Marco Geganio Macerino (console)

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Marco Geganio Macerino
Console della Repubblica romana
Nome originaleMarcus Geganius Macerinus
GensGegania
Consolato447 a.C., 443 a.C.
437 a.C.

Marco Geganio Macerino (Roma, ... – ...; fl. V secolo a.C.) è stato un politico romano del V secolo a.C.

Primo consolato[modifica | modifica wikitesto]

Fu eletto alla massima carica dello Stato romano nel 447 a.C. assieme a Gaio Giulio Iullo; durante il consolato, insieme al collega, sedò le contese tra i Tribuni della Plebe e i giovani nobili, senza compromettere però la sua posizioni presso gli uni o gli altri, riuscendo ad impedire che la plebe differisse od impedisse oltre la cosa, intimandole infatti che le discordie interne avrebbero animato ancora di più i nemici e messo in pericolo lo Stato; pertanto si assicurò anche la concordia interna all'Urbe[1].

Secondo consolato[modifica | modifica wikitesto]

Fu eletto al secondo consolato nel 443 a.C., insieme a Tito Quinzio Capitolino Barbato, giunto al suo quinto consolato[2]. In quell'anno fu istituita la magistratura del censore, soprattutto per alleviare i consoli dai compiti del censimento[2].

A Marco Geganio fu affidato il compito di ristabilire l'ordine ad Ardea, alleata di Roma, dove i plebei ardeatini assediavano i patrizi, asserragliati sulla rocca cittadina. Quando vi arrivò, vi trovò anche contingenti Volsci, chiamati dai plebei, nella guerra civile che vi si stava combattendo.

Marco Geganio, costretti i Volsci al combattimento, ottenne una grande vittoria, che celebrò con un trionfo a Roma, a cui fece partecipare Equo Cluilio, il comandante dei Volsci sconfitti[3].

Terzo consolato[modifica | modifica wikitesto]

Fu eletto al terzo consolato nel 437 a.C., insieme a Lucio Sergio Fidenate[4].

Sotto il suo consolato ebbe inizio lo scontro con Fidene, alleatasi con Veio dove regnava Lars Tolumnio e i Falisci.

L'esercito romano, guidato dal collega, sconfisse l'esercito veiente, guidato da Tolumnio, lungo le sponde dell'Aniene, ma lo scontro fu così violento, e causò così tante perdite anche tra i romani, che si decise per la nomina di un dittatore per condurre la campagna[4].

In quell'anno Mamerco Emilio Mamercino, eletto dittatore, guidò i romani alla vittoria contro i tre popoli nemici, ottenendo per questo il trionfo[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro III, 65.
  2. ^ a b Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro IV, 8.
  3. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro IV, 10.
  4. ^ a b Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro IV, 17.
  5. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro IV, 20.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Fasti consulares Successore
Larcio (o Spurio) Erminio Coritinesano Aquilino
e
Tito Verginio Tricosto Celiomontano
447 a.C.
con Gaio Giulio Iullo I
Tito Quinzio Capitolino Barbato IV
e
Agrippa Furio Medullino Fuso
I
Lucio Papirio Mugillano
e
Lucio Sempronio Atratino
443 a.C.
con Tito Quinzio Capitolino Barbato V
Marco Fabio Vibulano
e
Postumio Ebuzio Helva Cornicino
II
Lucio Quinzio Cincinnato, Mamerco Emilio Mamercino
e
Lucio Giulio Iullo
437 a.C.
con Lucio Sergio Fidenate I
Lucio Papirio Crasso
e
Marco Cornelio Maluginense
III