Massimo Piloni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Massimo Piloni
Piloni in allenamento per la Juventus nel 1971
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 184 cm
Peso 80 kg
Calcio
Ruolo Preparatore dei portieri (ex portiere)
Termine carriera 1981 - giocatore
Carriera
Giovanili
19??-19??Juventus
Squadre di club1
1968-1969Casertana10 (-3)
1969-1975Juventus12 (-11)
1975-1978Pescara105 (-103)
1978-1980Rimini63 (-?)
1980-1981Fermana? (-?)
1981-1982Chieti25 (-33)[1]
Carriera da allenatore
2000-2003CataniaPortieri
2003-2004SambenedettesePortieri
2008LivingstonPortieri
????-????PerugiaPortieri
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Massimo Piloni (Ancona, 21 agosto 1948) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

È stato tra i soggetti ispiratori dello spettacolo teatrale Perseverare Humanum est interpretato dall'attore Matteo Belli.[2]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Da destra: Piloni alla Juventus nel 1975 con Dino Zoff, di cui il portiere anconetano fu tra le storiche riserve.

Cresciuto nelle giovanili della Juventus, nella stagione 1967-1968 il tecnico della prima squadra bianconera, Heriberto Herrera, lo portò per le prime volte in panchina, diciannovenne.[3] Nell'estate del 1968 venne quindi mandato a fare esperienza nella Casertana, in Serie C. La società bianconera lo riprese l'anno successivo come terzo nel ruolo, dietro a Roberto Anzolin e Roberto Tancredi, non mettendo a referto alcuna presenza. Per l'esordio in Serie A dovette attendere il 4 aprile 1971 quando l'allenatore Čestmír Vycpálek lo mise in porta, all'età di ventidue anni, in Juventus-Varese (2-2).

Nella stagione 1970-1971 collezionò in totale 7 presenze, segnalandosi sul finire della stessa per la positiva prova offerta nella semifinale di Coppa delle Fiere del 14 aprile, un pareggio 1-1 sul campo del Colonia;[4] quando sembrava in quelle settimane aver superato Tancredi nelle gerarchie,[5] dapprima fu tra i maggiori imputati dell'opaca prestazione bianconera nella finale di andata delle Fiere contro il Leeds Utd (2-2),[6] e in seguito fu costretto a saltare la sfida di ritorno della stessa per un infortunio al polso:[7] «io persi la partita e la Juve la coppa».[2]

Nell'annata 1971-1972, ceduto Tancredi, si ritrovò nuovamente relegato in panchina dal neoacquisto Pietro Carmignani. Ciò nonostante contribuì allo scudetto bianconero emergendo nuovamente nel finale di stagione, disputando le ultime e decisive 5 gare di un campionato vinto dai bianconeri di Vycpálek al rush finale, in sostituzione di Carmignani nel frattempo incappato in alcuni grossolani svarioni.[3]

Ma neanche ciò bastò a garantirgli un posto di rilievo nella Juventus, poiché nell'estate seguente iniziò a Torino l'era di Dino Zoff. Per Piloni non ci fu più spazio nell'undici titolare,[3] mal convivendo con il nuovo collega anche sul piano personale:[2] per i successivi tre anni rimase in bianconero come dodicesimo, fregiandosi di altri due scudetti senza tuttavia collezionare alcuna presenza; l'unica partita da titolare fu un incontro di Coppa Italia disputato il 6 febbraio 1974 contro il Cesena.[2]

Piloni (in piedi, secondo da sinistra) al Pescara nella stagione 1976-1977

Desideroso di giocare, nel 1975 scese quindi in Serie B accasandosi al Pescara che, anche grazie alle sue prestazioni, nel 1977 arrivò per la prima volta in Serie A: «titolare tre anni su tre, 107 partite su 108, [...] tra i pali anche con uno strappo all'inguine. Ero bravo, lo ero sempre stato, ora però si vedeva».[2] Con la retrocessione fra i cadetti della squadra abruzzese, l'anno seguente Piloni cambiò ancora società, stavolta trasferendosi al Rimini dove rimase per un biennio. Dopo una stagione alla Fermana, in Serie D,[2] concluse la carriera nell'annata 1981-1982 con il Chieti, in Serie C2, prima di ritirarsi definitivamente al termine del campionato per mancanza di garanzie da parte della società neroverde.

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Una volta terminata l'attività agonistica, Piloni intraprese una discreta carriera da preparatore dei portieri, lavorando in Italia per club come Catania, Perugia[2] e Sambenedettese,[8] agli ordini di tecnici quali Vujadin Boškov, Serse Cosmi, Carlo Mazzone ed Edy Reja, e maturando nel 2008 anche un'esperienza in Scozia al Livingston, alle dipendenze di Roberto Landi.[2] Tra gli estremi difensori da lui allenati, nel corso degli anni ci sono stati Gennaro Iezzo, Andrea Mazzantini, Armando Pantanelli e Marco Storari.[2]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Juventus: 1971-1972, 1972-1973, 1974-1975

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Panini, p. 293.
  2. ^ a b c d e f g h i Maurizio Crosetti, Piloni, l'eterna riserva: "Io per lui non esistevo", in la Repubblica, 27 febbraio 2012.
  3. ^ a b c Nanni Boi, Piloni, la riserva che insegnò a Zoff come si diventa un Numero Uno nella vita, su sport.tiscali.it, 12 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2015).
  4. ^ Tutti gli elogi al giovane Piloni, in La Stampa, 15 aprile 1971, p. 18.
  5. ^ Salvatore Rotondo, Maciste tra i pali, in Stampa Sera, 27 aprile 1971, p. 9.
  6. ^ Bruno Bernardi, La difesa di Massimo Piloni, in La Stampa, 30 maggio 1971, p. 18.
  7. ^ Bruno Bernardi, Infortunio a Piloni: forse non gioca, in La Stampa, 3 giugno 1971, p. 16.
  8. ^ Luca Bassotti, Alessandro Gaucci vara la nuova stagione sportiva della Samb, su ilquotidiano.it, 22 luglio 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Almanacco Illustrato del Calcio, Modena, Panini, 1983.
  • Mario Pennacchia, Il calcio in Italia, UTET, 1998.
  • Marco Sappino, Dizionario del calcio italiano, Baldini & Castoldi, 2000.
  • Nicola Calzaretta, Secondo... me, Libri di Sport Edizioni, 2002.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]