Massacro di Katowice

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Memoriale per i scout, assassinati nel 1939 dagli invasori tedeschi a Katowice.
Memoriale per i polacchi che morirono difendendo Katowice nel settembre 1939, un numero imprecisato furono vittime delle esecuzioni del 4 settembre 1939.
Monumento ai difensori di Katowice, l'iscrizione riporta "Insorti della Slesia, assassinati nel 1939 dagli invasori hitleriani, nelle foreste, strade e prigioni di Katowice".

Il massacro di Katowice[1] avvenne il 4 settembre 1939, fu uno dei maggiori crimini di guerra della Wehrmacht durante l'invasione della Polonia. I soldati tedeschi, aiutati dalla milizia Freikorps, giustiziarono circa 80 difensori polacchi della città,[2][3] volontari della milizia di difesa, con inclusi gli ex insorti slesiani, gli scout polacchi e forse un certo numero di soldati polacchi delle forze regolari in ritirata unitisi alla milizia.[2][3]

La difesa di Katowice[modifica | modifica wikitesto]

La città di Katowice, vicino al confine polacco-tedesco, non fu difesa dall'esercito polacco durante la battaglia del confine, l'esercito regolare e alcune formazioni di supporto abbandonarono gli scontri entro il 2 settembre.[3] Le forze tedesche occuparono la città il 4 settembre, scontrandosi solo con alcune unità irregolari della milizia polacca di difesa che si rifiutarono di evacuare o che non furono a conoscenza degli ordini dell'esercito polacco.[3][4][5]

I tedeschi riferirono di essere stati colpiti da colpi di arma da fuoco in una serie di incidenti, subendo circa 15 vittime totali nel processo di messa in sicurezza della città.[4][6] Gli incidenti più importanti riguardarono la difesa degli insorti della Slesia così come di un gruppo di scout polacchi che spararono ai tedeschi dalla torre dei paracadutisti di Katowice,[3] la difesa della torre divenne anche l'episodio meglio ricordato della difesa di Katowice.[5][6]

Il massacro[modifica | modifica wikitesto]

Un certo numero di polacchi furono arrestati in seguito alla cattura tedesca della città:[4] mentre alcuni furono rilasciati, altri furono condotti al consolato tedesco e giustiziati poco dopo dal plotone di esecuzione.[4] Tra i giustiziati ci furono circa 30 difensori sopravvissuti alla rivolta slesiana.[3][5] Alcune stime suggeriscono che il numero di vittime a Katowice potesse raggiungere le 750 persone.[7][8] L'Istituto IPN indagò su questo incidente, risultò che circa 150 polacchi furono uccisi a Katowice nei combattimenti del giorno stesso e nelle successive esecuzioni, e che fosse impossibile determinare con precisione il numero totale di vittime, né separarle esattamente in conseguenza dei combattimenti o di delle esecuzioni successive.[3][5] Il numero di persone giustiziate dal plotone di esecuzione è stimato in circa 80 vittime.[2][5]

Le vittime dell'esecuzione furono non solo gli arrestati per aver combattuto attivamente contro i soldati tedeschi e poi arresi, ma anche gli individui che indossarono semplicemente le uniformi da ricognizione o da milizia, le persone in possesso di armi da fuoco o munizioni, o i civili scelti dai simpatizzanti tedeschi come persone di interesse speciale. Solo le persone che ebbero i documenti che li identificavano come soldati dell'esercito polacco furono risparmiate e trattate secondo le convenzioni sui prigionieri di guerra.[5] Tra le vittime ci furono almeno una donna e quattordici scout di circa 14 anni,[5] l'ex ribelle, poi consigliere del consiglio comunale di Katowice e capo della milizia, Nikodem Renc.[9] Un numero difficile da stimare di persone, almeno una dozzina, fu giustiziato a Katowice nei giorni seguenti in vari incidenti.[5]

Lo storico polacco Tomasz Sudoł osservò che le esecuzioni furono eseguite dai soldati dell'8ª divisione Panzer,[2] sebbene i risultati dell'Istituto IPN suggeriscano che la maggior parte delle esecuzioni furono eseguite o almeno aiutate dai membri della milizia volontaria irregolare tedesca Freikorps (Freikorps Ebbinghaus) e osservò che le unità tedesche regolari in quella città appartennero non solo all'8ª divisione Panzer, ma anche alla 239ª divisione di fanteria e alla 28ª divisione Jäger.[3][5] Le unità Einsatzgruppen, arrivate entro pochi giorni, furono attive anche a Katowice e in Slesia, uno dei loro ordini permanenti fu quello di giustiziare sommariamente tutti gli ex ribelli polacchi identificati.[5] L'Istituto IPN concluse che, sebbene non sia più possibile identificare la maggior parte delle vittime e degli autori, la principale responsabilità del massacro fu degli alti funzionari tedeschi come Heinrich Himmler e Udo von Woyrsch.[5]

I maggiori massacri di prigionieri di guerra polacchi da parte dei tedeschi (oltre a Katowice) si verificarono a Ciepielów (stimato in 250 o più vittime), Majdan Wielki (circa 42 vittime), Serock (circa 80 vittime), Sochaczew (circa 50 vittime), Szczucin (circa 40 vittime), Zakroczym (circa 60 vittime) e Zambrów (circa 200 vittime).[2]

Ricordo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1961 fu inaugurato il monumento in memoria dei difensori di Katowice. Il 4 settembre 1983 a Katowice fu inaugurato un monumento che commemora gli scout polacchi caduti durante la difesa della città. Ci sono anche diverse targhe commemorative e tombe, comprese le fosse comuni, dedicate alle vittime della difesa di Katowice, comprese quelle uccise nelle esecuzioni.[10][11] Durante gli anniversari, alcuni di questi monumenti vengono visitati da funzionari governativi e attivisti.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (PL) Józef Krzyk, Krwawy poniedziałek w Katowicach. 4 września 1939 r. Niemcy na Śląsku zamordowali około 150 osób, in Gazeta Wyborcza, 4 settembre 2019. URL consultato il 21 ottobre 2019.
  2. ^ a b c d e Tomasz Sudoł, ZBRODNIE WEHRMACHTU NA JEŃCACH POLSKICH WE WRZEŚNIU 1939 ROKU (PDF), su polska1918-89.pl, Biuro Edukacji Publicznej IPN.
  3. ^ a b c d e f g h (PL) Instytut Pamięci Narodowej, Oddział IPN w Katowicach informuje o umorzeniu śledztwa w sprawie zbrodni wojennych, popełnionych we wrześniu 1939 roku w Katowicach na polskich obrońcach miasta przez Wehrmacht oraz niemieckie formacje nieregularne (Freikorps)., su Instytut Pamięci Narodowej. URL consultato il 21 ottobre 2019.
  4. ^ a b c d (PL) Bartosz T. Wieliński, Jak Niemcy wkraczali do Katowic 4 września 1939 roku, in Gazeta Wyborcza, 6 febbraio 2004.
  5. ^ a b c d e f g h i j k (PL) Obrona Katowic we Wrześniu 1939 r. S 56.2003. Postanowienie o umorzeniu śledztwa (PDF), su ipn.gov.pl, IPN, 2005.
  6. ^ a b (PL) Michał Buchta, Wątpliwości wokół obrony Katowic - Histmag.org, su histmag.org, 1º settembre 2005. URL consultato il 24 ottobre 2019.
  7. ^ "Czarny poniedziałek" – zbrodnia Wehrmachtu na Śląsku, su PolskieRadio.pl. URL consultato il 21 ottobre 2019.
  8. ^ (PL) BARTŁOMIEJ WARZECHA, OKŚZPNP KATOWICE NIEMIECKIE ZBRODNIE NA POWSTAŃCACH ŚLĄSKICH W 1939 ROKU (PDF), su polska1918-89.pl.
  9. ^ (PL) IX edycja akcji społecznej "Zapal znicz pamięci" – 22 października 2017, su dzieje.pl. URL consultato il 24 ottobre 2019.
  10. ^ bip.um.katowice.pl, 4 marzo 2016, https://web.archive.org/web/20160304134848/http://bip.um.katowice.pl/dokumenty/2010/1/5/1262697057.pdf (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  11. ^ Aktualności - Miasto, su katowice.eu. URL consultato il 24 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2019).
  12. ^ (PL) Redakcja, W Katowicach złożono hołd harcerzom i obrońcom Śląska, su Dziennik Zachodni, 1º settembre 2010. URL consultato il 24 ottobre 2019.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]