Mario Appignani

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Cavallo Pazzo inseguito dalla forze dell'ordine durante un'invasione di campo nel settembre 1981, in occasione di Roma-Avellino.

Mario Appignani, soprannominato Cavallo Pazzo (Roma, 13 dicembre 1954Roma, 13 aprile 1996), è stato un personaggio televisivo, attivista e scrittore italiano, noto per le sue azioni di disturbo effettuate in diverse manifestazioni.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Appignani fotografato alle spalle di Pier Paolo Pasolini.[1]

Figlio di una prostituta, crebbe fra orfanotrofi e brefotrofi, fra cui l'istituto Santa Rita di Grottaferrata, diretto da Maria Diletta Pagliuca, che sarà poi arrestata per maltrattamenti nei confronti dei bambini ospitati.[2][3] Sulla propria infanzia scrisse nel 1975 l'autobiografia Un ragazzo all'inferno: viaggio allucinante in 19 istituti di rieducazione, libro curato dal giornalista Lamberto Antonelli (a vent'anni l'autore, cresciuto negli istituti, era zoppicante in italiano) e con la prefazione di Marco Pannella.[2][4] Successivamente anche Massimo Polidoro dedicherà un libro sull'Istituto incentrato sul dodicenne Mario.

Negli anni settanta fu uno dei leader degli Indiani metropolitani. Nel 1977 si scelse il nome di battaglia di Cavallo Pazzo e guidò la contestazione a Luciano Lama alla Sapienza[2][4][5], (quella che passerà alla storia come la Cacciata di Lama), partecipando poi alle manifestazioni contro la centrale nucleare a Montalto di Castro[6].

In varie occasioni in questi anni è affiancato Marco Erler, compagno di vita e di politica, di quattro anni più giovane, soprannominato Nuvola Rossa così da formare una coppia con Cavallo Pazzo. Fra i due c'era anche somiglianza e verranno spesso scambiati per fratelli. Erler prese le redini ideologiche degli Indiani metropolitani e ne scrisse i manifesti politici, pubblicati anche su Il Giornale a pagina intera da Indro Montanelli. Entrambi militarono nel Partito Radicale di Marco Pannella. Questo, assieme a Pier Paolo Pasolini, fu per Appignani anche una figura paterna.[senza fonte]

Dopo l'omicidio di Pasolini rese pubblica la sua versione dei fatti[4][7][8], asserendo che per salvaguardare l'incolumità del regista, la questura di Roma aveva deciso di farlo pedinare, negli ultimi due mesi prima dell'omicidio. Nel 1987 denunciò Fabio Carapezza per circonvenzione di incapace nei confronti di Renato Guttuso. L'accusa si rivelò poi calunniosa.[9][10]

A partire dal 1987 con la sua clamorosa irruzione a "L'atleta d'oro" condotto da Gianni Minà diventò un personaggio televisivo. Notorietà conquistata a pieno soprattutto nel 1991 e 1992 per le sue azioni di disturbo in diretta televisiva, durante le quali tentava di dire qualcosa alla gente, senza mai riuscirci. Un suo noto intervento venne fatto durante la diretta della consegna dei Leoni d'oro alla 48ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia urlando contro Pippo Baudo.[11] La stessa cosa venne ripetuta all'inizio del Festival di Sanremo 1992: la mattina Appignani avvisò Baudo che sarebbe salito sul palcoscenico; il presentatore avvisò il questore, ma "Cavallo Pazzo" riuscì comunque a raggiungere il palco e a gridare "Questo Festival è truccato e lo vince Fausto Leali" (che però non vinse); in seguito sostenne una cosa plausibile, cioè che fosse stato "tutto organizzato con la regia di Pippo", ma le cose non erano andate in quel modo.[11][12] L'episodio - anni dopo reso in forma di parodia nel film Gole ruggenti, in cui Appignani era interpretato da Martufello - è stato rimesso in scena al Festival di Sanremo 2019: durante l'esibizione di Fabio Rovazzi è salito sul palco lo stesso Fausto Leali (non in concorso) ripetendo le parole di Cavallo Pazzo.[13] Nel 1993 giunge sofferente a Sanremo, Appignani è reduce da un'operazione chirurgica invalidante, e nell'albergo ove alloggia Baudo viene riconosciuto e bloccato dalla Questura quel giorno stesso dell'inizio del Festival: i quotidiani scriveranno "Cavallo Pazzo rimane in scuderia".[14]

Il 23 ottobre 1994 fece un'invasione di campo durante la partita di calcio Roma-Cagliari allo Stadio Olimpico.[15] Ne seguirono altre, tutte contraddistinte come invasioni pacifiche, tutte clamorose, non solo all'Olimpico ma anche in trasferta come in un Brescia-Roma in frangenti particolari in cui gli ultrà romanisti che sostenevano Mario (si ricordi "Er Mortadella") erano agitatissimi e in attrito con i dirigenti e il presidente. Morì di AIDS il 13 aprile 1996 all'ospedale Spallanzani di Roma.[5] Il funerale fu pagato dal comune di Roma per volontà del sindaco Francesco Rutelli, e fu teatro di una rissa fra i suoi parenti.[16] L'anno successivo fu fondata un'associazione in suo onore.[17] Dopo la militanza nel Partito Radicale, si era avvicinato ai socialisti, per la simpatia e umana comprensione ispiratagli dal leader Bettino Craxi.

Nel 2023 lo spazio WeGil di Roma ha ospitato la mostra "Cavallo Pazzo / Mario Appignani Frammenti di una Vita Underground" a cura di Valerio Maria Trapasso.[18]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Un ragazzo all'inferno, Editore Napoleone, 1975.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Emiliano Di Marco, Mario Appignani, detto Cavallo Pazzo, primo culture jammer italiano, su emilianodimarco.wordpress.com, 23 febbraio 2014.
  2. ^ a b c Luca Bagatin, Mario Appignani: un ragazzo all'inferno, su opinione.it, L'Opinione delle libertà, 15 maggio 2015. URL consultato il 15 luglio 2017.
  3. ^ Enrico Gregori, 8 giugno 1969 L'ex suora Maria Diletta Pagliuca arrestata per maltrattamenti su bimbi disabili, su ilmessaggero.it, Il Messaggero, 3 giugno 2015. URL consultato il 15 luglio 2017.
  4. ^ a b c Filippo Ceccarelli, La vera storia di Cavallo Pazzo padre di tutti i guastatori tv, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 17 giugno 2008. URL consultato il 15 luglio 2017.
  5. ^ a b Fabrizio Caccia, Addio a 'Cavallo Pazzo', in la Repubblica, 17 aprile 1996.
  6. ^ Luciano Lanna, Mario Appignani, quell'indiano che contestò anche Sanremo - Dal Secolo d'Italia, su Arianna Editrice, 13 giugno 2008. URL consultato il 5 agosto 2017.
  7. ^ Lucia Visca, La morte di Pasolini: tre ipotesi logiche con pochi o nulli riscontri, su ricerca.gelocal.it, Messaggero Veneto, 15 dicembre 2010. URL consultato il 15 luglio 2017.
  8. ^ Pasolini: magistrato da Appignani per morte scrittore, su www1.adnkronos.com, adnkronos, 22 novembre 1995. URL consultato il 15 luglio 2017.
  9. ^ Franco Scottoni, "Guttuso lucido fino alla morte", su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 14 luglio 1987. URL consultato il 28 luglio 2017.
  10. ^ Franco Scottoni, Da accusatori ad accusati, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 17 luglio 1987. URL consultato il 28 luglio 2017.
  11. ^ a b Malcom Pagani e Fabrizio Corallo, Le trame P2, l'inferno. Mediaset e la Rai: a 78 anni non mi vergogno più - il Fatto Quotidiano, su cinquantamila.corriere.it, Cinquantamila.it, 31 agosto 2014. URL consultato il 28 luglio 2017.
  12. ^ Marcello Giannotti, L'enciclopedia di Sanremo, Gremese Editore, 2005, p. 13.
  13. ^ Elisabetta Esposito, Sanremo 2019: gag di Fausto Leali su Cavallo Pazzo, su ilgiornale.it, 8 febbraio 2019. URL consultato il 23 febbraio 2019.
  14. ^ Questo episodio è interamente spiegato nel libro Assalto alla diligenza scritto da Erler ed edito prima da Memori nel 2008 poi da Curcio nel 2018, romanzo alla sua memoria ricostruendo i passaggi del loro sodalizio.
  15. ^ Giuseppe Foti, Ecco chi è “Cavallo Pazzo”: la storia di un invasore, su calcioweb.eu, CalcioWeb, 28 luglio 2016. URL consultato il 28 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2017).
  16. ^ Cavallo Pazzo: funerali con rissa tra parenti, su www1.adnkronos.com, Adnkronos, 19 aprile 1996. URL consultato il 13 luglio 2017.
  17. ^ Cavallo Pazzo: nasce un'associazione in suo onore, su www1.adnkronos.com, adnkronos, 8 agosto 1997. URL consultato il 15 luglio 2017.
  18. ^ Livia Montagnoli, A Roma una mostra su Cavallo Pazzo. Il più celebre disturbatore televisivo d’Italia, su artribune.com, 17 aprile 2023. URL consultato il 23 maggio 2023.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Erler, Assalto alla diligenza. Parecchi avevano proclamato di sentirsi degli indiani. Mentivano! Cavallo Pazzo, al XX secolo Mario Appignani, Roma, Armando Curcio Editore, 2018, ISBN 978-88-6868-230-9.
  • Massimo Polidoro, Eravamo solo bambini, Milano, Piemme Edizioni, 2011.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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