metasemantico:

«Il linguaggio comune, salvo rari casi, mira ai significati univoci, puntuali, a centratura precisa. Nel linguaggio metasemantico invece le parole non infilano le cose come frecce, ma le sfiorano come piume, o colpi di brezza, o raggi di sole, dando luogo a molteplici diffrazioni a richiami armonici, a cromatismi polivalenti, a fenomeni di fecondazione secondaria, a improvvise moltiplicazioni catalitiche nei duomi del pensiero, dei moti più segreti. Potrei anche aggiungere che la poesia metasemantica è fortemente bipolare. Tutta la poesia – si capisce! – è bipolare. Hai un testo e hai un lettore; dalla crasi dei due sprizzano, oppure no, delle scintille. Ma nel linguaggio normale la bipolarità è meno caratteristica. Si può addirittura trattare la poesia come un oggetto esterno, un pezzo di mondo esistente qual monumento fuori di noi, … [1]»»

E prosegue sottolineando l’aspetto ludico della sua invenzione:

«Nella poesia metasemantica il lettore deve contribuire con un massiccio intervento personale. La crasi non è data dall’incontro con un oggetto, bensì, piuttosto, dal tuffo in un evento. Il lettore non diventa solo azionista del poetificio, ma entra subito a far parte del consiglio di gestione e deve lui, anche, provvedere alla produzione del brivido lirico. L’autore più che scrivere, propone. Se è riuscito nel suo intento, può dire di aver offerto un trampolino, nulla più. Quanto mi divertirei … [1]»

Un linguaggio simile a questa tecnica, per lo più definito come non-sense, era stato usato anche da Lewis Carroll nel suo poemetto Jabberwocky pubblicato nel 1871.

Il più celebre esempio di metasemantica, nell'accezione datale dal Maraini, è la sua poesia Il Lonfo, nota anche per la recitazione che ne ha fatto Gigi Proietti.[2].

I primi quattro versi della poesia Il giorno ad urlapicchio suonano così:

«Ci son dei giorni smègi e lombidiosi
col cielo dagro e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infragelluto [3]»

  1. ^ a b Gnòsi delle Fànfole,  p. 16
  2. ^ nel 2005 nella trasmissione di Renzo Arbore Speciale per me - meno siamo meglio stiamo, nonché per l'interpretazione nella puntata del 7 febbraio 2007 della trasmissione Parla con me, condotta su Raitre da Serena Dandini. Su YouTube è possibile rintracciare entrambi i filmati
  3. ^ Gnòsi delle Fànfole,  p. 25
  • Fosco Maraini, Gnòsi delle Fànfole, a cura di Maro Marcellini e introduzione dell’autore, Milano, Baldini & Castoldi Dalai, 1994, ISBN 978-88-6073-074-9.
  • Fosco Maraini, Gnòsi delle Fànfole, a cura di Toni Maraini, Milano, La Nave di Teseo, 2019, ISBN 978-8834600665.

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