Maroggia
Maroggia comune | ||
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Localizzazione | ||
Stato | ![]() | |
Cantone | ![]() | |
Distretto | Lugano | |
Amministrazione | ||
Lingue ufficiali | Italiano | |
Territorio | ||
Coordinate | 45°56′09″N 8°58′14″E / 45.935833°N 8.970556°E | |
Altitudine | 277 e 380 m s.l.m. | |
Superficie | 1,0 km² | |
Abitanti | 664 (2016) | |
Densità | 664 ab./km² | |
Comuni confinanti | Arogno, Bissone, Melano, Riva San Vitale, Rovio | |
Altre informazioni | ||
Cod. postale | 6817 | |
Prefisso | 091 | |
Fuso orario | UTC+1 | |
Codice OFS | 5195 | |
Targa | TI | |
Circolo | Ceresio | |
Cartografia | ||
Sito istituzionale | ||
Maroggia (in dialetto ticinese Marogia) è un comune svizzero di 664 abitanti del Canton Ticino, nel distretto di Lugano.
Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]
Maroggia è affacciato sul Lago di Lugano, tra la sponda destra e quella sinistra della foce del fiume Mara[1].
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Maroggia fu abitato fin dall'età del Ferro. Sono state rinvenute nel territorio un'iscrizione nord etrusca (1906) e una stele d'epoca romana (1926)[2]. Il territorio di Maroggia e le sue adiacenze furono donate dal re Longobardo Liutprando verso il 724 alla basilica di San Carpoforo di Como e successivamente, tramite Carlo Magno alla Basilica di Sant'Ambrogio di Milano[1]. Il castello che, si dice, sorgesse a Maroggia, risaliva forse a questa epoca, sorto a protezione dell'abitato e dell'importante via d'acqua, era probabilmente denominato Maros, forse dal torrente Mara, dal quale, assieme alla Roggia, è ipotizzato derivi in nome del comune, anche se sono diverse le interpretazioni sull'etimologia del nome, Maros, poi Marozia, Marogia e, infine, Maroggia. Il primo censimento attendibile della popolazione è data 1636 e il comune contava 114 abitanti[1]. Le principali famiglie erano i Rodari, i Fossati e i Contestabile.
Nel 1798 Maroggia aderì all'effimera Repubblica di Riva San Vitale[2]. Il vecchio abitato era raggruppato in un nucleo attorno alla chiesa e racchiuso entro porticati a protezione e difesa. La popolazione era impiegata nella pesca e nelle carbonaie e, successivamente, nel mulino (ancora attivo [2]) e nell'arte statuaria e nell'architettura[1]. Sul finire del XIX secolo erano attive nel comune anche una cartiera e una fabbrica di prodotti alimentari [2]. Nel 1878 Romeo Manzoni aprì l'Istituto internazionale femminile che prese il suo nome, diretto anche da Angelica Cioccari Solichon[3], poi ceduto nel 1905 ai salesiani, che vi fondarono il collegio Don Bosco[2] (oggi dimesso).
Simboli[modifica | modifica wikitesto]
Il comune ha per simbolo il seguente stemma, così blasonato: d'azzurro, al ponte ad unico arco, d'argento, murato di nero, con due paracarri sulla campata, al mulo, sommeggiato, del secondo, passante, a tre stelle raggiate di sei, d'oro, male ordinate, in capo, alla fascia ondata d'argento, a due burelle d'azzurro, anch'esse ondate.
Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]
- Chiesa parrocchiale di San Pietro, attestata dal 1579 ma risalente all'alto Medioevo[2]
- Chiesetta della Madonna della Cintura, eretta nel 1731-1766[2]
- Ex Collegio Don Bosco[2], costruito nel 1620-1640 circa[senza fonte];
- Centrale idroelettrica, costruita nel 1890[senza fonte]
- Casa Caccia [1]
- Casa Frigerio [1]
- Mulino, costruito nel XIX secolo[2] (1888[senza fonte])
Società[modifica | modifica wikitesto]
Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]
L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[2]:
Abitanti censiti[4]

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]
Il paese è servito dalla stazione di Maroggia-Melano della ferrovia del Gottardo.
Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]
Ogni famiglia originaria del luogo faceva parte del cosiddetto comune patriziale ed aveva la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini del comune.
Il Patriziato di Maroggià è oggi sciolto.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f Storia, su maroggia.ch.
- ^ a b c d e f g h i j Giuseppe Negro, Maroggia, in Dizionario storico della Svizzera, 2 marzo 2010. URL consultato il 29 ottobre 2017.
- ^ AngelicaCioccari-Solichon, Dizionario storico della Svizzera (DSS), Accademia svizzera di scienze umane e sociali
- ^ Dizionario storico della Svizzera, Ufficio cantonale di statistica di Bellinzona
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Virgilio Gilardoni, Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 410, 415.
- Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 327.
- Flavio Maggi, Patriziati e patrizi ticinesi, Pramo Edizioni, Viganello 1997.
- AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 362-363.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Maroggia
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su maroggia.ch.
- Giuseppe Negro, Maroggia, in Dizionario storico della Svizzera, 2 marzo 2010. URL consultato il 29 ottobre 2017.
- Ufficio di statistica del Cantone Ticino: Maroggia, su www3.ti.ch.
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