Marisa Bellisario

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Maria Isabella Bellisario

Maria Isabella Bellisario, detta Marisa (Ceva, 9 luglio 1935Torino, 4 agosto 1988), è stata una dirigente d'azienda italiana. È ricordata per le sue doti manageriali e per i suoi interventi decisivi nella ristrutturazione di Olivetti Corporation of America e Italtel.[1]

«Per una donna avere successo è più difficile ma è molto più divertente.»

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata da padre pugliese di Gioia del Colle e da madre originaria del comune ligure di Altare[3], dopo gli studi superiori di ragioneria, conseguì la laurea in economia e commercio nel 1959 presso l'Università degli Studi di Torino. Successivamente, recatasi a Milano, entrò da neolaureata alla divisione elettronica dell'Olivetti[4], con le funzioni di programmatrice sul main frame di progettazione Olivetti, Elea 9003 (Elaboratore elettronico aritmetico), il primo computer interamente progettato e prodotto in Italia[5], per poi occuparsi di applicazioni commerciali[6].

Nel 1963 partecipò alla fusione dell'Olivetti con la Bull, e l'anno dopo assistette alla cessione della divisione elettronica di Olivetti alla General Electric[4], che opererà con il nome GEISI (General Electric Information Systems Italia) passando ad occuparsi di pianificazione prodotti[6]. Nel 1970 la General Electric vende la GEISI al colosso dell'automazione Honeywell e la GEISI Diviene HISI (Honeywell Information Systems Italia).

Rientrò in Olivetti nel 1971, chiamata dall'allora amministratore delegato Ottorino Beltrami a ricoprire l'incarico di responsabile della direzione pianificazione operativa. Ha il compito di riordinare i rapporti tra le aree della ricerca e sviluppo, della produzione, della commercializzazione e marketing. In più si tratta di accelerare la completa transizione dei prodotti dalla meccanica all'elettronica.[7]

Con l'arrivo di Carlo De Benedetti quale nuovo azionista di riferimento dell'Olivetti, nell'aprile 1978, le funzioni della Bellisario cambiarono nuovamente e nel gennaio del 1979 divenne presidente della "Olivetti Corporation of America"[4], risanandone in breve tempo il pessimo bilancio[8].

Nel 1980 s'iscrisse al Partito Socialista Italiano[9], al cui interno diventerà membro dell'Assemblea Nazionale[10].

Nel 1981 tornò in Italia per assumere la dirigenza della Italtel, grande gruppo industriale parastatale di 30 aziende elettromeccaniche con circa trentamila dipendenti, allora in grave crisi e da ristrutturare. Il gruppo fatturava allora 503 miliardi di lire all'anno, perdendone 2 327[8]. Il piano da lei proposto e seguito, che prevedeva l'avvio di nuovi progetti e la sostituzione della dirigenza, trasformò il gruppo Italtel in una moderna azienda. Il gruppo da lei diretto, in soli tre anni, elevò il proprio fatturato a 1 300 miliardi di lire, producendo anche un notevole attivo. Per questo lavoro ottenne il consenso dei sindacati, che in precedenza erano stati dubbiosi nei confronti del suo piano di ristrutturazione[4].

Nel 1986 le viene assegnato il premio di Manager dell'anno[7].

Credeva nella meritocrazia e nella gerarchia del merito e si ritiene che sia stata vittima di pregiudizi antifemminili allorquando le fu negato il consenso del Gruppo Fiat alla nomina ad amministratore delegato della Telit, azienda che avrebbe dovuto nascere dalla fusione di Italtel e Telettra e che sarebbe dovuta diventare l'azienda italiana di riferimento del settore delle telecomunicazioni[11].

Nel 1984 entrò a far parte della Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna, istituita dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi, come presidente della sezione per le nuove tecnologie. Nello stesso anno la rivista Capital le dedicò una copertina[4]. Nel 1987 venne riconfermata amministratore delegato dell'Italtel per altri tre anni. Il risanamento dell'impresa si confrontava allora con la prospettiva di costruzione di un mercato europeo delle telecomunicazioni, basato su accordi tra grandi imprese del settore; allo stesso tempo, Italtel rafforzò i rapporti con imprese americane (nel 1987: l'accordo di cooperazione tecnologica e di marketing con Apple e l'accordo con Bell Atlantic)[5].

Nonostante una malattia irreversibile (tumore delle ossa) che la portò lentamente alla morte, continuò a gestire il proprio lavoro, anche a distanza, fino al termine dei suoi giorni[4][12]. Si spense a 53 anni[4], nella sua villa torinese presso la collina di Superga. Dopo i funerali, celebrati con cerimonia civile, fu sepolta nel cimitero di Ceva[3].

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1969 sposò Lionello Cantoni, professore del dipartimento di informatica dell'Università degli Studi di Torino ed EDP manager della Olivetti e, successivamente, della Fiat Auto[4]. La coppia non ebbe figli.

Immagine[modifica | modifica wikitesto]

Marisa Bellisario era una donna molto ammirata anche per la sua avvenenza e le stravaganti acconciature[13] e negli Stati Uniti era chiamata affettuosamente The Legs, per le sue splendide gambe[13]. Inoltre fu definita ironicamente "la signora con i baffi" per le sue doti manageriali[13].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel 1986 è nominata Top Manager dell'anno, diventando così la prima donna a esserne insignita.[14]
  • Nel 1988, anno della sua morte, la città di Milano le ha conferito la Medaglia d'oro alla memoria.[15]
  • A lei sono intitolati la Fondazione Marisa Bellisario, fondata dalla presidente ed ex deputata Pdl Lella Golfo nel 1989 e il premio omonimo, assegnato ogni anno alle donne che si sono distinte nella professione, nel management, nella scienza, nell'economia e nel sociale[16], e ancora oggi viene ricordata come la donna manager più famosa d'Italia[13].
  • Il comprensorio Italtel di Carini è intitolato a Marisa Bellisario, così come, dal 1993/94, l'istituto di istruzione secondaria di Inzago (MI).[17]
  • Nel 2007 le viene intitolata un'area verde sita alla periferia di Milano, il giardino Marisa Bellisario.
  • Nel 2012, a Torino, un'altra area verde è stata intitolata alla sua memoria[18].
  • Nel 2019 le viene dedicata, una puntata (docu-film) del programma Illuminate, narrata da Violante Placido.[19]
  • Le città di Cuneo, Cotignola, Barlassina, San Salvo, Cassina de Pecchi, Nuoro e Villabate le hanno dedicato una via.
  • Luca Spada, fondatore della società Eolo le ha dedicato una sala riunione.[senza fonte]

Archivio[modifica | modifica wikitesto]

La documentazione prodotta da Marisa Bellisario durante il periodo in cui fu amministratore delegato Italtel Sit (1981-1988) è conservata nel fondo Italtel[20] presso la Fondazione ISEC. Istituto per la storia dell'età contemporanea, mentre la documentazione prodotta presso Olivetti è conservata nel fondo Olivetti[21] presso Associazione nazionale del cinema d'impresa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marisa Bellisario, su treccani.it. URL consultato il 21 ottobre 2022.
  2. ^ Nino Sunseri, POMO DELLA DISCORDIA UNA DONNA MANAGER, in la Repubblica, 25 settembre 1987. URL consultato il 29 agosto 2022 (archiviato il 15 gennaio 2022).
  3. ^ a b MARISA BELLISARIO (Ceva 1935 - Torino 1988), su Associazione Ceva nella Storia. URL consultato il 19 marzo 2020 (archiviato il 19 marzo 2020).
  4. ^ a b c d e f g h Marisa Bellisario, su Fondazione Marisa Bellisario. URL consultato il 22 aprile 2017 (archiviato il 9 marzo 2014).
  5. ^ a b Marisa Bellisario, su SAN - Archivi d'impresa. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
  6. ^ a b Marisa Bellisario, donna e top manager, su storiaolivetti.it, Associazione Archivio Storico Olivetti. URL consultato il 18 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2017).
  7. ^ a b Marisa Bellisario, donna e top manager, su storiaolivetti.it. URL consultato il 29 agosto 2022 (archiviato il 26 ottobre 2021).
  8. ^ a b Bruno Vespa, Donne d'Italia, Milano, Rai Eri-Mondadori, 2015, p. 287. ISBN 978-88-04-65812-2
  9. ^ Nicola Misani, Marisa Bellisario, su Enciclopedia delle donne. URL consultato il 22 aprile 2017 (archiviato il 15 settembre 2014).
  10. ^ Anniversari, su fondazionebellisario.org. URL consultato il 30 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2012).
  11. ^ In realtà Romiti stesso ammetterà di non averla voluta in quanto riteneva la sua militanza socialista come una forma di potere.[senza fonte]
  12. ^ Roberto Petruno, Era la manager più famosa d'Italia, su la Repubblica, 5 agosto 1988. URL consultato il 29 agosto 2022 (archiviato il 21 settembre 2021).
  13. ^ a b c d Marisa Bellisario (DOC), su istitutobellisario.gov.it. URL consultato il 18 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 23 aprile 2017).
  14. ^ Marisa Bellisario: Prima Donna Premiata Come Top Manager dell’Anno, su intraprendere.net. URL consultato il 21 ottobre 2022.
  15. ^ Marisa Bellisario, su monumentale.comune.milano.it. URL consultato il 21 ottobre 2022.
  16. ^ Il Premio Bellisario, su Fondazione Marisa Bellisario. URL consultato il 22 aprile 2017 (archiviato il 20 febbraio 2019).
  17. ^ Istituto di Istruzione Superiore "Marisa Bellisario", su ipcbellisario.it. URL consultato il 13 dicembre 2017 (archiviato il 28 aprile 2015).
  18. ^ f.d'a. - Ufficio stampa Consiglio comunale, VENERDI’ 14 DICEMBRE INTITOLAZIONE DEL GIARDINO "MARISA BELLISARIO", su comune.torino.it, dicembre 2012. URL consultato il 29 agosto 2022 (archiviato il 15 febbraio 2022).
  19. ^ Illuminate, su rai.it, 14 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2021).
  20. ^ Italtel, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 20 giugno 2018).
  21. ^ Olivetti, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche. URL consultato il 13 dicembre 2017 (archiviato il 3 aprile 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marisa Bellisario, Donna e top manager. La mia storia, Milano, Rizzoli, 1987, ISBN 88-17-85135-3.
  • Fiorenza Barbero, La prima top manager italiana, Effatà editrice, 2014, ISBN 9788869290183.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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