Orfanotrofio dei Martinitt

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Orfanotrofio dei Martinitt
L'istituto dei Martinitt in via Pitteri negli anni trenta del XX secolo, quando si trovava ancora in aperta campagna
Fondazione1532
FondatoreSan Girolamo Emiliani
Scopoorfanotrofio maschile

L'orfanotrofio dei Martinitt è un'istituzione assistenziale milanese.[1] I Martinitt, plurale di Martinin in milanese[2], sono gli orfani e i bimbi abbandonati. La celebre struttura fu fondata a Milano nel XVI secolo da san Girolamo Emiliani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

San Girolamo Emiliani, figlio di un senatore veneziano, dopo la propria liberazione dalla prigionia di guerra (da lui ritenuta miracolosa), rientrò a Venezia, devolvette tutti i suoi averi ai poveri e radunò tutti gli orfani in una sua proprietà lagunare. Attorno a lui si formò un ordine religioso, quello dei Somaschi, dedicato alla cura degli orfani. Nuclei di orfani furono raccolti anche in altre città, inclusa Milano dove si narra che "quell'illustre filantropo raccogliesse i poveri fanciulli orfani, derelitti, e vagabondi di Milano, e li ricettasse dapprima in un locale situato nelle vicinanze della Chiesa di S. Sepolcro; in seguito in un altro a mezzo la via del Crocifisso, là dove sorgeva poi il Rifugio di Santa Maria Egiziaca ora demolito".[3]

Della cosa venne a conoscenza il duca di Milano Francesco II, il quale si fece patrono dell'iniziativa e nel 1532 offrì la possibilità di radunare gli orfani milanesi in un locale in via del Giardino (l'attuale via Manzoni, all'angolo con via Morone). A quel locale era annesso un oratorio, costruito nel 1529 e consacrato in onore di San Martino di Tours. Il linguaggio popolare associò le due istituzioni: i ragazzi orfani vennero chiamati Martinitt (al singolare, Martinin) e l'oratorio divenne "San Martino degli Orfani".[4]

L'organizzazione delle orfanelle venne invece presa sotto la protezione di san Carlo Borromeo, che diede loro una prima sede in uno stabile a lato della chiesa di Santa Caterina. Le orfanelle presero il nomignolo di "stelline", dal nome del monastero dell'ordine delle monache benedettine di Santa Maria della Stella, che agli inizi del XVII secolo il cardinale Federico Borromeo fece modificare dall'architetto Fabio Mangone affinché potesse venire usato come loro sede. L'orfanotrofio femminile rimarrà ospitato in quei locali fino alla sua chiusura nel 1971.

Nel 1772 i Martinitt lasciarono via Manzoni e si trasferirono, su disposizione di Maria Teresa d'Austria, nell'area del convento di San Pietro in Gessate. In questa nuova sede i ragazzi sarebbero potuti rimanere fino ai 18 anni e imparare un mestiere.

Quando Napoleone prese Milano nel 1796, trasformò la sede di San Pietro in ospedale militare. I Martinitt allora si trasferirono in alcuni locali di Brera e poi nell'ex convento di San Francesco Grande. Nel 1803 i Martinitt tornarono nella vecchia sede di via Manzoni, che li vide, nel 1848, come staffette degli insorti negli scontri delle Cinque giornate di Milano, spostandosi da una barricata all'altra.

Nel 1931 fu aperta la nuova grande sede dell'istituto in via Pitteri, allora in aperta campagna.

L'Ente è stato trasformato dal 1971 in Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio.

Il 19 gennaio del 2009 è stato inaugurato il Museo Martinitt e Stelline, dedicato agli orfani milanesi.[5]

Il Teatro Martinitt[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2010 la società La Bilancia ha vinto il bando di gara per il teatro annesso alla struttura, in disuso dalla metà degli anni Settanta. Dopo alcuni lavori di ristrutturazione, il Teatro Martinitt ha riaperto nell'ottobre dello stesso anno con una stagione dedicata alla commedia contemporanea[6]. A partire dal 2015 La Bilancia ha arricchito il servizio culturale, affiancando al teatro anche il cinema.[7]

Banda dei Martinitt[modifica | modifica wikitesto]

Banda dei Martinitt, foto di Federico Patellani, 1946

Il corpo musicale La Banda de I Martinitt nasce nel 1861 ed è tuttora operativa, presso l’Istituto Martinitt, per educare i giovani ospiti allo studio di uno strumento e, solo dopo aver raggiunto un livello ottimale, permettere all’allievo di entrare nelle file del Gruppo musicale.

Nel corso della storia La Banda ha vissuto adeguandosi al contesto di ogni epoca sociale e politica. Dal 1988 non è più riservata agli studenti dell'orfanotrofio, ma "si compone di laureati e diplomati strumentisti, studenti del Conservatorio e studenti di Licei musicali, selezionati tramite bando di concorso, indetto dal Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio".[8]

Martinitt celebri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Orfanotrofio dei Martinitt, su lombardiabeniculturali.it.
  2. ^ Si veda Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano. Volume terzo M-Q, Milano, Imperial Regia Stamperia, 1841, p. 58, s.v. Martinett. In milanese, martinett o martinell è il nome della vespa.
  3. ^ Gasparo Ferrari, Notizie sull'orfanotrofio maschile di Milano detto di San Pietro in Gessate, 1871, p.3.
  4. ^ La storia e le origini, su exmartinitt.it.
  5. ^ I Martinitt, da orfani e figli di famiglie problematiche a imprenditori di successo, su Famiglia Cristiana. URL consultato il 30 giugno 2022.
  6. ^ (EN) Lo strano caso del teatro degli orfanelli - ateatro.it, in ateatro.it, 21 aprile 2014. URL consultato il 4 gennaio 2018.
  7. ^ | Teatro Martinitt, su De'Servi. URL consultato il 4 gennaio 2018.
  8. ^ La storia della banda de I Martinitt, su bandadeimartinitt.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gasparo Ferrari, Notizie sull'orfanotrofio maschile di Milano detto di San Pietro in Gessate. Discorso letto dal sac. Gasparo Ferrari il 19 novembre 1871 nell'occasione della solenne distribuzione dei premî fatta nella grande sala dedicata ai benefattori dell'orfanotrofio maschile, Milano: Tipografia ditta Giacomo Agnelli nell'orfanotrofio maschile, 1871.

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