Massacro dell'isola di Bangka

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Massacro dell'isola di Bangka
strage
Vivian Bullwinkel (1915–2000) è stata l'unica infermiera sopravvissuta al plotone d'esecuzione
Data16 febbraio 1942
LuogoBangka
StatoBandiera dell'Indonesia Indonesia
Coordinate2°15′S 106°00′E / 2.25°S 106°E-2.25; 106
ResponsabiliSoldati dell'Impero giapponese
Conseguenze
Morti22

Il massacro dell'isola di Bangka fu un crimine di guerra commesso dai soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale, sull'isola indonesiana di Bangka ad est della Sumatra.

Il 12 febbraio 1942, il veliero reale Vyner Brooke del Sarawak lasciò Singapore poco prima che la città cadesse nelle mani dell'esercito imperiale giapponese. La nave stava trasportando numerosi feriti e 65 infermiere. La nave fu bombardata da un aereo giapponese e affondò. Due infermiere rimasero uccise nel bombardamento. Un centinaio di sopravvissuti si riunirono vicino a Radji Beach, di cui 22 delle 65 infermiere. L'isola era occupata dai giapponesi. L'infermiera di grado più alto, Irene Drummond Melville, suggerisce che donne e bambini partano per Muntok, mentre le infermiere sarebbero rimaste a curare i feriti e ad allestire un ricovero della Croce Rossa.

A metà mattinata, l'ufficiale della nave ritornò con una ventina di soldati giapponesi. Ordinarono a tutti i feriti di seguirli. Le infermiere sentirono una serie di spari, poi i soldati giapponesi tornarono, si sedettero di fronte alle donne e pulirono le baionette e le pistole. Un ufficiale giapponese ordinò alle 22 infermiere e ad una donna civile di camminare tra le onde. Sulla spiaggia era stata installata una mitragliatrice; quando le donne ebbero l'acqua fino alla vita, furono mitragliate. Morirono tutte, tranne Vivian Bullwinkel. I soldati feriti furono lasciati nelle barelle ed infine furono uccisi.

Bullwinkel, ferita al ventre, rimase immobile nell'acqua fino a quando le truppe si dileguarono. Strisciò nella boscaglia e rimase priva di sensi per giorni. Al risveglio, incontrò il soldato britannico Patrick Kingsley, anch'egli ferito, ma sopravvissuto al massacro. Egli morirà prima di raggiungere il campo di prigionia giapponese, ma lei no: la sua permanenza sarebbe durata tre anni. Dopo la guerra testimoniò al Tribunale per i crimini di guerra di Tokyo nel 1947. Le fu ordinato dal governo australiano di non parlare degli stupri.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Bangka Island: The WW2 massacre and a 'truth too awful to speak', in BBC News, 18 aprile 2019. URL consultato il 18 aprile 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Manners, N. G. (1999). Bullwinkel: The True Story of Vivian Bullwinkel, a Young Army Nursing Sister, who was the Sole Survivor of a World War Two Massacre by the Japanese. Australia: Hesperian Press. ISBN 9780859052658

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