Maghāriba

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Maghāriba (in arabo ﻣﻐﺎﺭﺑـة?) era il nome che, dall'epoca del Califfo abbaside al-Maʾmūn, fu dato dai cronisti musulmani ai reparti armati califfali composti da elementi berberi, arruolati in Nordafrica. Meno frequentemente il termine poteva indicare gli africani di pelle nera e persino gli egiziani, anche se in questa accezione i riscontri documentari sono davvero occasionali.

Si indica come costitutore di tali reparti Afshin, generale che operò agli ordini di al-Mu'tasim, fratello del Califfo abbaside al-Maʾmūn, che ne autorizzò l'impiego per reprimere nell'831 le rivolte che allearono in maniera inusitata, contro il potere centrale, Copti cristiani e Arabi musulmani nel delta egiziano.[1]

Si dice che Afshin abbia provveduto a reclutare i Maghāriba nel Deserto occidentale egiziano.[2]

La parola araba significa "Maghrebini", ossia "Occidentali" ed era usata anche per distinguere quei soldati dagli altri elementi non- arabi (Shākiriya[3]) e non-persiani (la Khurāsāniyya del Khurāsān, i Farāghina del Ferghana o l'Ushrusāniyya dell'Ushrusana), che provenivano dall'Oriente islamico, ma anche dai Turchi (al-Atrāk) della Transoxiana e dell'Asia centrale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Claudio Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo). I. Il Vicino Oriente, Torino, Einaudi, 2003, pp. 213-216.
  2. ^ Cfr. l'Encyclopaedia of Islam2, s.v «Afshīn» (W. Barthold*, H.A.R. Gibb*). La voce, come indicano gli asterischi, fu redatta per la prima edizione della stessa enciclopedia e riprodotta immutata nella seconda.
  3. ^ Ma i dubbi di molti storici del mondo islamico su questa identificazione rimangono forti.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ṭabarī, Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk, ed. Muḥammad Abū l-Faḍl Ibrāhīm, 10 voll., Il Cairo, Dār al-maʿārif, 1960-69.
  • Hugh Kennedy, The Armies of the Caliphs - Military and Society in the Early Islamic State, Londra e New York, Routledge, 2001.